Proibito

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Mengoni

Mi chiedo cosa ci faccia qui, a Sanremo, il giorno della finale.

Ero tornato a casa ma poi... non so nemmeno io cosa è successo. Ho sentito il bisogno di tornare. Di esserci, per lui.

Sono pazzo, lo so. L'ultima volta che ci siamo visti abbiamo chiarito, in un certo senso. Però so di non aver detto tuto.

«Mengoni?». Mi volto verso la direzione da cui proviene la voce e mi ritrovo davanti Amadeus.

«Cosa ci fai qui? Pensavo fossi partito». Mi tira una pacca sulla spalla a mò di saluto e io sorrido.
«Volevo vedere la finale dal vivo» rispondo. Nonostante non sia la verità, mi sembra una motivazione abbastanza sensata.

«Ah, certo. Sentivi già la nostra mancanza, vero?» ridacchia. Sí, vero. Di una persona in particolare, vorrei dire. Ma mi limito ad annuire.

Camminiamo insieme per i corridoi dell'Hotel, dirigendoci verso l'ascensore. Parliamo del più e del meno, ma la nostra conversazione ritorna sempre sul Festival.

Mi racconta di quanto sia stanco edi quanto sia stato faticoso condurre questa edizione, ma alla fin fine ne è soddisfatto.

«E dimmi, tifi per qualcuno in particolare?».
Posso dirgli di no come posso dirgli di sí.  Ma, per una volta, non voglio mentire.

Dicendo la verità a lui, dico la verità anche a me stesso: «In realtà sí. Tifo per Alessandro».

Sbircio nella sua direzione per vederne la reazione ma lui annuisce soltanto, e intravedo l'ombra di un sorriso malizioso. Ha capito ma non dirà niente. Gliene sono grato. Non saprei cosa dir nemmeno io.

Con l'indice premo il pulsante per chiamare l'ascendore e in pochi secondi si aprono le porte. L'abitacolo è completamente vuoto, se non per un uomo in tura con lo sguardo abbassato sul telefono.

Continuo a studiarlo, ha un non so che di familiare. Ora che lo guardo meglio, i ricci scuri sembrano i suoi ricci e all'indice destro porta un anello oro.
Faccio un respiro profondo prima di entrare nell'ascensore.

Guardo Amadeus e dal suo sguardo capisco che anche lui lo ha notato. Vorrei che alzasse lo sguardo.
Vorrei che non mi notasse.

Vorrei avergli potuto dire "ti amo" prima per evitare tutto il dolore.
Vorrei poterlo baciare ora, senza paura, senza freni.

Vorrei. Vorrei. Vorrei.

Ma non posso.

Osservo Alessandro, ancora intento a guardare il suo telefono. Alza lo sguardo per un secondo, incrociando i miei occhi. Ci incastriamo, come pezzi di puzzle che si incastrano alla perfezione, fatti per stare insieme.

«Marco?» sussurra a fior di labbra, un mormorio impercettibile che io riesco a sentire forte e chiaro.

Mi immagino come sarebbe baciarlo ora. Devo ricordare a me stesso che a pochi centimetri da me c'è Amadeus. Non posso.

Il ding dell'ascensore indica l'arrivo al piano indicato e le porte si aprono. Amadeus si muove verso l'uscita ma io e Ale rimaniamo fermi dove siamo, a guardarci.

Perchè cosí noi parliamo, con le iridi che brillano delle parole che non riusciamo a pronunicare, le frasi che abbiamo avuto paura di dire. Non so se riesce a vederlo, ma nei miei occhi c'e scritro "mi dispiace" in tutte le lingue del mondo, affiancato da "ti amo".

A ogni "mi dispiace" c'è  un "ti amo" perchè amore non esiste senza dolore e per guarire il dolore bisogna fare un passo per incontrarsi. Un passo che inizia con uno scusa.

«Perchè sei qui?», chiede subito. Nel mentre che le parole gli escono dalla bocca, le porte dell'ascensore si chiudono e inizia a salire. I suoi occhi, però, non distolgono i miei.

«Sono venuto a vedere la finale... di persona».
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
«E dove l'hai trovato il biglietto? Su E-bay?».

Ridacchio. Ovviamente non andrò all'Ariston. È stat una pazzia anche solo venire qui e l'impulsività non mi ha permesso di prendere un biglietto per il teatro. Anche perchè è andato tutto sold out già da un bel pezzo.

«Ok. Non sono qui per loro».
«Per loro? Chi sono "loro"?».
«Gli altri. Non sono qui per gli altri -inclino la testa di lato, osservando ogni suo movimento- sono qui per te».
Alza di scatto le sopracciglia, sorpreso a dismisura. Si irrigidisce da capo a piedi, ma quando faccio un passo avanti sembra sciogliersi.

«Per me? Pensavo ci fossimo detti addio» sussurra. Mi avvicino ancora fino a quando sono abbastanza vicino da sentire il suo profumo.

Ha ragione. Avevamo detto addio. Ma un addio non vale niente se chi lo pronuncia non ci crede veramente. E nè io nè lui volevamo dirlo. Era un modo per allontanarci uno dall'altro, per mettere a tacere i nostri sentimenti.

Se solo riuscissi a dirglielo.
«Qualche giorno fa mi hai chiesto se quella canzone era per te. Ho detto sí, perchè so quale intendevi».
Mi guarda di sbieco, incitandomi a continuare.
«Ma non hai ancora capito  che tutte le canzoni sono per te. Ogni verso, ogni nota, ogni suono ha dentro di sè una parte di te; quella parte che mi hai lasciato quando me ne sono andato».

E quando incontro i suoi occhi, finalmente mi sento a casa. Guarito.
«Il mio cuore», sussurra.
Con un gesto secco, spingo il tasto per fermare l'ascensore e in un attimo, le mie labbra sono sulle sue.

Mi muovo piano, assaporando ogni secondo. Il suo calore è inebriante e mi stravolge i sensi. Ci vuole coraggio ad amare. Non l'ho avuto, all'inizio. Ora non ho nessun dubbio.

Mi stacco da lui.
«Ho avuto paura di dirtelo», sussurro.
«Ho avuto paura perchè non riuscivo a comprendere me stesso, i miei sentimenti. Ma ora lo so,» aggiungo.

«Se ne avessi la possibilità, ti porterei sulla luna. Su un altro pianeta lontano galassie. Ovunque tu vada, sarò con te. E  se non mi vorrai, rimarrò ad aspettarti»

Appoggio la mia fronte sulla sua e ansimiamo entrambi. Mi sento libero, adesso. E non mi interessa se dovrò aspettare per mesi, anni, decenni. Aspetterò anche decenni se dovesse portare a lui e al suo cuore.

Si allontana di qualche centimetro per guardarmi negli occhi. Non gliel'ho mai detto, ma sono di una particolare sfumatura di marrone. Scuro che diventa quasi nero, ma striato di venature più chiare. Sono gli occhi più belli che una persona potrà mai avere.

«Il nostro dev'essere
amore», sussurra.
«Perchè è proibito».

MY GOD questo capitolo è decente. Spero vi sia piaciuto (e sí, la canzone dedicata a lui era questa)🧡

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