Capitolo II

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24 Dicembre 2023 ore 7.51

Era la vigilia di Natale.
Ed era domenica.

E la combinazione di questi due fattori stava portando soltanto a due cose: la carenza di passeggeri in attesa della metro e la conseguente noia di Manuel.

Manuel che, seduto nel suo gabbiotto dopo aver accettato di lavorare persino il giorno della vigilia di Natale, già da qualche minuto era intento a fissare il panorama che, dalla finestra del chiosco, si ergeva davanti a sé.

Frascati, Grottaferrata e, poco più in lontananza, Rocca di Papa con il suo Monte Cavo leggermente innevato.

N’è sicuramente ‘a stessa vista che se sta a gode Mauro in Alto Adige, pensò, ma a Manuel bastava.

A Manuel, in fondo, bastava essere uscito dal suo appartamento, evitando di rimuginare sulla sua solitudine durante le feste, per essere – almeno un po’ – felice.

Nei giorni successivi alla chiamata del suo capo, infatti, aveva spesso riflettuto sulla scelta che aveva fatto nell’accettare di lavorare il 24 dicembre e, con il trascorrere del tempo, gli era sembrata la decisione migliore che avesse potuto prendere.

Anche la scarsa presenza di viaggiatori, poi, stava rendendo la giornata meno pesante sotto il punto di vista lavorativo, ché quelle poche persone che, come lui, erano – molto probabilmente – state costrette a lavorare anche quel giorno, erano possessori di abbonamento e ciò significava che lui non aveva avuto nessun contatto umano.

Non ancora, almeno.

Alle otto in punto, una voce che, nonostante tutto, avrebbe riconosciuto anche tra quelle di una folla urlante ad un concerto rock, risuonò forte dalla finestrella del suo gabbiotto.

«Buongiorno! Un biglietto della metro, per favore»

Manuel, come sempre, non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo ed incastrare gli occhi in quelli del ragazzo misterioso.

Si limitò a fornirgli quanto richiesto e ad incassare il corrispettivo in denaro.

«Grazie mille e…buon Natale!»

E Manuel, ancora intimorito dalla presenza del giovane, rispose soltanto quando il ragazzo era già lontano dalla sua postazione.

«Buon Natale» sussurrò.

La timidezza e la certezza che uno come lui non potesse interessare, in alcun modo, ad un ragazzo – sicuramente – colto e affascinante come quello che gli si era appena palesato davanti, lo portava, ogni volta, a tacere e a darsi, successivamente, dell’idiota per l’occasione mancata.

Ché tanto finisce sempre così.
Lui s’avvicina e me chiede ‘r biglietto come ‘na persona normale e io ‘n riesco manco a dije “tenga”, manco a risponne a ‘n banale “buon Natale”.

Scosse la testa, Manuel, in segno di diniego verso sé stesso e il suo comportamento, ancora una volta deluso per non essere riuscito ad approcciare in alcun modo nei confronti dell’altro ragazzo.

Ma, mentre dentro sé albergava soltanto la disperazione, qualcosa di sgradevole stava per accadere sulla banchina della metro, proprio di fronte ai suoi occhi.

***

Quella mattina, come ogni mattina da quando era tornato a vivere a Roma, Jacopo era uscito di casa per recarsi alla stazione Anagnina della metropolitana.

Il tragitto era sempre lo stesso.

Durante la settimana per andare a lavorare e nel weekend per trascorrere qualche ora insieme alla famiglia.

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