2.

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Appena lessi ciò chiusi immediatamente il Mac.
Anche se era un mito era come se quello non lo fosse, come se fosse tutto reale.
Me lo sentivo.
Ebbi una scarica di brividi lungo la spina dorsale.
E decisi di lasciar perdere tutto e rimandare al giorno seguente.
Appena ebbi sistemato la stanza scesi e cenai.
Appena fui davanti a mia madre, ella vide la mia espressione cadaverica che avevo sul volto e disse"tesoro tutto bene?,sei bianca"io abbasso il capo e mi siedo, senza dargli un risposta, sulla sedia.
"Tranquilla non è successo niente, oggi non ho mangiato molto"finalmente mi decisi a parlare e nascosi ciò che avevo letto poco prima.
"Bhe allora è giusto che tu faccia il bis!"disse tagliando un altro pezzo di pollo arrosto fumante che aveva cucinato.
"Grazie mamma"la ringraziai sorridendole e lei ricambió.
E mangiammo.
Quasi quasi mi scordai di ciò che avevo letto.
Ma appena salì in camera e mi abbandonai sul letto, feci un incubo.

Sono per strada.
È notte.
Non c'è nessuno.
Non conosco questo posto.
Non ci sono mai stata.
Ma appena mi giro noto un cartello che citava 'Mystic Falls'.
Ma appena mi girai notai una figura.
Un ragazzo, poteva avere sì e no la mia età.
Capelli nero pece.
Occhi azzurri come il ghiaccio.
Denti appuntiti come un vampiro.
Fisico slanciato.
Insomma era un bel ragazzo.
Ne ero rimasta quasi abbagliata da tutta quella bellezza fino a quando notai che:
I suoi occhi divennero neri,i denti si allungarono e la sua faccia era piena di vene.
Ero spaventata.
Ma non riuscivo a scappare.
Ero impedita.
Lui si avvicinò.
Mi diede un bacio sul collo.
Non riuscivo a gridare.
Ero impedita.
Due baci.
Tre.
Quattro.
Cinque.
E poi mi morse.
Sentivo i suoi canini trafiggere la mia carne.
Sentivo la sua bocca succhiare il mio sangue.
E ad ogni sorso mi sentivo sempre più debole.
Non riuscivo a urlare.
Ero impedita.
Non riuscivo a staccarmi.
Ero impedita.
Fino a quando non si staccò e disse
"Ci vediamo dolcezza".

Mi svegliai di scatto.
Avevo fatto un incubo, un brutto incubo.
Ero tutta sudata dalla testa ai piedi e allora mi alzai per farmi un doccia fredda e dimenticarmi dell'incubo appena fatto.
Ma ciò fu impossibile.
Anche durante le lezioni non riuscivo a pensare ad che a quello.
"Signorina Moore, di cosa stavamo parlando?"mi domandó il signor Davis all'improvviso, egli insegnava storia, era il professore più odiato di questa università e sapendo che questo è l'ultimo anno che lo vedo mi da sollievo.
"Ehm...dell'età Classica?"domandai, anziché rispondere.
Tutti si misero a ridere e io diventai tutta rossa per l'imbarazzo.
"Sbagliato signorina Moore, la prossima volta presta più attenzione e adesso esca"disse.
Io rimasi scioccata in 5 anni nessuno mi aveva mai detto di uscire.
Io lo guardai a bocca aperta.
"Bhe vuole prendersi anche un caffè già che stiamo?"mi rimproverò e la classe si rimise a ridere.
Brutto bastardo, voleva deridermi in mezzo a tutta la classe.
Mi pizzicavano gli occhi e abbassi il capo, presi la mia roba ed uscì con un"arrivederci"appena udibile, che però non fu ricambiato.
Appena fui fuori corsi verso i bagni e mi chiusi dentro ad una cabina.
"Perché a me?"
"Perché a me?"
"Perché a me?"
Mi maledissi: per il rimprovero, per la ricerca e per l'incubo.
Quello non me lo scorderò.
L'incubo non me lo scorderò facilmente.
E neanche l'artefice che mi ha fatto soffrire nel sogno.



How deep is your love? ~ Damon Salvatore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora