Capitolo 12

41 2 9
                                    


Simone non intendeva dirgli davvero che era come Manuel, e mandarlo a fanculo. In fondo sapeva benissimo che la ragione per cui Mimmo lo stesse facendo era perché era preoccupato per la sua incolumità, ma aveva deciso di affrontare tutto da solo, prendere questo tipo di decisione da solo, senza consultarlo o chiedergli se a lui andasse bene.

Quel giorno in cui avevano minimamente parlato, Simone era tornato a casa e si era rinchiuso in camera, senza salutare nessuno.

"Simone è di nuovo arrabbiato per qualcosa?" Chiese Virginia a Manuel che lo stava seguendo a ruota, e lui le aveva risposto con un "Vado ad indagare" mentre faceva le scale.

Aveva bussato alla porta della loro camera e dopo aver insistito, e minacciato di buttare giù la porta (al ché Virginia urlò "Non ti permettere caro!" perché aveva sentito benissimo, e Manuel aveva fatto una smorfia di sorpresa perché sapeva che aveva un buon udito ma non pensava tanto) riuscì finalmente ad entrare.

Simone si era letteralmente raggomitolato su se stesso, stringendo il cuscino tra le braccia.

"Dimme Giulietta, che succede col tuo Romeo?" scherzò rimanendo serio e colpendolo con l'altro cuscino che usava lui.

"Non rompere il cazzo Manuel"

"Ah adesso siamo aggressivi?"

Fece il giro per guardarlo meglio e lo vide sconvolto. Il suo viso era rilassato, ma aveva gli occhi rossissimi e le lacrime che scendevano. Lo sapevo.

"Che ha fatto?" Chiese poi, e Simone si passò la mano sugli occhi.

"Mi ha lasciato, ok? Cioè, in realtà manco stavamo insieme ma in qualche modo mi ha lasciato" spiegò, tirandosi su e mettendosi seduto, mentre Manuel corrugò la fronte, segno che stava cercando di capire quello che gli stava dicendo.

"Va bene ok, qualsiasi cosa fosse, adesso lui ha deciso che non c'è più. Perché?"

Simone cominciò a parlare aprendo la bocca, ma la richiuse subito. Non voleva dire nulla di ciò in cui Mimmo era coinvolto, e in qualche modo di come lo fosse anche lui.

"Non te lo posso dire, ma è un motivo valido" disse poi e Manuel non capì in che senso potesse essere valido, ma il suo sguardo lo convinse a non chiedere altro.

"D'accordo, tanto non volevo manco saperli i dettagli" Simone sorrise alla sua risposta. Certo che lo voleva sapere, ma aveva capito che c'era un limite che poteva conoscere.

Manuel rimase a guardarlo per qualche minuto e poi si sporse a baciarlo, portando la mano dietro la sua testa. Non sa cosa lo spinse a farlo, forse vederlo stare così male gli aveva fatto pensare che anche lui l'aveva fatto soffrire e voleva rimediare in qualche modo.

Simone rimase subito sorpreso, ma venne istintivo rispondere al bacio, una parte di lui era ancora attaccata a quel modo con Manuel e quel bacio era diverso da quelli che gli aveva dato in precedenza.

Schiusero le labbra e quando fu Simone ad intrufolare la lingua nella bocca del castano, Manuel interruppe il bacio, come se si fosse risvegliato all'improvviso. Lasciò la fronte appoggiata a quella di Simone e sussurrò, "Mannaggia a te e a quel discorso sull'essere come fratelli..."

Poi si allontanò e se ne andò dalla camera, lasciando Simone ancora un po' confuso su quello che era appena successo. Era stato forse una specie di bacio d'addio tra di loro? Come se avessero tracciato una linea immaginaria nel loro rapporto?

Per Manuel non era poi così immaginaria, lui se l'era proprio proiettata nella testa quando Simone aveva cominciato ad introdurre la lingua nella sua bocca.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il filo rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora