4. Alisha

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Credo che se fumassi questo sarebbe il momento della sigaretta. Ho bisogno di qualcosa in grado di assorbirmi completamente, di schermarmi dal mondo. E invece mi ficco in bagno a controllare se il mascara mi è colato mentre mi si inumidivano gli occhi ripensando a Joshua e al nostro liceo, alla mia vita di prima, a come uscirò da questo casino.

Per fortuna non sono una che si perde d'animo, quindi, appurato che il mio viso è in ordine, torno a lezione. Mi perdo due volte prima di raggiungere gli spogliatoi: questa scuola oltre che cadente è anche enorme, raccoglie gli studenti di una grossa fetta di North London. "Studenti", poi, mi pare una parola grossa, dato che nessuno sembra interessato a niente. A parte quel ragazzo a letteratura...

Apro la porta dello spogliatoio di fretta, sperando che le altre non siano già tutte in palestra.

«Ehi! Ma stai più attenta» sbotta una voce dall'interno.

L'ho colpita con la maniglia della porta aprendola un po' troppo forte, si stava cambiando lì dietro. La guardo esterrefatta, sembra furiosa. È minuta e graziosa, con la pelle scura e i capelli foltissimi, il profilo ben delineato e degli occhi viola che quasi mi fulminano. È in pantaloni e reggiseno, e regge in mano quella che credo sia la sua maglia per la palestra.

«Beh?» dice squadrandomi dalla testa ai piedi. «Miss Mi Sono Fatta La Piega Per Venire Al Liceo non chiede neanche scusa quando prende qualcuno a mazzate?»

Mi sento subito in colpa. «Scusami» mi affretto a dire. «Non volevo».

«Come se a voi upper class interessasse di noi poveracci. In quelle scuole altolocate sicuramente non vi insegnano l'educazione» sibila infilandosi la maglietta e superandomi. Sbatte la porta dietro di sé e le altre ragazze mi fissano tutte come se l'avessi minacciata di morte. Ma lo volete capire che non sono cattiva?! Vorrei urlarlo, ma non credo aiuterebbe. Quindi mi metto in un angolo il più lontano possibile dalla porta e inizio a cambiarmi.

A ginnastica non ho problemi. Essendo la prima lezione ci presentiamo e scopro che la ragazza furibonda negli spogliatoi si chiama Jennyfer Kumar e che tira delle pallonate micidiali. Durante degli esercizi semplici mi colpisce palesemente apposta due volte, ma non ribatto allo stesso modo: sono al di sopra di tutto questo, e prima o poi si calmerà anche lei. Spero.

Me ne vado per la ricreazione e intravedo di nuovo il ragazzo di stamattina, David, che parla con un tizio alto e prestante, con gli zigomi pronunciati e la pelle dorata, in un angolo del cortile spelacchiato che chiamano giardino. Non so neanche da dove sia entrato questo tizio ma sicuramente non è di qui, sembra non solo gretto ma anche cattivo, in qualche modo, e sicuramente troppo sicuro di sé per essere in una scuola come questa, però sicuramente la sicurezza qui lascia a desiderare. Lo fisso chiedendomi cosa voglia lui da David, o David da lui, e soprattutto perché un sacco di ragazzine gli sciamino intorno come delle api sul miele. Certo, è figo, ma non è che un teppista con la giacca di pelle attiri tutta questa attenzione... O sì?

Vedo che anche lui mi guarda ma non mi importa. Ci manca solo di immischiarmi in affari loschi con questo delinquente: giro i tacchi e rientro, finirò l'intervallo seduta in classe.

Il resto della giornata scorre tranquillo fortunatamente, e poi viene il momento di prendere il pullman per raggiungere il mio adorato Joshua.

