Era rimasta un'altra volta da sola insieme a lui.
Renji era la persona più indecifrabile che avesse mai conosciuto: parlava velatamente, per enigmi, e nascondeva i propri pensieri, sentimenti e propositi. Hime si era arresa all'idea che non avrebbe potuto ignorare la sua esistenza. Aveva fallito nell'atto così semplice di distanziarsi dalle persone per uscirne illesa dalle loro intenzioni e aveva finito per lasciarsi coinvolgere da una situazione che normalmente le sarebbe dovuta essere estranea.
Avrebbe lasciato volentieri quella casa, lo avrebbe fatto in quel momento stesso se avesse potuto. Avrebbe ricevuto i soldi che le spettavano e poi sarebbe andata via in fretta, lasciandosi alle spalle per qualche giorno quella terribile sensazione che le si era annidata nel torace.
Ma non si mosse.
«Ho saputo che hai chiesto scusa a Saori.»
Nella sua voce non c'era esitazione. Voleva sentire da lui quale fosse il significato di quelle parole.
«Mi sembra di ricordare che sia stata tu a chiedermi espressamente di scusarmi con lei.» il ragazzo alzò le spalle, poi le fece cenno con il capo di seguirlo fuori, sul corridoio che dava al cortile.
Era una risposta troppo comoda.
Hime fece come richiesto. Incrociate le braccia al petto, gli rivolse uno sguardo tagliente che si sposava perfettamente con il tono sarcastico appena utilizzato. «Tutto qui? Non vorrai farmi credere che tu lo abbia fatto solo perché te l'ho chiesto io.»
La luce della luna illuminava ogni angolo del giardino, accarezzando i fili d'erba e riflettendo la sua immagine sullo specchio d'acqua di fronte a loro. Renji appoggiò le spalle alla colonna di legno e portò una sigaretta alle labbra. Poco prima di avvicinare l'accendino all'estremità, la guardò.
«Ti dà fastidio il fumo?»
«Rispondi alla mia domanda.»
«E tu alla mia.»
«No.»
«Bene.»
Per un istante la luce fioca della fiamma illuminò il suo volto. Una volta accesa, la conversazione proseguì. Hime si sedette al bordo della piattaforma in legno. Le sue gambe erano lunghe, perciò riusciva a toccare le pietre e la sabbia con la punta dei piedi. Poi puntò le braccia sul pavimento dietro di sè e alzò lo sguardo sul cielo notturno.
«Dimmi almeno se le tue scuse erano sincere.»
«Secondo te?» Renji schiuse appena le labbra per lasciarne uscire il fumo. Nell'aria circostante si diffuse presto l'aroma pungente del suo profumo e l'odore speziato della sigaretta.
Hime alzò le sopracciglia. Era sicura che il ragazzo di fronte a lei sapesse di non essere esattamente un libro aperto, rivolgerle una domanda a scopo interpretativo era superfluo e inconcludente.
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Fragole e ciliegi in fiore
Romance«Benihime, Renji, non credevo vi conosceste.» «Non ci conosciamo, difatti.» Il ragazzo che ora aveva un nome parlò. «Menomale.» quello di Hime fu poco più di un mormorio ma Renji parve sentirla perché le rivolse un'occhiata probabilmente con l'inte...