«Aspetta, James, io volevo solo trascorrere del tempo con te. Se sei permaloso e non sai stare allo scherzo, che cosa posso farci?»

«Se fossi stato io al tuo posto, Rea, e avessi scherzato con te, come tu hai fatto con me...» Strinse gli occhi. «Come ti saresti sentita?»

«Come ti permetti di paragonarmi a te?»

«Bene. Non c'è bisogno che tu mi risponda, lo vedo dalla tua faccia.»

James si voltò, pronto ad andare via.

«Dove stai andando?»

«Me ne vado in camera mia. Sono molto stanco.»

«Non puoi, mamma ti ha ordinato di trascorrere il pomeriggio con noi.»

«Se te ne andrai, faremo la spia e tu sarai picchiato da Tom» lo minacciò Diane.

«Sta zitta, Diane. Nessuno farà la spia, lascia che se ne vada dove vuole» sbottò Rea «Non mi importa niente di lui.»

«Perché?»

«Vuoi davvero che questo trovatello sia picchiato il giorno di Natale? Io non potrei sopportarlo. Se farai la spia, non ti rivolgerò più la parola.»

James la guardò sbigottito per un attimo, chiedendosi come mai lo stesse difendendo, se non faceva altro che trattarlo male. Poi, uscì dalla camera.

Lo seguì nel corridoio, portando con sé una scatola rettangolare di dolci al cioccolato.

«James...»

«Cosa c'è, ancora? Vuoi che ti raccolga qualcosa o che ti pulisca le scarpe? Ti diverti così tanto a umiliarmi...»

«Perché mi parli così? Sono qui perché sono dispiaciuta, io volevo solo...»

«Volevi che ti baciassi... Peccato... Perché io ti stavo guardando, Rea.»

Rea sussultò.

«Avrei potuto scegliere te... Ma tu non lo avresti voluto, il bacio di uno schiavo.»

«Ma non hai appena detto che sono crudele e che mi diverto a ferire le persone? Perché mai dovresti volermi? E comunque tu non saresti alla mia altezza, io sono oggettivamente una principessa, sono bellissima, forte, intelligente, ho una carriera brillante davanti a me e presto parteciperò a una trasmissione televisiva. Tu, invece...»

«Io, invece? Avanti continua...»

«Niente. Lascia stare, non mi va di litigare.»



James abbassò lo sguardo, vulnerabile, ferito e fece per andarsene. Ma lei lo bloccò di nuovo per la manica.

«Non fai altro che fermarmi, signorina. Vuoi smetterla?» alzò la voce.

«Ti ho portato questi dolci al cioccolato. Sono i più pregiati della pasticceria. Li hai mai assaggiati?»

«Ma io sono uno schiavo, Rea, non mi hai detto così?» sollevò le spalle «Come avrei mai potuto mangiare dei dolci così pregiati?»

«Ora sono tuoi, te li regalo.»

«Perché vorresti darli a qualcuno che per te non vale niente? Donali a uno dei tuoi amici di là. Loro sono alla tua altezza.»

«Prendili e basta. È un ordine.»

«Non voglio niente da te.»

«Neppure se ti dicessi che mi dispiace? Dato che ti sei offeso...»

LightlessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora