Capitolo IX

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Da quando aveva riagganciato il telefono, Luna non era riuscita a pensare ad altro.

Il suo amore con Jacopo era durato anni, come poteva egli aver già dimenticato tutto?
Come poteva essere passato da una proposta di matrimonio ad un altro partner?

La mente della giovane era affollata da una miriade di domande che non sembravano trovare risposta se non in un’altra quantità infinita di domande, generando un vortice dal quale non riusciva ad uscire.

E aveva capito che, effettivamente, l’unico modo che aveva per trovare una soluzione ai suoi quesiti era parlare con Jacopo.

Proprio per quel motivo aveva preso il primo treno verso Roma e, con le poche informazioni che aveva ottenuto da quello che si era qualificato come il fidanzato di Jacopo, si era diretta verso l’ospedale in cui Jacopo era ricoverato.

Non ci mise molto, Luna, a trovare la stanza nella quale si trovava Jacopo, aiutata da infermieri e medici ai quali aveva chiesto informazioni e, una volta giunta davanti alla porta, esitò giusto un istante prima di abbassare la maniglia ed entrare senza neanche bussare.

Era delusa, forse, più che arrabbiata.

Del fatto che Jacopo avesse dimenticato la loro storia in poco più di tre mesi proprio non riusciva a capacitarsene.

Aprì, quindi, quella porta ed entrò.

«Che è questa storia?» esordì Luna, senza neanche salutare.

L’espressione di Jacopo, alla vista della giovane, divenne indecifrabile.

Non si aspettava di vederla.
Non si aspettava una sua visita.

Ma soprattutto, era sicuro non avesse più nulla da dirle e che quella probabile conversazione non avrebbe fatto altro che riaprire ferite.

«Che…che ci fai tu qui? Io non voglio vederti»
«No, tu ora mi ascolti – disse, con tono aggressivo – Chi è?»
«Chi?»
«Il tuo fidanzato»
«Futuro marito, se proprio vogliamo puntualizzare»

All’udire quella risposta, Luna rimase interdetta e lasciò trascorrere qualche secondo prima di rispondere.

«Ah, quindi è così che fai? Chiedi a chiunque passi nel tuo letto di sposarti?»
«Ma che cosa vuoi da me? – rispose, alterato, Jacopo – Davanti all’idea di diventare mia moglie mi hai chiesto una pausa di riflessione. Pensi di avere, ora, il diritto di venire qui a fare scenate di gelosia?»
«Non…non ero pronta – ammise – ma adesso…adesso ti direi di sì»

Nonostante l’amore per Luna non fosse mai totalmente sopito, Jacopo non se la sentì di concederle un’altra occasione.

Non voleva mostrarsi vulnerabile, non voleva che passasse il messaggio che, qualsiasi cosa fosse successa, lui sarebbe stato in grado di perdonare.

Ché, in fondo, poi, sarebbe bastato che Luna avesse esposto i suoi dubbi al momento e forse, per loro due, ci sarebbe stata ancora speranza.

E poi…

E poi c’era Manuel.

C’era quel ragazzo che a malapena conosceva ma che sembrava essere il suo grande amore e, nonostante i suoi ricordi fossero confusi, talvolta inesistenti, non aveva alcun dubbio: non avrebbe fatto del male a Manuel.

«Adesso è troppo tardi, Luna. Io sto con un’altra persona»
«Dall’integerrimo Jacopo Balestra non mi sarei mai aspettata un affronto simile»
«Affronto? Non ho idea di ciò che tu stia dicendo»
«Non pensavo – rincarò la dose, Luna – che avresti sposato il primo coglione che ti fosse capitato»
«Manuel non è un coglione»
«Mh, immagino…e, sentiamo, cos’ha Manuel di così speciale?» rispose Luna.

Un amore tutto suoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora