Dentro o fuori, essere o non essere.
Il mattino dopo ero sola in casa, e impacchettavo le ultime cose prima di partire la sera stessa.
Fissavo, però, il vetro della finestra della mia stanza e guardavo le macchine correre impazzite di fretta per chissà quale loro motivo personale, ricordo il giorno e il momento precisi in cui seppi che cosa avrei voluto fare da grande, fu quando vinsi la mia prima corsa con mio zio, lo avevo sempre visto correre tra quelle strade isolate, sfrecciare e cambiare marcia concentrato e scendere poi felice con lo sguardo soddisfatto quando batteva gli avversari, affascinata dal rumore forte del motore appena acceso e l'acceleratore che si sentiva non ostante la musica a tutto volume, sorrisi mentre mi ributtavo sul letto in un sospiro
<tesoro! Hai fatto le valige e preparato le scatole ?> sobbalzai nel sentire le urla mentre mia madre spalancava la porta
<Cristo!
<scusa amore> accennò entrando nella stanza iniziando a gironzolare in giro per assicurarsi che non ci fossero ancora cose non impacchettate
<quando siete tornati?>
< una ventina di minuti fa > concluse uscendo di fretta tranciando il discorso a metà.
La stanza cadde nuovamente nel silenzio di prima mentre continuavo a viaggiare mentalmente in ricordi sbiaditi ormai da quello che era il passato
<mamma rompe perché stai sempre chiusa in camera > mi girai verso la porta dove la figura alta e possente di mio fratello mi si avvicinava lentamente
< che ti costa scendere giù?
<niente matty, niente ma non mi va > Matthew era sempre troppo insistente
<lo so che scassano jane ma ..> sbuffai tentando di alzarmi ma venni placcata dalle sue braccia
< senti mettiti anche nei loro panni però, nei nostri , sei stata vegetale su un letto di ospedale per una settimana e nessuno dei dottori ci assicurava che ti saresti svegliata, per 168 ore abbiamo avuto l'ansia e la paura che quella figura inerme, attaccata a mille fili e macchinari , sarebbe stata l'ultima cosa che più si avvicinava al tuo ricordo, mamma stava pensando al funerale era sotto ad un treno ...non puoi biasimarli> concluse sospeso al centro della stanza, immobile mentre si aspettava un mio accenno
<non li biasimo.. ma preferisco il tuo modo di affrontare il passato> d'altronde l'avrebbe ricevuta solo che nel momento esatto in cui le mie parole si scagliarono nella stanza, la risposta non sembrava più così piena mi di senso e plausibile, ma solo un capriccio di un egoista narcisista che se ne vuole stare per conto suo
< il problema jane, PROBLEMA
< chiamalo come ti pare > conclusi in uno sbuffo
<sai come lo affronto il "passato" jane ? > mi chiese però raggiungendomi in due falcate
<ogni notte mi siedo davanti la porta della tua stanza, mi assicuro che il tuo respiro lieve si intraveda nella penombra delle coperte, che il tuo petto non smetta improvvisamente di alzarsi e abbassarsi... sono costantemente impaurito al rumore metallico delle auto, al ronfo del motore di una moto o al fischio di una frenata a secco... ecco come lo affronto > le sue parole lo scalfirono però l'ossigeno della stanza, lo avevano diviso a metà e mi avevano sbattuto una verità davanti che non sapevo
<ma non mi stai addosso> eppure quello che avrei voluto fare era solo abbracciare mio fratello, eppure non avrei davvero dovuto dire quell frase, lo vidi il suo sguardo arreso, come quello di mio padre un mese prima, e quello di mia madre giorni fa; ero riuscita ad allontanare ANCHE l'unica persona che ancora non lo aveva fatto e non si era arresa, per questo forse in silenzio si era chiusa la porta alle spalle e non mi aveva più parlato per il resto della giornata.
Dal rumore degli sportelli al piano di sotto capisco che ormai anche tutti gli utensili e il necessario per cucinare sono impacchettati, ma capisco anche che davvero ora non si torna indietro, mia madre l'aveva lasciata per ultima la cucina perché "non mangeremo d'asporto per 48 ore " ma sapevo che in fondo in fondo non voleva impacchettare la cucina che mio nonno prima di morire l'aveva aiutata a scegliere e comprare, raccontava dei giorni in cui la montarono ogni volta che cucinava dei dolci e io o mio fratello eravamo presenti, raccontava che non aveva mai visto il nonno così fiero e felice per lei, e con malinconia ricorda anche che in quei giorni aveva anche saputo dell malattia ma che il nonno glielo aveva tenuto nascosto fin quando non divenne evidente...
<Mary-Jane!> la sentivo gridare ancora
< ARRIVO !> risposi con un nodo alla gola mentre prendevo gli ultimi bagagli rimasti in camera, mi voltai prima di chiudere la porta osservando ogni millimetro della mia cameretta, ogni segno sul muro dei quadri e delle foto attaccate con le puntine, sospirai però chiudendomi la porta alle spalle e corsi al piano di sotto
< ritardo, ritardissimo, SIAMO IN RITARDO> puntualizzò nervosamente mia madre mentre vagava impazzita per la sala in cerca di dio sa solo cosa
<Lydia ti prego calmati e sali in auto > la tranquillizzò fermamente mio padre mentre controbatteva cercando di fermare quella logorroica di mia madre
< MATTHEW !> urlò straziata
<eccomi! Ecco, mamma mia che pressione, sto scendendo mamma tranquilla > mi passò accanto senza neanche alzare lo sguardo e senza neanche degnarmi di saluto
< che succede ora ?> chiese mio padre guardandomi interrogativo
<niente, ho giocato con la ps5 e ho abbassato il suo livello a uno di quei giochi sulla guerra > mi inventai schietta sgusciando fuori dalla porta e infilandomi in auto, mi sedetti vicino a mio fratello con sguardo incuriosito mentre rideva al telefono, provai ad avvicinarmi ma mi fulminò con lo sguardo e istintivamente presi il mio e con le cuffie infilate nelle orecchie mentre fissavo il cielo ormai scuro , piano piano cadevo tra le braccia di Morfeo.
<sono stufa di questo!> le urla di mia madre mi fecero aprire gli occhi sotto la musica di "hozier", abbassai subito cercando di origliare e girandomi leggermente verso mio fratello per poi notare che invece lui era ancora beatemente nel mondo dei sogni
<Lydia così li svegli
<non puoi continuare a difenderla
<non la difendo, la capisco o almeno ci provo
< ma è proprio così che la difendi! > ribatté mia madre ancora più nervosa, mi misi leggermente appoggiata sulla spalla di mio fratello e con occhi ancora serrati misi muto il telefono
<cerca solo di staccarti, non puoi pretendere che si riprendi così
<dopo due mesi e tutti i soldi spesi almeno me lo aspetto, sarebbero stati soldi che ci avrebbero fatto comodo ora lo sai?
<la situazione si sarebbe posticipata solo di altri mesi e ci saremmo dovuti arrangiare ugualmente, discorso chiuso per favore
< sono delusa, è il mio più grande rimpianto
<tesoro ti prego basta ..
< non dovevi permettere a tuo fratello di farla entrare in questo mondo lo sai che...> alzai velocemente il volume e strinsi con forza i denti mentre una lacrima scendeva solitaria sul volto... era delusa, da me ... ancora.
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Pieces of us
Chick-LitA Bristol in Inghilterra, vive la famiglia Collins, che a causa di un problema finanziario è costretta a trasferirsi a Londra, nella casa di famiglia. Mary-Jane ,figlia minore di due, però a causa di un incidente tragico accaduto mesi prima, ancora...