Incipit

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Il bambino aveva capelli scompigliati e mani sporche. Il corpo ricoperto di lividi, negli occhi una ferita silenziosa.

La donna gli aveva rimboccato le coperte e con voce solenne aveva iniziato a raccontare:

«C'era una volta un meccanico, che riparava oggetti rotti, e nella sua officina, fatta di cielo stellato, si recavano persone dai più reconditi luoghi del mondo. Questo meccanico, infatti, aveva un dono particolare: riusciva a guarire l'anima delle persone e i loro cuori spezzati.

E girava voce che sapesse risolvere anche alcune malattie fisiche.

Utilizzava degli strumenti speciali: i ricordi.

Immagini vivide e reali venivano immesse nel sistema limbico del malato ed erano capaci di creare felicità, amore e speranza.

La gente guariva, perché aveva ricordi diversi e una percezione dell'esistenza incantevole, proprio come il cuore del meccanico.

Nessuno conosceva il modo preciso in cui lui operasse.

Principi e principesse si recavano da lui dai più lontani reami, per trovare un po' di ristoro alle proprie sofferenze, ma andavano da lui anche borghesi, gente comune e poveri mendicanti.

Tuttavia, il meccanico era molto selettivo, non guariva tutti: ma solo coloro che avevano un cuore puro, un'anima gentile e autentica. Così molti si allontanavano da lui tristemente, non avendo trovato il balsamo per le loro piaghe.

Questa potrebbe sembrare una fiaba per bambini, ma io so che non lo è.

Non esiste un finale, perché non è mai stata scritta. Simile a un amore necessario, ma estraneo









«Dammi dei soldi» aveva detto la ragazza.

L'uomo di fronte non aveva risposto.

«Devo occuparmi del mio bambino» la menzogna era evidente sulle labbra.

«Dammi dei soldi o morirò.» insistette.

«Hai sempre voluto un figlio maschio, Ulderich, ti do in cambio il mio bambino.»

L'uomo aveva scosso la testa e stava per chiudere la porta.

«Non posso crescerlo.» aveva alzato la voce.

«O lo prendi tu o lo venderò al gruppo di marinai al porto. E lì potrebbe morire, sai di cosa parlo.»

La guardò in modo truce.

«Preferisco venderlo a te, perché mi puoi pagare di più» rise.

«É un amore, puoi usarlo come servo o come schiavo per le tue ragazze, ubbidisce a tutto. Non dice mai no e si lascia fare qualunque cosa

Il disgusto era presente negli occhi dell'uomo che, preso il portafogli, domandò quanti soldi volesse in cambio di suo figlio.

«Ventimila sterline.»

Scosse la testa.

«Credi che non le valga? È un ragazzino sano, forte, può lavorare e consuma poco cibo, inoltre non ha nessun vizio.»

«D'accordo» sbuffò lei «Cinquemila sterline ed è tuo.»

Prese il libretto degli assegni, ma non le diede la cifra che aveva chiesto, perché la delusione era visibile in ogni parte di lei.

Il ragazzino era rimasto lì, senza emettere neppure un lamento, accanto a quella ragazza che lo aveva prima messo al mondo, poi, svenduto come un oggetto rotto. Gli occhi bassi, i pugni stretti. Senza luce.

La '' mamma '' gli diede uno schiaffo e gli disse «Hai visto?» mostrandogli la cifra sull'assegno, che l'uomo aveva scritto per lui.

«Non vali niente, perciò comportati bene o finirai di nuovo per strada e io non ci sarò ad aiutarti.» disse, prima di uscire nel buio.









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