Egitto 1250 a.C.Sembrava una nottata come le altre in verità. Anzi, piuttosto tranquilla, la più tranquilla da un anno a quella parte, da quando Dio aveva deciso di martoriare quel paese splendido, pieno di cultura e arte.
Certo la schiavitù era una cosa brutta, inventata dagli umani, ci teneva a precisare Crawly, anche se le era capitato di prendersene qualche merito. Le cose si potevano risolvere in modo del tutto pacifico. Mandare un pastore con poteri magici a lanciare maledizioni su tutta la popolazione egizia non le parve un’idea molto brillante. Aveva solo protratto il tutto per ben un anno. Un anno di morte e distruzione.
Un anno francamente inutile che si stava per chiudere nel peggiore dei modi.La decima piaga, come erano state denominate quelle calamità, era la più crudele di tutte, Satana in persona non avrebbe potuto elaborare qualcosa di peggio.
Forse era inutile cercare di portare dolore tra gli umani quando l’altra parte ci riusciva così bene in autonomia.
Tutti questi pensieri le si affollavano in testa mentre era intenta a spennellare tutte le porte che trovava col sangue di quei poveri agnelli, altre vittime innocenti di quel sadismo puro a quel punto.
Era anche concentrata a non dare di stomaco.Aziraphale aveva appena finito di aiutare gli ebrei a dipingere i loro architrave, era stanco, provato in più di un modo. Non erano stati mesi facili, lui aveva aiutato come poteva senza contrariare il Grande Piano, ma non era stato semplice.
Vedere quegli innocenti soffrire per peccati di cui non avevano colpa gli faceva male, non credeva fosse giusto. Non avrebbe dovuto provare questi sentimenti, lui era un angelo, era fedele a Dio, al suo piano.
Dio sapeva cosa faceva e non spettava a lui metterci bocca.
Continuava a ripeterselo ma più trascorreva tempo con gli esseri umani e più era difficile.
Tornando verso casa, verso quella piccola stanza che aveva accanto al porto, continuava a pensare e ripensare a quanto gli sarebbe piaciuto cambiare aria, trasferirsi da qualche parte tranquilla, lontano per un po’ da tutta quella sofferenza.
In alto c’era la luna, luminosa, serena. Il cielo scuro e pieno di stelle.Entro poche ore sarebbe mutato tutto e il giorno si sarebbe aperto con un grido di dolore che avrebbe spezzato l’Egitto, che mai si era udito e che mai più si sarebbe ripetuto.
Avrebbe spezzato anche lui, già lo sapeva.
E poi la vide. Un’ombra nera incappucciata, con un secchio di legno e un pennello gocciolante. Lasciava dietro di sé gocce di sangue.
“Crawly!”
Il demone non si girò, lo aveva già percepito, da giorni, sapeva che l’angelo era lì. Lo aveva visto in quei mesi, aiutare come poteva, sempre defilato e accorto a non fare troppo, ma sempre lì, dove c’era bisogno di lui. Per questo le piaceva.
“Angelo, nottata tranquilla eh?”
“Che stai facendo?”
“Oh beh, le regole non le ho fatte io. Era proprio necessario uccidere tutti questi agnelli? Non si poteva usare chessò, un po’ di vernice? Perché tutta questa fissazione per quelle povere bestie?”
“Gli agnelli simboleggiano la p- Non sono tenuto a rispondere! Non puoi controbattere ogni decisione di Dio! Lei sa quello che fa!”
“Sì? Ha fatto passare un bell’anno a questi poveracci”.
Continuava a dipingere ogni porta le capitasse a tiro, anche più di una volta, per sicurezza. Aziraphale le camminava accanto, l’unica cosa che riusciva a vedere distintamente erano i suoi occhi gialli. Brillavano. Erano belli. Li aveva trovati sempre belli.
“Questi poveracci, come li chiami tu, hanno un intero popolo in schiavitù! Si deve pur fare qualcosa per liberarli”
“E questa è la cosa più pratica che le è venuta in mente?”
L’angelo annuì
“Riconosco che sia abbastanza teatrale”
“Passino le rane, le locuste, le tenebre, ma questa?”
Si girò a guardarlo. L’espressione del demone era sprezzante come sempre, ma gli occhi erano stanchi, tristi, esattamente come i suoi.
“Ammetto che è... estrema come-”
“Estrema? E’ tutto ciò che hai da dire? Uccidere ogni primogenito di un intero popolo? Estremo? Direi che siamo ben oltre”.
Forse era anche peggio del diluvio, perché almeno in quel caso, a parte pochi innocenti, gli altri erano un po’ tutti peccatori convinti.
“Non si sarebbe giunti a questo se il faraone non avesse il cuore così duro”
Aziraphale continuava a cercare giustificazioni. Crawly si avvicinò a lui. Era arrabbiata
“Dio doveva pur saperlo, giusto? Sapeva che il faraone non avrebbe ceduto, dunque questo era il suo atto finale, già deciso e programmato. Il faraone non ha mai avuto una scelta, così come Mosé, bravo ragazzo tra l’altro, non ha mai avuto una possibilità”
Aziraphale deglutì. Era vero. Era tutto deciso, faceva tutto parte del Grande Piano.
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My Season 3
FanfictionIl mio personalissimo continuo della stagione 2, scritta ad agosto, in piena botta depressiva! Ne dovevo venire fuori in qualche modo! Aziraphale ha un piano. Forse. Crowley no. L' inferno spera di averlo e il paradiso è convinto di avere la vittori...