Cap 2

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Mimmo uscì dalla porta del carcere e si avviò verso la prima fermata del pullman che lo avrebbe portato alla metro e che poi lo avrebbe portato vicino alla scuola in cui doveva presentarsi. Chiese un paio di informazioni a chi, come lui, stava aspettando i mezzi perché non ne conosceva i vari percorsi. Sfortunatamente in nessuno dei due mezzi trovò posto per sedersi, ma almeno aveva le cuffie che lo distraevano dalla massa di gente a cui era costretto a stare appiccicato.

Una volta arrivato a scuola fu accolto dalla Preside e Mimmo cercò di sorridere un minimo, molto forzatamente perché voleva solo rinchiudersi in quella dannata biblioteca e non uscirne fino alla fine dell'orario scolastico.

La preside lo squadrò, chissà che opinione si era fatta. Non aveva molti vestiti con sé, anche se suo cugino aveva portato una sacca con diversi indumenti che erano al'incirca della sua taglia, forse leggermente più larghi, ma poco male, avrebbe aiutato mettere una cintura per i pantaloni e per le maglie e le felpe non era un problema. Una delle cose che gli aveva portato e di cui Mimmo si era innamorato era la giacca di pelle che aveva diverse scritte sia sulle braccia che sulla schiena.

"...E questa è la biblioteca, aiuterai il professore De Angelis" concluse la donna, dopo avergli fatto fare un giro veloce della struttura, finendo proprio dove Mimmo doveva stare. Il professore si avvicino sorridendo e Mimmo strinse la mano anche se riluttante, non sopportava proprio il contatto fisico.

Mimmo si guardò intorno e per un attimo si sentì proprio come Belle, trovò pace e bellezza in quella piccola biblioteca piena di libri vecchi e polverosi.

"Allora, ci vogliamo muovere? Mica vorrai battere la fiacca il primo giorno, vero?" Disse l'uomo, cominciando a porgergli una pila di libri in mano e prendendone altrettanto lui.

Mimmo lo fulminò con lo sguardo ma doveva comportarsi bene, altrimenti non avrebbe avuto nemmeno questa semi-libertà e sarebbe dovuto rimanere tutto il giorno in carcere.

Così lo seguì e percorse i corridoi avanti e indietro più volte. I ragazzi lo guardavano e parlottavano tra di loro, e lui rispose nell'unico modo che poteva, ricambiando lo sguardo e facendogli capire che dovevano solo lasciarlo in pace. Non voleva avere guai.

"Mimmo, adesso devo andare in classe, tu continua pure" si raccomandò il professore e Mimmo annuì, prendendo altri libri in mano.

Si mosse lungo il corridoio per l'ennesima volta, e li appoggiò sulla scrivania del bidello. "Per non fare troppi giri ne porto un po' qua, va bene?" Chiese al bidello che aveva lo sguardo leggermente spaventato, forse era il tono con cui lo aveva detto? O forse il solo fatto che fosse un pregiudicato? Mimmo decise di lasciar perdere, fece un sospiro e cominciò a tornare indietro, quando notò un ragazzo, appoggiato al muro, che aveva incrociato lo sguardo con il suo.

Era alto, aveva dei bellissimi capelli ricci e i suoi occhi erano grandi e marroni e Mimmo si era ritrovato a fissarli, proprio come i suoi fissavano Mimmo. Aveva un mezzo sorriso sulle labbra. Non era lo sguardo che gli avevano rivolto gli altri, sembrava gentile. Il contatto visivo, però, durò molto poco perché il ragazzo spostò l'attenzione sul suo amico che stava a fianco.

Mimmo tornò a guardare davanti a sé e andò a prendere gli altri libri.

...

"Ragazzi, sapete che per la scuola gira un detenuto?!" Disse Luna durante il primo intervallo, guardando la foto che gli aveva mandato un'altra ragazza di quarta che conosceva.

Simone si sporse, ma nella foto che Luna stava mostrando non si vedeva la faccia, solo il taglio di capelli e la giacca di pelle. Per qualche motivo si sentì attirato da quella figura ancora senza volto e si ritrovò a mordersi internamente il labbro inferiore. Lo aveva già visto nel corridoio ma era stato così veloce che non aveva memorizzato la sua faccia.

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