Capitolo I

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Ha un profumo il Natale?

Se lo chiedeva spesso, Manuel, quando, di ritorno a casa, veniva travolto, per le strade della capitale, da luci e colori che annunciavano l’imminente arrivo di quella festa.

E man mano che camminava lungo la Via Tuscolana, un odore dolce solleticava le sue narici.

Sembrava l’odore dello zucchero filato.
Oppure quello dei biscotti alla cannella.

Anzi, no.

L’odore era quello della legna che arde dentro il camino.

Più verosimilmente, però, tutto ciò viveva solo nella mente piena di sogni di Manuel che, invece, si apprestava a vivere l’ennesimo Natale in solitudine.

Il terzo, per essere precisi.

Ché da quando Anita era passata a miglior vita, tre anni prima, per l’appunto, il Natale di Manuel era sempre stato triste e spento.

Non aveva smesso di addobbare la casa e decorare l’albero come se avesse dovuto trascorrere le festività con dieci persone, perché quella era la festa preferita di sua madre e Manuel ci teneva, in un certo senso, a non interrompere quel rito che, insieme, avevano portato avanti fin da quando lui era bambino.

E anche quel giorno, quindi – notevolmente in ritardo rispetto alla tradizione – Manuel si armò di pazienza e dopo aver, con fatica, recuperato gli scatoloni pieni di addobbi dalla cantina, iniziò a decorare la casa.

Ad osservarlo, poi, c’era il suo fedele amico, Cremino, un dolcissimo gatto dal pelo bianco e nero che, nel tempo, era diventato, per Manuel, un confidente al quale raccontare tutto ciò che accadeva nella sua vita.

Cremino custodiva ogni suo sfogo, ogni sua lacrima, ogni racconto – che fosse esso felice o triste – delle giornate di Manuel, nonostante quest’ultimo sapesse che non avrebbe potuto ricevere nessun consiglio né parole di conforto dal tenero felino.

Ché, in realtà, la sensazione di solitudine viveva in Manuel non solo durante le festività.

Si acuiva a Natale, a Pasqua, persino a Ferragosto, nonostante Manuel la reputasse una festa inutile, ma la triste consapevolezza di essere solo al mondo lo accompagnava ogni giorno.

Dalla mattina quando si svegliava alla sera quando andava a dormire.

E, sebbene Manuel sapesse che non avrebbe ricevuto altro che qualche dolce miao, parlare con il gatto fungeva da palliativo.

E come faceva ogni volta che si trovava in casa, anche in quel momento, mentre cercava – senza successo – di districare le lucine dell’albero di Natale, diede vita ad un soliloquio davanti al micio.

«Quanno ho incontrato que ‘r ragazzo pe’ la prima volta – iniziò – m’ero subito immaginato ‘na grande storia d’amore. Io che me presento, che me faccio avanti – o magari, se fa avanti lui – lui che me dà n’appuntamento perché vole conosce ‘r misterioso ragazzo della biglietteria de Anagnina e insieme annamo a prende ‘n caffè in qualche locale intimo. E poi se frequentamo e continuamo a fallo finché ‘n scatta ‘r bacio e taaac, se mettemo insieme. Poi il resto sarebbe venuto da sé, Cremi’. ‘Na volta io a casa sua, ‘na volta lui qua, da cosa nasce cosa, ‘o sai. E invece lui chissà ‘n do’ sta. Chissà co’ chi festeggia ‘r Natale. Chissà se lui ce l’ha ‘na famiglia o è solo come me»

Abbassò subito lo sguardo, Manuel.

Rise amaro al pensiero di essere così solo da trascorrere le giornate a raccontare ad un gatto i suoi guai e i suoi sogni.

Ché aveva sempre lasciato i suoi sogni custoditi in qualcosa, ma forse, farlo a venticinque anni non era poi così normale.

Bravo Manuel.
Sei passato da ‘r parla’ co’ ‘n mappamondo a parla’ co' ‘n gatto.
De ‘sto passo je la fai pure a interagi’ co’ n’umano.

Un amore tutto suoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora