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La settimana seguente trascorse senza intoppi, sia per quanto riguardava i suoi corsi, sia per le lezioni con Nanami

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La settimana seguente trascorse senza intoppi, sia per quanto riguardava i suoi corsi, sia per le lezioni con Nanami.

In quei giorni non aveva visto Renji una sola volta, non c'era quando arrivava nel pomeriggio e nemmeno quando andava via la sera, così sua sorella ne approfittava ogni volta per chiederle se volesse rimanere a cena.

E alla fine Hime aveva accettato.

«Non preoccuparti, mio fratello tornerà tardi anche stasera.»

Nanami pareva aver capito che tra loro non ci fosse particolare simpatia, ma non le aveva mai fatto domande al riguardo. Si era semplicemente arresa all'idea che Hime non le avrebbe detto nient'altro all'infuori del fatto che avessero due caratteri incompatibili, che era in parte vero e pertanto non era difficile crederle.

«Come mai fa spesso così tardi?» le aveva chiesto mentre aiutava Atsuko a raccogliere ciotole e bacchette dal tavolo. A dire il vero non le interessava personalmente sapere dove si trovasse, piuttosto si domandava cosa lo tenesse lontano per tutte quelle ore del giorno da sua sorella.

«Recentemente lo hanno chiamato dall'ospedale, penso che abbiano bisogno di lui o qualcosa del genere. Durante il giorno si trova là e quando finisce passa dallo studio prima di tornare a casa.» Nanami le rispose in totale tranquillità, sembrava abituata a quello stile di vita.

«Renji è un bravo medico, è sempre stato dedito al suo lavoro e ha aiutato molte persone.» intervenne la donna con sguardo fiero; quel ragazzo doveva essere motivo di orgoglio per lei che lo aveva cresciuto sin da quando era bambino.

Così Renji è un medico?

«Si sieda, signora Atsuko. Al resto ci penso io.»

Hime notò il respiro affaticato della governante e si affrettò a recuperare i bicchieri al suo posto, avendo cura di sistemare al proprio posto tutto ciò che avevano utilizzato per la cena. Nonostante l'anziana si fosse opposta, alla fine cedette e prese posto accanto a Nanami. Non c'era modo di convincere Hime a tirarsi indietro una volta che si proponeva di fare qualcosa, soprattutto se poteva aiutare dopo che le era stata offerta una così buona cena.

«L'età inizia a farsi sentire, eh.» la prese in giro la più piccola, ricevendo in cambio un buffetto sulla guancia.

La sala riecheggiava del suono delle loro parole, della ceramica contro il legno e dei passi sul tatami ed erano talmente impegnate a conversare che si accorsero dell'arrivo di Renji solo quando quest'ultimo aprì le porte scorrevoli.

«Fratello, sei tornato prima oggi!» Nanami lo salutò energicamente con ancora in mano i dango di Ōshiro che le aveva portato lei, tanto che uno si staccò dal bastoncino e le cadde prima addosso, sul pavimento. «Oh no.»

Hime si guardò intorno per capire in quale punto fosse finito il dolcetto, ma il ragazzo fu decisamente più rapido perché lo raccolse dal pavimento ancora prima che lei potesse chinarsi. Una volta gettato via, contro la volontà di sua sorella poiché non più commestibile, Renji si voltò verso la governante. A giudicare dal fatto che Atsuko fosse seduta, doveva aver capito che ad occuparsi del dopo cena non era stata lei.

«Atsuko, non dovresti lasciare che un estraneo svolga il tuo lavoro.»

Per un istante solo, Hime ebbe l'impressione di rivedere nei suoi occhi lo stesso sguardo che aveva rivolto a Saori il giorno del malinteso al Goya. Il suo cuore si strinse istintivamente in una morsa, come se qualcosa l'avesse messa in allerta.

«Non è colpa sua, mi sono offerta io di aiutare.»

Si rese conto di essere intervenuta con troppa foga quando si accorse di aver mosso appena il braccio verso Renji e di aver fatto un passo nella sua direzione. Temeva forse che Atsuko venisse ingiustamente accusata? No, era come una madre per lui, non avrebbe mai potuto trattarla come aveva trattato Saori.

"Renji si è scusato con me. È passato ieri verso l'ora di cena; ero sicura che volesse parlare con il nonno, ma quando si è avvicinato mi ha detto che non c'era bisogno di chiamarlo e che era lì solo per scusarsi."

Pensò a quello che le aveva detto Saori. Il cuore le batteva forte nel petto. La sua esperienza le diceva di non fidarsi, la sua empatia le diceva che forse aveva interiorizzato un'idea incompleta di lui, che la sua persona andava oltre quel singolo episodio.

«Se temi di affaticarti, dovresti riposare. Oltretutto, un ospite dovrebbe essere trattato come tale, indipendentemente dalle circostanze.» Quella fu la risposta di Renji, nonché l'unica cosa che disse prima di aprire uno dei cassetti del mobile accanto a lui. Tirò fuori una scatola e ne scrutò attentamente il retro prima di appoggiarla sul tavolo. «Queste sono per la stanchezza. Mi occuperò io della casa in questi giorni.»

«E anche io, Atsuko!» Nanami strizzò l'occhio, cosciente del fatto che lei avrebbe fatto solo più danni e a tal proposito, le bastò guadare in basso per capire di averne appena fatto uno. «Oh no, mi si è sporcata la divisa quando mi è caduto il dango.»

«Come potrò andare in pensione serenamente sapendo che sei così maldestra?»

«Non l'ho fatto di proposito, aiutami Atsuko. Non posso andare a scuola così.»

«Vediamo cosa si può fare, su alzati.»

Quella discussione aveva una flebile parvenza di improvvisazione, ma prima che Hime potesse preoccuparsene, Nanami si girò nella sua direzione. «Ci vediamo lunedì, Hime?»

La ragazza rispose con un cenno della testa e un sorriso.

«Allora ciao!»

Ed entrambe sparirono dietro la porta.

Fragole e ciliegi in fioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora