𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 1

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Kylie

«Sveglia Kylie! sei già in ritardo» era mio padre.

Dopo il terzo richiamo mi vennero in mente solo due parole: scuola e inferno, parole che io ho sempre considerato sinonimi.

Prima che morisse mia madre, io e mia sorella Emily eravamo abituate a una vita semplice. Mi piaceva il mio stile di vita, la mia vecchia scuola e i miei amici, ma da quando se né andò nostra madre cambiò tutto e nostro padre non fece altro che viziarci e mandarci a scuole private.
La cosa che non sopportavo però è che mio padre aveva deciso che ci saremmo trasferiti a duemila chilometri dalla California.

Lontano da tutti i miei ricordi.

Guardai l'ora sul telefono. Ero in ritardo. Avevo neanche venti minuti per prepararmi e con i miei tempi non avrei neanche avuto il tempo di farmi una doccia, quindi optai per un po' di deodorante e mi misi in fretta la divisa. Scesi in cucina come una saetta e mi fiondai in macchina, ma solo dopo aver infilato in bocca il primo pancake che trovai in cucina. Mia sorella Emily e mio padre mi stavano già aspettando da un po' e appena entrai nell'auto Emily mi squadrò lentamente dal basso all'alto come se fossi una pazza, ma non aveva tutti i torti visto che probabilmente non mi ero neanche pettinata.

Ho sempre pensato che mia sorella fosse più avanti di me per certe cose, per esempio nella moda o nel make up. Emily andava in prima media ma, rispetto a me, una liceale del quarto anno, lei aveva già avuto tre "fidanzatini" in un mese ed io non avevo ancora dato il mio primo bacio.

Quando arrivammo scesi di fretta e furia dalla macchina ma, ovviamente, non prima di aver ascoltato la lezione di vita di mio padre.

«Va bene Jonathan Anderson, farò attenzione»

Sapevo che odiava quando lo chiamavo per nome e cognome, quindi me ne andai a gambe levate.
La struttura di quella scuola quasi mi lasciò a bocca aperta: era enorme e imponente e in quel momento l'unica frase che mi venne in mente fu:

"Perfetto, mi perderò".

Feci un bel respiro ed entrai. controllai l'ora sul mio smartphone ed ero in ritardo di mezz'ora per la lezione di scienze, ma non avevo di certo intenzione di entrare in classe con mezz'ora di ritardo.

Non il mio primo giorno.

Mi guardai un po' intorno e mi accorsi che il corridoio era vuoto, ma notai una figura snella in lontananza: una ragazza mora con occhi verdi scuri come la foresta mi stava osservando da lontano. Non ci diedi troppo peso e andai a posare le mie cose nell'armadietto ma mi voltai di scatto quando avvertii la presenza di qualcuno vicino a me.

«Ciao» era la ragazza di prima.

«Ciao» risposi timidamente.

Ne approfittai per osservarla meglio da vicino: lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle, occhi verdi e la divisa ordinata che le risaltava perfettamente i fianchi stretti.

«Sei nuova qua? Non ti ho mai vista» mi chiese.

«Già, sono nuova...mi potresti dire dove si trova la classe di scienze?»

«Non credi tu sia un po' in ritardo per la lezione?» sorrise.

«Lo so, è un problema?»

«Beh non credo, io salto quasi sempre la lezione di scienze...sapessi che palle. Non mi hanno ancora tagliato la testa per ora, quindi direi che puoi stare tranquilla»

Sembrava simpatica.

«Sarah Wilson, comunque» mi sorrise.

«Kylie Anderson»

«Bel nome Kylie, da dove vieni? Sei dell'ultimo anno?» mi chiese.

«Vengo dalla California ma mi sono trasferita qui in Canada con mio padre e mia sorella. Sì, sono dell'ultimo anno»

«Forte. Anche io comunque!» esclamò,invitandomi a seguirla per mostrarmi la scuola.

Quando la campanella suonò il corridoio si riempì di studenti e una ragazza bionda ci raggiunse saltellando.

Quando si piazzò proprio davanti a me, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia la osservai meglio.
Aveva i capelli biondi non troppo lunghi, gli occhi  di un marrone scuro

«Oddio una nuova! E che bei capelli...che balsamo usi?» mi chiese subito toccando una ciocca dei miei capelli rossi.

«Okay Lola, puoi darle almeno il tempo di respirare?»

«Scusami» mi disse la bionda

«Questa grande rompipalle é Lola» continuò Sarah.

Lola le lanciò uno sguardo fulminante ma poi ritornò a me.

«Come ti chiami?»

«Kylie...Kylie Anderson»

lei mi sorrise e restammo in silenzio, fino a quando una ragazza non chiamò Sarah e io mi trovai da sola con Lola che mi raccontò metà della storia della sua vita.

Anche lei sembrava simpatica.

Mentre Lola continuava il suo monologo, i miei occhi si spostarono su un gruppetto lì vicino. C'erano della ragazze snelle e truccatissime che stavano accollate a un ragazzo alto, credo un metro e novanta. Aveva qualche tatuaggio sulle braccia, era moro con occhi neri come la notte che a me sembravano un po' troppo spenti, privi di emozioni.

𝐓𝐎 𝐇𝐀𝐓𝐄, 𝐓𝐎 𝐋𝐎𝐕𝐄 - 𝐆𝐥𝐢 𝐎𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐒𝐢 𝐀𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora