4. Napoli der cazzo

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"Simò, me lo daresti un passaggio?"

"Magari, Mattè, sono venuto con mio padre. Il motorino serviva a Manuel."

"A proposito, ma che doveva fà? Già ha cominciato a nun venì a scola?"

Simone scrolla le spalle, mentre lui e Matteo attraversano l'ultimo corridoio che porta all'uscita dell'istituto. "Boh, non lo chiedere a me. Quando mi sono svegliato era già in piedi, mi ha detto solo di non prendere la moto perché c'aveva da fare. Pensavo con Nina, ma lei..." si blocca, facendo un cenno alla ragazza del suo fratellastro, che sta passando veloce accanto a loro proprio in questo momento.

Matteo si lascia sfuggire un sorriso malizioso. "Come minimo se la sta a spassà con una universitaria pe s'abituà all'anno prossimo. Porella Nina."

"Può essere."

In questo momento, a Simone interessa davvero poco delle dinamiche di coppia tra Manuel e Nina, già ce ne sono altre che ancora non lo fanno dormire la notte e che lo riguardano in prima persona.

"Oh, vado a scroccà un passaggio. Vieni pure te?"

Simone gli da una pacca sulla spalla. "No, Matté, grazie. Vado a prendere l'autobus. Ci vediamo lunedì."

"Vabbè, Simò. A lunedì."

Uscendo da scuola prendono entrambi due strade differenti, Simone imbocca quella laterale del bar ma appena lo fa si blocca, riconoscendo la targa di una 500 nera opaca che oramai conosce molto bene. Il garage della villa oramai la ospita da quando, questa estate, Nicola ha deciso di fare a suo figlio l'ennesimo regalo.

"Che ci fai qua?" chiede Simone, quando nota il finestrino aperto e Manuel alla guida che tamburella le dita sul volante. Appena il ragazzo si accorge di lui, si gira a fissarlo. "Ancora non lo hai capito che la macchina non è cosa tua? Lily c'ha bisogno ancora di una mamma, eh."

"Nun so venuto a pija Nina, Simò" gli dice Manuel. "Sali."

Simone rimane un po' interdetto dalle sue parole, ma fa comunque il giro della macchina e sale al posto del passeggero. "Mi vuoi usare da cavia per imparare a guidare?"

"Seh, sei un genio Simò, capisci sempre tutto" risponde Manuel, accendendo il motore e spingendo il piede sull'acceleratore. "Spero che nun c'hai impegni oggi."

E detto ciò, porta via Simone senza chiedergli il permesso.


***


Simone ha cominciato sul serio a preoccuparsi quando Manuel ha imboccato l'autostrada e a guidare sempre più lontano da Roma. E la preoccupazione raggiunge il livello completo quando, dopo all'incirca un'ora e mezzo di viaggio - trascorso ascoltando musica di merda, Simone non avrebbe altro modo per definirla - legge su un cartello l'indicazione "Napoli".

E il cuore gli precipita giù nel petto, da qualche parte.

"Manu...?"

"Che?" la butta lì, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla strada. "Weekend fori, così te levi quella faccia da depresso."

"Sì, ma con tante città?"

"A Napoli ce sta er mare e fa caldo. Nun rompe er cazzo, Simò."

"Boh, vabbè."

Simone decide di lasciar perdere perché non gli sembra il caso di fare il sentimentale, non con Manuel che detesta questo genere di cose. Si limita ad osservare fuori dal finestrino e, quando lasciano l'autostrada e arrivano in città, guarda le strade fuori e prova ad immaginare invece suo padre, che qui ci ha vissuto per anni quando loro due erano più distanti che mai.

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