Cap 10

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Carmine non sapeva cosa fare.

Voleva aiutare Mimmo, e non voleva farsi intimidire così da un uomo che stava dietro le sbarre. Ma il fatto che conoscesse i nomi di sua moglie e sua figlia lo avevano fatto tremare. Era certo, anche se glielo avrebbe chiesto, che suo cugino non avesse detto nulla; ma se così fosse stato, allora, in qualche modo lui era venuto a saperlo. Poteva aver fatto seguire Mimmo? Adesso portarlo a casa sua sarebbe stato rischioso?

Questo è quello che Michela gli aveva detto, quasi in lacrime. Anche lei non voleva abbandonare Mimmo, ormai gli si era affezionata, ma Carmine la capiva se pensava prima al bene di Maria.

La bambina aveva sentito i genitori discutere animatamente, per poi vedere suo padre che stringeva forte sua madre, per consolarla, perché stava piangendo.

"papà... perché la mamma stava piangendo? Zio Mimmo ha fatto qualcosa di sbagliato?" Chiese, giocherellando con un peluche. Olly lo aveva ancora lo zio.

Carmine le si mise vicino e la circondò con un braccio.

"No, amore, zio Mimmo non ha fatto niente di male, ma... ci sono uomini cattivi che gli danno fastidio e per dargli ancora più fastidio tirano in ballo noi che siamo la sua famiglia." Le spiegò, sperando che capisse, perché non voleva tenere allo scuro sua figlia solo per proteggerla. Anzi, sperava che dicendole queste cose forse l'avrebbe protetta di più.

"Sono proprio cattivi... ma noi non abbandoneremo zio Mimmo, vero?" Chiese lei, agrottando le sopracciglia. Come si permettevano di trattarlo male?

Carmine fece un sospiro. Michela gli aveva detto che forse era meglio che non andasse più a casa loro, ma lui non voleva abbandonarlo, come gli aveva anche chiesto sua figlia.

"No, certo che non lo abbandoniamo, ma per il momento non verrà più a casa nostra..."

Maria battè le mani sul letto, "Ma io voglio giocare ancora con lui! E poi Mimmo mi ha promesso di portarmi al parco giochi!"

Carmine trovava difficile insistere su questa decisione, perché Maria non si meritava di perdere uno zio che aveva già preso in simpatia, e Mimmo non meritava di essere allontanato dall'unica famiglia che lo aveva accolto.

"Maria... non è facile nemmeno per me... ma tu vuoi bene allo zio, no?"

Lei annuì e Carmine le accarezzò i capelli.

"Non è che non lo vedrai mai più, ma dobbiamo stare attenti" le spiegò ancora e Maria annuì di nuovo.

"Ti voglio bene tesoro"

"Ti voglio bene anche io papà"

Carmine le rimboccò le coperte e, dopo averle dato ancora un bacio sulla fronte, se ne andò chiudendo la porta.

..

"Oggi è giorno dei colloqui, eh Mimmo?" Chiese Molosso, con il suo solito sorriso beffardo.

"Già..." Rispose semplicemente Mimmo e Molosso gli si avvicinó e gli afferrò la mandibola.

"Ehi, perché questo muso lungo? Non sei contento di vedere tuo cugino? Persona adorabile comunque..."

Mimmo aggrottò le sopracciglia, confuso dalle sue parole, ma si liberò dalla presa e uscì insieme alla guardia.

Una volta arrivato nella sala colloqui, vide Carmine con le mani incrociate sul tavolo, lo sguardo basso e si preoccupò.

Si sedette e Carmine tirò su la faccia. Mimmo cercò di interpretare il suo sguardo e la faccia formò un espressione spaventata, "E' successo qualcosa a Maria? O a Michela?" Chiese, sporgendosi in avanti e Carmine fece una smorfia, cercò di trattenere la rabbia.

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