Diciassette ore alla fine- Valeriano

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Riccardo Lucidi era l'Assassino Delle Ventiquattro Ore.

Valeriano se lo ripeteva in testa e non riusciva a farsene una ragione.

L'uomo che sapeva dove si trovava il fratello e l'altra ragazza era scomparso sotto al loro naso e nessuno sapeva dove poteva essersi rifugiato. Questo piccolo particolare non fu raccontato ai giornalisti; la città sarebbe andata nel panico.

Valeriano, però, continuava a non capire; non sarebbe stato così sconvolgente, l'Assassino Delle Ventiquattro Ore era ufficialmente a piede libero già da prima del rapimento di Matteo e Mica.

In realtà sapeva quale era il vero motivo: non volevano far fare una brutta figura alla polizia e alla sicurezza del manicomio.

Il problema si manifestò solo per un'ora: Riccardo Lucidi fu catturato mentre stava percorrendo l'autostrada a piedi: si vedeva lontano un miglio che aveva un'infermità mentale.

-Secondo gli infermieri che l'hanno visitato non possiamo interrogarlo qui al distretto: è stato riportato al manicomio e lo interrogheremo lì. - gli comunicò Marco appena l'uomo fu catturato.


La nuova cella in cui era stato portato Riccardo Lucidi era a prova di evasione: prima delle sua fuga non era sembrato averne bisogno.

Riccardo Lucidi era un uomo mingherlino, con pochi capelli grigi e due pazzi occhi verdi; le dita erano magrissime e si muovevano in un modo inquietante. Aveva la mascella squadrata. Gli occhi erano troppo grossi e sorrideva. Sorrideva. Sorrideva.

L'unica cosa che Valeriano notò del suo aspetto fisico era questo: sorrideva.

Un sorriso inquietante, come quello dei film horror.

Il sorriso di qualcuno a cui non importava niente.

Di qualcuno che non sapeva cosa aveva fatto.

Il sorriso finto di un matto.

Visto solo su uno schermo o letto in un libro.

Ma quando lo guardi veramente quel sorriso capisci che non è inquietante perché alla luce sfocata di una lampadina risulta spaventoso, né perché ti resta impresso.

Ma perché ride. Ride e sorride. Ha ucciso delle persone e ride e sorride.

Riccardo Lucidi, secondo Valeriano, era questo: una persona che ride e sorride..

I tre investigatori si sedettero su delle sedie.

-A cosa devo questa visita? - chiese Riccardo senza smettere di sorridere.

-Lo sai - disse Tewhi - Sennò perché saresti scappato? -

Il sorriso dell'uomo scomparve.

-Non sono scappato. -

La ragazza fece un'espressione confusa.

-Tu sei scappato.- disse lei.

-No, io non sono scappato -


Valeriano fissò Tewhi e lei capì che non ci sarebbe stato verso.

-Dove sei andato oggi quando...ehm...sei...sei andato a fare una passeggiata? -

-Non sono affari vostri. -

Riccardo fece una smorfia e si girò in direzione del muro.


-Voglio essere franco, abbiamo trovato le tue impronte su una scena del crimine, in casa di Matteo Lucidi. - disse Valeriano scattando in piedi.

-Sei stato te? -

-No - rispose Riccardo.

-E allora perché eri lì? -

-Non ero lì - disse.

-Allora perché c'erano le tue impronte? -

Riccardo sorrise e alzò una mano: mancava un dito.

-L'indice, coinciderà con l'impronta che avete trovato. L'ho dato a una persona che mi ha fatto un'offerta: mi avrebbe liberato se gli avessi dato il mio dito. E ho un alibi: ero a casa di mio fratello per tutto il giorno, ho cominciato ad avviarmi solo quando ho visto sul giornale il mio nome. -

-Tuo fratello è morto... - Tewhi non riuscì a finire la frase che Marco la interruppe.

-Dove abita tuo fratello? -

-Via Gemito, 17 -

-Riccardo, a Via Gemito 17 si trova il cimitero di San Benedetto. -

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