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Quel pomeriggio in centro si era rivelato più producente di quanto Hime si aspettasse quando aveva accettato di uscire con loro

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Quel pomeriggio in centro si era rivelato più producente di quanto Hime si aspettasse quando aveva accettato di uscire con loro.

Normalmente preferiva i posti tranquilli a quelli affollati, ma alla fine aveva ceduto e si era lasciata convincere dal fatto che per quanto Kyoto fosse gremita di persone, conservava comunque quell'aura tranquilla e nostalgica tipica di una città legata al proprio passato.

«Domani ti fermi al circolo di lettura?»

Eisuke le camminava accanto a passo svelto per non perdere nella folla Haru e Saori che erano davanti a loro. Un lavoro non retribuito che spettava sfortunatamente alle persone più responsabili del gruppo, le quali solo in una manciata di ore avevano evitato che il primo si fermasse ad ogni stand di takoyaki per strada e la seconda che lo seguisse perché le dispiaceva lasciarlo da solo in fila d'attesa.

«Non credo. Posso passare solo dieci minuti, dopo lezione devo dare ripetizioni ad una ragazza.» Hime scosse la testa. Con la coda dell'occhio notò che Haru stava provando a sgattaiolare via dal loro raggio visivo. «Ti vedo.»

«Sei crudele, Aratame. È il decimo stand che saltiamo, abbi pietà.»

Eisuke e Haru erano molto diversi tra loro e si differenziavano principalmente per l'aspetto, ancora prima che per il carattere. L'aria intellettuale, le buone maniere e il carattere calmo e disciplinato di Eisuke si contrapponevano al carattere piuttosto allegro, irrequieto e dinamico di Haru. Per questo motivo erano sempre insieme, così che uno potesse impedire all'altro di infilarsi nei guai e l'altro potesse lamentarsi di quanto fosse noioso.

Hime li paragonava spesso ad un gatto nero e ad un Golden Retriever per via del colore dei capelli e in loro vedeva lo stesso rapporto che aveva con la sua migliore amica, anche se lei mancava della diplomazia di Eisuke e Saori mancava della determinazione di Haru e perciò la loro dinamica era molto meno turbolenta.

«Non ho intenzione di aspettare un'ora per tre polpette come l'ultima volta.»

Per certi versi era grata di essere la più grande del gruppo, seppur di pochi mesi rispetto a Eisuke e di quasi un anno rispetto agli altri due.

Haru era affranto e anche se non poteva esserne certa, giurò di aver sentito il suo cuore frantumarsi in mille pezzi. «Ma ne è valsa la pena, erano buone.»

Quella fu un'esperienza che costò loro un intero pomeriggio di attese interminabili, il tutto per saziare l'appetito del più giovane, che per la cronaca mangiava come se avesse un verme solitario dentro l'intestino. Da quel momento in poi Eisuke e Hime gli proibirono severamente di fermarsi a più di uno stand e ben presto tale decreto divenne legge perché se c'era una cosa a cui Haru teneva più dei takoyaki, era la sua vita.

«È la sua ossessione che parla per lui.» intervenne Eisuke a voce bassa e con tono piuttosto solenne mentre puliva il vetro degli occhiali da vista con un pezzo di stoffa.

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