< Mary-Jane Collins, scendi > strillò Will dalla porta d'ingresso, sollevai lo sguardo dal rasoio che stavo passando con attenzione sulle gambe scoperte. Will aveva deciso anzi mi aveva obbligato ad indossare un abito che aveva trovato sul fondo del mio armadio, era nero, e di questo ne ringraziavo il cielo, ma anche pericolosamente stretto e corto, motivi per i quali era strategicamente sul fondo, nascosto da altri panni.
Will si accigliò osservandomi dalla tromba delle scale, odiava profondamente che qualcuno -qualsiasi- persona ritardataria, facesse appunto ritardo in un evento che comprendeva anche la sua presenza
< finalmente! mezz'ora per metterti un vestito> sbuffò bordeaux in faccia, si stava trattenendo, probabilmente se fossi stata sua sorella e anche un uomo mi avrebbe già preso a cazzotti
< trenta minuti per farmi la doccia, stirarmi i capelli, truccarmi, depilarmi e-
< e a quanto pare dimenticare di metterti le scarpe> sbiancai abbassando lo sguardo sui miei piedi scalzi sul cemento umido del portico
< ho capito! tu vai in macchina > concluse esasperato mentre rientrava in casa.
Attraversai il lungo vialetto scalza, zoppicando leggermente per i sassi appuntiti sotto la pianta dei piedi, rabbrividendo sotto la brezza fresca della sera; arrivai finalmente davanti la macchina notando con disprezzo che era chiusa, rimasi ad osservarla con occhi vispi mentre una strana sensazione mi attraversava tutta la spina dorsale, i brividi mi si espansero su tutte le braccia scoperte e la pelle delle gambe, il ricordo di una strada buia e un rumore sordo mi attraversarono i nervi facendomi sobbalzare, la vista si offuscò e dei flashback mi attraversarono i ricordi in modo ovattato facendomi girare la testa
< perchè sei immobile come una statua ?> la voce familiare di Will mi arrivò alle orecchie portando la mia completa attenzione sulla sua figura, mi accorsi di lui concretamente solo quando mi toccò la spalla fredda, porgendomi il cappotto
< scusa pensavo.> ammisi mentendo spudoratamente con un filo di voce afferrando la giacca, entrai in macchina e pian piano i suoni si rifecero sempre più ovattati , continuavo ad annuire quando riuscivo a notare il labiale di Will mentre guidava l'auto
< tutto ok ?> chiese ancora dubbioso, annuii comunque non ostante non fosse esattamente vero; ritenni comunque meglio non esporre l'accaduto, non avrei saputo spiegarlo con precisione e ne ero in prima persona confusa, non ostante i ricordi di quella strada e le luci annebbiate continuavano a farsi strada sopra il rumore sordo e ripetitivo di uno schianto; ciò non ostante però strinsi i denti e ignorai quella sensazione.La parlantina di Will si era conclusa molto tempo prima di arrivare sul luogo della festa e non ostante mi sforzassi.. quella sensazione che mi lasciava lo stomaco attorcigliato non passava, ero in apnea, me ne accorsi solo quando scesi dall'auto e la musica della festa arrivava lontana alle mie orecchi <tutto ok?>, avrei dovuto rispondere di no, che volevo tornare a casa, che non riuscivo a respirare, che avevo bisogno di stare da sola... tutta via
< andiamo, ti stanno aspettando > lo sguardo dapprima preoccupato di Will si addolci fino a scomparire del tutto appena varcato l'ingresso; la musica era molto alta, ora riuscivo a sentirla perfettamente, era inevitabile dato le casse collegate fra loro ad ogni angolo, mi meravigliai del fatto che nessun vicino si fosse ancora lamentato o che non avesse mandato qualche agente rompi scatole ma ne capii subito il motivo dopo che Will mi presento la maggior parte delle persone presenti.. abitavano tutti vicini, erano loro le case di quasi l'intero isolato, circondavano quella dove si stava tenendo la festa, tranne per due o tre ma erano già troppo lontane per poter sentire la musica tanto da lamentarsi, l'alcol scorreva a fiumi e Will dal canto suo ne accetto di ogni tipo, ignorai il fatto che avrebbe dovuto fare attenzione dato che era lui a guidare e lasciai correre, se fosse stato ubriaco io sarei potuta stare in disparte, addossata a qualche albero magari, avrei ascoltato buona musica o letto un libro sul mio telefono... qualsiasi cosa pur di non presenziare un minuto in più in quella festa di collegiali fin troppo esauriti e ubriachi.Cominciai a bere, non per mia volontà, Will continuava a sfidarmi in giochi assurdi e io avevo deciso di assecondarlo e rilassarmi una volta tanto, o meglio era quello che gli avevo ripetuto fino ad ora da quando due iridi verdi mi avevano adocchiato dal divano in salotto; la scena fu abbastanza insolita, era circondato da ragazze che tentavano in modo osceno di attirare la sua attenzione, potei giurare di averne vista una toccargli la patta in una disperata ed esplicita richiesta di incontrarsi più tardi, ovviamente Juliett era quella più esplicita, continuava a baciargli il lobo delle orecchie alla ricerca della sua attenzione, ma fu troppo impegnato a farmi i raggi x e dovette notarlo perché il suo sguardo omicida mi attraversò la pelle e il corpo venne scosso da un brivido di ribrezzo, era ufficiale non la sopportavo e non mi sarei impegnata nemmeno nel nasconderlo.
