Ossigeno

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"Disconnected, so sometimes, I feel frozen and alone." ~ Ariana Grande

È luglio, e come ogni anno io e la mia famiglia siamo al mare. È un posto tranquillissimo: c'è solo la strada, separata dalla lunga spiaggia solo da pochi metri di pineta. (che è un piacere attraversare quando fa caldo.)

Tutti i giorni andiamo in spiaggia, mattina e pomeriggio, tornando a casa per pranzo, essendo che la spiaggia è a 5 minuti a piedi, facciamo spesso avanti e indietro.
Oggi sono qui in spiaggia, sono andati già tutti a fare la doccia, tranne me e mia nonna.
Avviso la nonna che vado anche io a fare la doccia: mi sono un po' stufata di stare qui, e si sta facendo tardi, sono circa le 7 di sera.
Ho il costringe bagnato, così decido di non mettere i vestiti sopra esso, tanto appena arrivo a casa, devo fare la doccia.

Mi incammino verso la pineta, con le mie cuffie in testa, loro non mi abbandonano mai. Nonostante siano pochi metri, mi sento un po' a disagio con addosso solo il costume, così mi giro verso il mio zaino per tirare fuori un telo da mare da mettermi addosso.

Accade qualcosa che probabilmente mi ricorderò per il resto della vita.

Mentre sono girata vedo con la coda dell'occhio un uomo: mezz'età, avrà circa 50 anni, capelli castani con sfumature grigie che si intravvedono ai lati della sue testa, quasi completamente calva. È vestito con una maglia nera e pantaloni grigi.
Prima che io faccia in tempo a chiedermi chi fosse e perché si stesse avvicinando a me, sento il telo da spiaggia che mi ero intanto messa addosso tirare e cadere per terra.

L'intento di urlare è grande, mi abbasso le cuffie per sentire la realtà in torno a me.
Sento una mano viscida e meschina che mi copre la bocca, non posso parlare.
Sento che sta per togliermi la parte sopra del costume: sta cercando il gancio con l'altra mano.

Mi chiedo come diavolo sia possibile che non ci sia NESSUNO in questa maledetta pineta che veda la scena e che possa aiutarmi.
Per fortuna il gancio del mio costume è sempre stato difettoso, e l'uomo sembra avere problemi ad aprirlo.
"Almeno questo." Dico tra me e me, pensando che almeno su un elemento avevo avuto il pizzico di fortuna.

Passano pochi secondi, che a me sembrano anni, e passa un signore: 80 anni circa, sembra simpatico: con le sdraio in mano sta tornando anche lui a casa dalla spiaggia. Lo vedo lasciare giù le sedie e correre verso di me. Lo guardo con sguardo incredulo di aver trovato qualcuno che mi stesse aiutando, gli sorrido, per quando possibile con la bocca coperta. Appena "l'assalitore" vede il signore con il telefono in mano, intendo a chiamare la polizia, lascia la presa e corre via.

Il signore anziano prova a corrergli dietro per fermarlo, ma è inutile.
Gli dico di lasciare perdere, e ringrazio di vero cuore per l'aiuto.
Replica che lui non ha fatto niente di straordinario, anzi, avrebbe voluto fare di più per aiutarmi. Mi chiede come sto, mi sembra ovvio che non sto proprio al mio massimo.

Mi rimetto addosso il mio asciugamano da spiaggia raccogliendolo da terra, ancora scioccata dall'accaduto.
Saluto il signore e mi dirigo verso casa.

Sento una lacrima scorrere sul mio viso.

Entro in giardino di casa correndo e piangendo, vedo subito lì mia zia. Non sono mai stata una persona affettuosa, ma le corro incontro e la abbraccio: ne ho bisogno. Scoppio a piangere: lei mi chiede cosa sia successo. Le racconto tutto, nei minimi dettagli.

Nel corso della serata ho occasione di raccontare la mia "avventura" a tutta la famiglia.
Mia mamma è scioccata dall'accaduto. Inizia a dire frasi del tipo: "Adesso una ragazza non può nemmeno più tornare a casa da sola, con la luce, in un paesino sconosciuto, perché deve aver paura di questa gente di merda!" Le do ragione al 100%, ma questa esperienza non mi fermerà certo dal girare da sola. Ogni donna, piccola o grande deve avere accesso alla sua libertà, ecco quello che penso.

Inoltre mia mamma non ha finito di dire quello che pensa, e chiaramente, deve anche dare la colpa a me, come non potrebbe. "Tutta colpa delle tue cuffie comunque. Non è possibile essere sempre isolati nel proprio mondo, poi non si sente ciò che sta accadendo là fuori. Le cose, anche le passioni più grandi, vanno dosate. Capisco che ti piaccia la musica, ma questo non vuol dire che devi ascoltarla 24 ore su 24."
Ecco, lo sapevo che saremmo tornati qui.
Provo a difendermi e a dire che comunque sentivo quello che succedeva, ma ero semplicemente distratta a prendere il telo da mare.
Niente. Non si convince. Lascio perdere che è meglio.

Ma se c'è una cosa di cui sono sicura, è che io non voglio "dosare" la musica: per me è come ossigeno, e non si dosa l'ossigeno, serve e basta.

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