Il Meno Possibile

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"Tu stammi lontano
tu sammi lontano ma
il meno possibile"

Mahmood

È il mio turno di salire sul palco. Sento il pubblico acclamare il mio nome, lo staff  mi incita ad andare eppure io mi sento come... bloccato.

Era da tempo che non sentivo la sua voce pronunciare il mio nome. Quella voce calda, soave, che per mesi mi ha accompagnato nello spirale dei sogni.

Mi stavo dimenticando il modo in cui il mio nome scivolava languido dalle sua labbra, come se solo io potessi sentirlo.

Metto un piede davanti all'altro. Nascondo la tensione provocata da quella voce e faccio un respiro profondo. Ho già abbastanza cose per la testa e lui non ha spazio in questo momento.

Scendo le scale lentamente, beandomi del pubblico emozionato. Le aspettative mi pesano addosso: dopo le due partecipazioni vinte, ci si aspetta che questa abbia lo stesso risultato. Per un motivo o per un altro, però, io non mi sento di vincere.  Questa volta voglio raccontare qualcosa, dare peso alle parole.

Quando mi trovo davanti a Amadeus e Marco non riesco a ragionare. Se abbraccio uno devo abbracciare perforza l'altro, no? Poso il mio braccio sule sue spalle larghe avvolte dalla giacca di pelle cremisi aperta sul petto.

Mi costringo a respire e a stare calmo. Passo a Ama e lo stringo in un abbraccio più caloroso, meno carico di tensione. Mentre mi sposto al centro del palco sento il suo sguardo bruciarmi la schiena.

Mi posa la mano sulla spalla, il suo tocco è rimasto leggere come prima di questa sera e di tutto quello che c'è stato. Mi volto a guardarlo, i suoi occhi scuri si incatenano ai miei.

In un modo o nell'altro, ci leghiamo. Le sue pupille esprimono ciò che non siamo mai riusciti a dire a parole e che ci siamo sussurrati solo nel buio quando non potevamo capirne l'importanza. I suoi occhi parlano di un circolo spezzato, di colpe e rimpianti.

Presenta la mia canzone, sempre mantenendo quel suo tono basso e carezzevole. Con una stretta decisa sulla spalla mi comunica il suo appoggio e sussurra: «Vai Ale».

In quelke due parole c'e tutto l'universo. Ma per lui l'universo forse non era abbastanza, come non lo ero io.


Mentre canto, sono consapevole che lui stia ascoltando e l'ansia mi tiene in ougno in una morsa ferrea. Non sono io e non siamo noi, ma è ciò che ho vissuto. Parlo di un mondo che sembra lontano ma intossica la realtà come lo fa un amico caro che manipola la nostra mente.

Con le parole e la musica, racconto di quello che non vogliamo vedere e spero che finalmente qualcuno senta ciõ che sto raccontando.

Quando la musica cessa, torno dietro le quinte con i miei fiori. Un applauso generale si alza tra lo staff, strappandomi un sorriso. Quell'accenno di felicità è però passeggero quando vedo una figura alta stagliarsi tra le persone che mi acclamano.

«Sei stato bravo» dice soltanto, quando sono abbastanza vicino da sentirlo. La soddisfazione e l'orgoglio nella sua voce non mi sfuggono, ma decido di lasciare correre.

Non ė una questione di testardaggine o cose simili, no. È stato lui a decretare la fine di ciò che nemmeno io saprei spiegare. È stato una lotta all'ultimo sangue e lui ne ė uscito vincitore.

«Grazie», sussurro, passandogli accanto. Ho solo bisogno di tornare in camerino e riposare un attimo. È troppo chiedere un attimo di pace?

Quasi gioisco quando lo supero, ma lui subuto mi afferra il braccio con delicatezza. Sulle labbra si posano discorsi eterni di una notte, incisi nel cielo del tempo ma dispersi nell'aria fredda di un sera d'inverno.

«Hai qualcosa da dire?», lo sprono. Con lui ė sempre stato cosí: ho dovuto tirargli fuori le parole di bocca ogni volta che lui aveva troppa paura di parlare.

Scuote la testa piano, in un movimento quasi impercettibile. Lascia il mio braccio, la tensione creatasi sembra dissolversi e tiro un sospiro di sollievo.

È stato lui ad allontanarsi, a pregarmi di stargli lontano come se potessi fargli male.

Incosciamente, mandandomi via, ha ferito entrambi.

ALLORA. Come diceva Alessandra Amoroso: VIVO OGNI SECONDO COME L'ULTIMO SECONDO, perciò non potevo che non iniziare questo fantastico viaggio.

Ovviamente ė tutto frutto della mia fantasia quindi tutto ciò che verrà raccontato non è la realtà (eccetto per le canzoni che ovviamente sono state scritte realmente).

Detto questo, spero che questo capitolo vi abbia intrigato quanto lo sguardo tra M&M abbia fatto con noi.





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