Prologo

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-Rita, sono a casa! -
La porta si aprì ed entrò un uomo alto, magro, con la barba ben tagliata e gli occhi azzurri.
-Rita? -
Nessuno rispose.
-Rita! -
L'uomo cominciò a vagare per la casa alla ricerca della ragazza. Prese in fretta il telefono dalle sue tasche, le dita si mossero velocemente sullo schermo e chiamò l'amica.
Dopo pochi secondi si sentì un telefono squillare. L'uomo si bloccò  e corse in camera di Rita, da dove proveniva il suono.

Restò pietrificato.
La camera era in disordine, con i cuscini strappati sul pavimento e il parquet graffiato. La sedia della scrivania era ribaltata e i colori con i quali Rita dipingeva era rovesciati a terra.
Ma non era solo quello a far inquietare il ragazzo.
Sul cavalletto per dipingere c'era una tela sulla quale era disegnato in rosso uno strano simbolo, e certamente non era Rita la persona che l'aveva realizzato.
Il ragazzo sapeva dove l'aveva visto.
Sui giornali, nell'inserto destinato alla cronaca nera.
Si avvicinò per vedere meglio.
Era il simbolo che utilizzava un noto serial killer per far capire che le vittime erano state rapite da lui.
Era inquietante solamente a pensarci.

Era il simbolo dell'Assassino Delle Ventiquattro Ore.

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