Attenzione: questo capitolo non è per cuoricini deboli o persone molto sensibili, io ho avuto una crisi d'ansia mentre lo scrivevo😂 Non leggete, se soffrite di attacchi di panico. 🙏
Letizia❤

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Quella notte, il mondo fu avvolto da un buio profondo e io rimasi sola nella mia stanza, soffocata da un silenzio che mi pesava sul petto. La luce della luna filtrava fredda dalla finestra.

La sua immagine mi tormentava, soprattutto i suoi occhi, pieni di un buio che non potevo lenire. Mi sentivo sommersa dai rimorsi, sarei dovuta essere lì con lui...

Mi alzai, spinta da una speranza fragile e mi diressi verso la sua stanza. Aprii la porta, senza nemmeno bussare. Il suo letto era ancora intatto. E io percepii un dolore acuto alla bocca dello stomaco.

Tornai nella mia cameretta, mi sedetti sul letto con le mani strette, cercando di contenere l'ansia che mi dilaniava. 

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Entrai in camera di mia sorella verso le 6.30 del mattino. Non avevo chiuso occhio neppure per un minuto.
''Diane? Hai visto James?''
''No, sorellina'' mi rispose, mentre si asciugava i capelli. L'accappatoio verde acqua stretto intorno al corpo. Aveva appena fatto la doccia. ''Ma questa notte eri tu che piangevi?''

Sgattaiolai via, senza rispondere.
Verso le 7.30, scesi per fare colazione, sperando di trovarlo lì, a dare una mano a Odette, come faceva di solito.
A tavola, c'era solo la mamma, con in mano una tazzina da caffè. Aveva la fronte aggrottata e tamburellava con un piede per terra.
''Mamma?''
''Che c'è?'' Rispose, il tono di voce seccato.
''Niente'' arretrai e feci per uscire dalla camera. Se avessi chiesto di James sarebbe potuta andare su tutte le furie e lo avrebbe raccontato a Tom. Così non chiesi niente.
''Aspetta, non andartene''
''Che vuoi?'' sbottai.
''Sei troppo pallida, Rea, devi mangiare''
''Non ho fame, non rompere''

''Non usare questo tono con me, ragazzina o ti metto in punizione. Sono tua madre, devi dirmi che cosa ti sta succedendo.''
''Niente''
''Ieri, Brian ti ha riaccompagnata a mezza notte, che faccia tosta e Diane ti ha sentita piangere, che cosa è successo tra di voi? Dimmelo.''
''Non è vero. Ti ho detto che va tutto bene.''
La mamma sbuffò e Odette fece il suo ingresso in salotto, portando dei croissants fumanti, quelli che ci serviva sempre lui... Il mio cuore si strinse.
Dov'era? Sentivo il panico salire. Ma non potevo chiedere a nessuno...

''Odette?''
''Mi dica, signora Cheryl.''
''Quell'idiota di James è tornato dall'ospedale? Ci sono un sacco di commissioni da sbrigare. Lui è il più veloce e riesce anche a ottenere degli sconti.''
Trasalii e mi sentii in procinto di svenire.
Ospedale? Cosa?

''No, signora. Ma ho parlato con Irina poco fa, ha detto che sta bene. Gli hanno messo 5 punti di sutura sulla mano e deve fare una cura antibiotica per prevenire infezioni... Non voleva nemmeno andarci. Il signor Ulderich lo ha costretto.''

Come un flash, rividi nella mia mente il vetro con cui si era ferito.

''Possibile che sia così stupido?'' sbottò mamma. ''Come è potuto succedere?''

''Ha detto di essere caduto e per terra c'erano dei vetri.''

''Non mi interessa. Deve lavorare. Gli concendo al massimo tre giorni di riposo, solo perché dovrà fare la cura antibiotica, poi dovrà tornare a essere produttivo. Durante la convalescenza, esigo che si chiuda in camera. Non voglio vedere la sua faccia.''

''Signora Cheryl... Io penso che il ragazzo non abbia colpe per quello che gli è successo.''

''Neppure io ho colpe. Non difenderlo, Odette.''

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