Mi vergogno terribilmente ad arrivare fino a casa sua con il pullman e farmi accogliere dal maggiordomo così conciata, dopo la palestra, le pallonate e l'autobus pieno. Però è anche vero che nella sua zona (la nostra zona, avrei detto fino a un paio di settimane fa) non ne arrivano molti, quindi mi risparmio l'imbarazzo scegliendo la fermata più vicina possibile e facendo il resto a piedi. Farò una doccia da lui per togliermi di dosso questo odore di scuola pubblica, lui ha tenuto un cambio per me da quando siamo andati in vacanza sulle Alpi con la sua famiglia.

Il maggiordomo mi accoglie e mi guida verso la camera di Joshua, mi guarda male ma non lo dà a vedere e io fingo di non notarlo, come se fossi la solita adolescente sicura di sé. «Il signor Joshua è a finire la sua lezione di pianoforte, mi ha detto di dirle che può mettersi comoda mentre lo aspetta» mi dice aprendomi la porta della camera.

Lo ringrazio e mi preparo subito per una bella doccia nel bagno privato del mio ragazzo. È bello essere di nuovo in un bagno elegante, con tutti i prodotti in fila sulle lunghe mensole di marmo e i sanitari bianchi e splendenti. Io ho dovuto mettere le mie creme di marca in uno scatolone di plastica preso al supermercato, che ho ficcato sotto al letto perché non abbiamo un bagno abbastanza grande, e tutto questo mi manca così tanto che me la prendo comoda nella doccia. Mi ripasso anche il rasoio sulle gambe nonostante io fossi già liscissima, non si sa mai.

Quando sento la porta della camera aprirsi e chiudersi sto finendo di applicarmi la crema sul viso. «Ciao amore!» urlo.

«Ehi bellezza» risponde Joshua mentre esco, ancora in accappatoio. «Oh, wow. Vuoi che esca mentre ti rivesti?» mi dice arrossendo leggermente.

«Ma no, sciocchino. Anzi, pensavo che potrei stare nuda ancora un po'» gli dico.

Ma la sua reazione non è quella che speravo. «Alisha, non mi sembra il caso, dopo la brutta giornata che hai avuto, avevo programmato di coccolarti un po' e prepararti una cenetta, magari un film, e farti riaccompagnare a casa dopo, ma non voglio approfittarmi di te». Si ritrae dalla mano con cui stavo per toccarlo.

«Josh, ma non ti stai mica...» dico. «Guarda che è una cosa che voglio!»

«Non mi sembra un momento adatto, ho una considerazione troppo alta di te per farti questo ora» risponde praticamente fuggendo fuori dalla camera. «Vestiti pure con calma!» aggiunge.

Ecco, dovevo aspettarmi che in questo non fosse cambiato. È dolcissimo, ma ogni volta che accenno a qualcosa di un po' più intimo scappa, dice che non è mai il momento giusto, che mi rispetta troppo per farmi quelle cose quando sono agitata, quando piove o quando i suoi non sono in casa, quando i miei sono in casa o in qualsiasi altro momento. Ma non posso neanche pretendere che mi faccia niente, è giusto che succeda in un bel momento, lo so anche io e probabilmente è meglio così anche per me. Però ciò non toglie che sono furiosa, speravo di stargli un po' vicino e invece dovrò accontentarmi della cena e delle coccole. Ma che stronza che sono a pensarla così, probabilmente ha organizzato questo per me tutta la giornata.

«Vieni, Josh, sono vestita» gli dico, e lo vedo illuminarsi quando entra e mi vede con addosso il vestito che mi ha regalato lui.

«Sei stupenda, bambolina» dice baciandomi sulle labbra.

Scendo con lui nella sala cinema, penserò dopo a una scusa per farmi lasciare a qualche isolato dall'autista più tardi.

Buonasera a tutti! Abbiamo deciso di riprendere in mano questa storia dopo molto tempo e vi promettiamo che cercheremo di essere il più costanti possibili pubblicando un capitolo a settimana 😉

Mi raccomando fateci sapere cosa ne pensate e commentate. Le vostre opinioni sono molto importanti per noi.

Speriamo che la storia vi piaccia e appassioni. A presto 🙂

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