Fatto sta che persi il conto dei miei drink, arrivando a contarne solo cinque, i miei sensi erano confusi ma riuscivo ancora ad essere vigile; vagai per la casa per circa un ora prima di riuscire a trovare una stanza libera che non fosse puzzolente o una cappa di fumo, i corridoi erano gremiti di gente ubriaca e fatta da dio sa solo cosa, non fraintendetemi non ero affatto contraria, prima dell'incidente la maggior parte del tempo ero a feste del genere ma non mi ero mai ridotta ... in quel modo, le ragazze erano stese una sopra l'altra, ovunque mi girassi c'erano persone che vomitavano, si strusciavano, o ridevano in modo tutt'altro che sobrio, mi dovetti anche litigare le scale con due ragazzi che avevano deciso che quello da oggi in poi sarebbe stato "boy-loft-land", scossi la testa e passai comunque arrivando finalmente alla camera matrimoniale e poi nel bagno, dove ero ora, seduta addossata alla parete mentre ascoltavo della musica più tranquilla, non era molto che ero a quella festa eppure non riuscivo a rilassarmi, non era la prima volta che partecipavo a quel genere di feste, ne l'ultima sperai, ma comunque non riuscivo a divertirmi.. forse mi mancavano le battute idiote di Jack, o i capelli fin troppo ossigenati di Sam, le risate rumorose di Lucy ed Emily ...
Sorrisi amaramente ripensando a come quelle ore diventavano giorni, e poi settimane e poi mesi, da quando mi ero svegliata avevo sperato ogni minuto, ogni istante in quella maledetta stanza che uno di loro si svegliasse, che mi mandasse a quel paese lamentandosi perché piangevo troppo rumorosamente, mi bastava uno spasmo di una mano, una gamba , un parametro leggermente sballato .. ma il ticchettio dell'orologio e il "bip" delle macchine a cui erano collegati furono sempre e solo gli unici rumori che riecheggiavano tra quelle quattro mura.Tuttavia la calma durò ben poco perché il tonfo della porta chiusa con non poca delicatezza mi fece saltare dallo spavento, istintivamente bloccai la musica e tolsi una cuffietta < l'hai persa di vista .. ma davvero?!> avrei riconosciuto quella voce anche ad occhi chiusi.. la causa di ogni mio nervosismo e rabbia da settimane ormai e dio sa solo perché, anche l'oggetto di ogni mio più remoto desiderio
<Ethan io ..> la seconda voce mi era estraneo ma le sensazioni che provai non furono nuove, l'aria che mi si bloccava in gola, il rumore ovattato < era ubriaca ? Fatta? Era con qualcuno?> continuò Ethan, esitando sull'ultima ipotesi, dedussi che la risposta ricevuta fosse un cenno o semplicemente non ci fu proprio una risposta, non ne sentii nessuna, ma non me ne preoccupai dato che ora avevo problemi più grandi, la vista si stava annebbiando e i sensi pian piano diventavano futili, poi buio.Flashback
Il ricordo confuso, e la leggera sensazione di leggerezza causata dall'aria che entrava dal finestrino della macchina, mi asciugava le lacrime che continuavano a scorrere imperterrite sul mio volto, non ero sobria, lo capivo dalla testa pesante, tanto meno che in grado di affrontare una gara, eppure ero nella mia auto sulla linea di partenza con Joy alla mia destra e Benedict alla mia sinistra, rimasi quasi confusa nell'osservarli, sapevo non dovessero essere li eppure non volevo che se ne andassero, il fragore improvviso del rombo delle altre macchine mi mandò in ansia, era la prima volta che mi succedeva, osservai il quadrante e la radio accesa che illuminava il veicolo, riconobbi subito la macchina di mio zio, non era fatta per gareggiare, aveva un ottima tenuta ma non l'aveva mai usata in pista, era la prima volta che gareggiavo dopo la sua morte, mi concentrai però, con occhi decisi, sulla ragazza che agitava le bandiere in aria al centro della pista e partii appena queste si abbassarono, capii subito che c'era qualcosa che non andava, la sensazione che provavo non era nuova, sentivo di non dover essere li, come se una luce mi scacciasse, improvvisamente però i sensi venirono meno, le mani mi formicolavano non riuscì a vedere più la strada, sentivo le frenate strusciate sul brecciolino e uno strano calore inondarmi la testa fino al collo, poi di nuovo buio
Fine Flashback
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Pieces of us
ChickLitA Bristol in Inghilterra, vive la famiglia Collins, che a causa di un problema finanziario è costretta a trasferirsi a Londra, nella casa di famiglia. Mary-Jane ,figlia minore di due, però a causa di un incidente tragico accaduto mesi prima, ancora...