Due Vite

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"Dovrei telefonarti
dirti le cose che penso
ma ho finito le scuse
e non ho più difese"

Mahmood

Ho appena finito la mia esibizione della seconda serata ma l'unica cosa a cui riesco a pensare sono le sue labbra, la sua voce, i suoi occhi.

"Voglio restare"

E per quanto io possa rifiutarmi di pensarlo, vorrei anche io che restasse. Con me. E so che è un pensiero stupido e folle ma mi continua a vorticare in testa senza fermarsi.

Io e Marco non siamo mai stati fidanzati e il nostro rapporto non è mai andato oltre un amicizia molto profonda. Ci capiamo io e lui ma oltre a quello, forse non c'è nient'altro.

Da parte mia l'amicizia non bastava. Ma da parte sua? Forse per lui era già tanto aver solo instaurato qualcosa con me. Marco è un ragazzo d'oro, magnifico in ogni senso e sotto ogni aspetto ma forse io non mi meritavo quello che lui aveva da darmi. O forse, per me, lui non aveva nulla.

Una mano mi stringe il polso e vengo trascinato in un camerino. La faccia di Emma mi si presenta davanti. Mi guarda con fare interrogativo. Sbuffo.

«Che c'è?».
«Credi che sia stupida?» domanda, alzando la voce di un tono. Eppure non sembra arrabbiata, sembra... curiosa.
Ho paura di quello che mi dirà.
«Credi che non abbia notato che siete andati in bagno allo stesso momento?» domanda, aprendo le braccia.

Sospiro. Era inevitabile, certo. Ma io non pensavo mi avrebbe seguito, non potevo prevederlo. Non credevo che qualcuno avesse notato che lui  si fosse alzato per me, non per andare in bagno. Certo, Emma che conosce la storia avrebbe potuto capirlo...

«Non è successo nu-».
«No, Ale. Non provarci. Sei tornato al tavolo con lo sguardo sconvolto... e non voglio parlare di quello là! Avresti dovuto vederlo come continuava a fissarti».

Dio... siamo cosí evidenti? Che io fossi sconvolto lo credo bene! Non è che il bacio non mi sia piaciuto, ma sicuramente non me l'aspettavo.

In effetti, non mi aspettavo di rivivere certi momenti. Avevo detto basta a tutto quello che comportava una relazione. Qualsiasi cosa fosse quella con Marco, mi ha prosciugato di ogni cosa.

Mi chiedo come stia lui, adesso. Cosa stia facendo. Se anche lui sta pensando a me come sto facendo io. Se vorrebbe che fossi con lui.

«Ale! Senti, io ti voglio bene e lo sai, ma devi guardare in faccia la realtà! La tensione la percepiscono tutti, fidati. Non metto in dubbio i tuoi sentimenti negativi nei suoi confronti ma...»

«No. Ho detto basta. Sai quanto ho sofferto, quanto tempo ho sprecato e quanto mi sono sentito usato. Non importa la tensione che c'è, non importa dei miei possibili sentimenti.»

Prendo un respiro profondo. Dirlo ad alta voce è ancora più difficile che pensarlo.

«Dopo satera, non ci vedremo più. Ed è meglio cosí, fine della questione».
«Ma non parlo di quello che provi tu! Io ti conosco e lo so già. Parlo di quello che prova lui -mi prende per le spalle, guardandomi negli occhi- io lo vedo. Tutti lo vedono. Apri gli occhi e guardalo anche tu!»

La allontano e indietreggio di qualche passo. Perchè iniste con questa inutile conversazione? Lui se n'è andato, non io.

«Non mi interessa di quello che prova lui. Quando stavo soffrendo come un cane, lui c'era? Ha mai chiamato? Si è mai fatto vedere? No!», dico, quasi urlando.

Il mio petto va su e giù velocemente il respiro è sempre più affannato. Subito mi pento di aver alzato la voce e sringo Emma in un abbraccio.

Lei subito ricambia, stringedomi forte. I nostri corpi si incotrano in silenzio e le nostre menti diventano un'unica sola. In questa istante, so che sente il mio dolore.

"Anche quando non mi vedrai, sarò al tuo fianco" aveva detto Marco. Ma la sua presenza non la sentivo da tempo e al mio fianco non c'era stato nessuno.

Ero innamorato di lui.

E cosa ci avevo guadagnato? Un cuore spezzato e un dolore radicato nel profondo che non mi ha più abbandonato.

Mi stacco e controllo il respiro.

«Prova a parlargli, che ne dici? Solo per chiarire». La sua mano si posa leggera sul mio viso, accarezzandomi la guancia.

«Non lo so, Emma. Non mi fido di quello che potrei fare dopo che-» mi bloco subito. Non so stare mai zitto, cazzo.

«Dopo cosa? Lo sapevo che era successo qualcosa in quel bagno!» esclama. Scuoto la testa ma ormai il danno è fatto.

«Forse... potrebbe essere che ci siamo baciati», le parole escono tutte d'un fiato, ma Emma le sente forti e chiare. Quasi urla.
«Vi siete baciati?!». Sembra un'adolescente esaltata e ridacchio a quella sua reazione.

«No... cioè, lui mi ha baciato quindi non so se-».
«Tu hai ricambiato il bacio?».
Non rispondo, perchè la risposta non piace nemmeno a me.

"Sí, perchè per quanto cerchi di dimenticarlo e di toglierlo dalla mia vita, ritorna sempre nei miei pensieri. E ora che ce l'ho davanti, non riesco a fare a meno di volergli stare sempre più vicino".

Ma non posso dirlo. Lei si mette a battere le mani come una bambina e quando inizia a tartassarmi di domande (com'è stato? avete fatto altro? ti è picaiuto?), decido che è il momento di mandarla via.

Quando esce dalla stanza e rimango finalmente solo, con il pollice mi asciugo una lacrima, che solitaria è caduta sul mio volto.

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