Fiato mozzato

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Mi stiracchiai lentamente nel letto, socchiudendo gli occhi mentre i raggi di sole filtravano attraverso le tende della mia camera. La luce calda illuminava il disordine che avevo lasciato dietro di me, i vestiti sparsi e i libri aperti, segni tangibili di un periodo di confusione che sembrava non voler finire mai. Era passato un altro giorno, un'altra settimana senza mettere piede a scuola, e la mia assenza si faceva pesante, come un mantello che non riuscivo a togliere. Matthew non aveva mai menzionato il mio isolamento, ma il suo sguardo preoccupato era sufficiente a far crescere un senso di colpa dentro di me.

Il suono insistente del campanello mi riscosse dai pensieri. Sobbalzai e mi alzai dal letto, sentendo il corpo ancora intorpidito. Indossai in fretta una maglietta oversize e un paio di leggings, cercando di apparire decente mentre scendevo le scale. Aprendo la porta, trovai Carissa e Logan, i loro volti sorridenti irradiavano un'energia contagiosa, ma sotto quella superficie c'era anche una certa preoccupazione.

"Ehi, ti sei finalmente ricordata di noi!" scherzò Carissa, mettendo una mano su un fianco e sollevando un sopracciglio in modo provocatorio. "Pensavamo che ti fossi trasformata in un'eremita."

Feci un debole sorriso, ma dentro di me si agitava un misto di imbarazzo e rifiuto. "Mi dispiace, ragazzi. Ho avuto... un po' di casini da sistemare." Le parole mi uscirono a fatica, come se ogni suono fosse un peso.

Logan annuì con uno sguardo comprensivo, ma Carissa non sembrava disposta a mollare. "E quindi hai deciso di tagliarci fuori? Sei sparita completamente, Jane. Ci siamo preoccupati."

Il suo tono accusatorio mi fece sentire un nodo allo stomaco. Mi morsi il labbro, cercando di trovare una scusa che non suonasse troppo banale. "Stavo solo cercando di sistemare alcune cose," mormorai, ma non ci credevo nemmeno io. Prima che potessi spiegarmi meglio, Matthew apparve nel salotto, seguito subito da Will e Noah. Si avvicinarono, salutando i due nuovi arrivati con cenni amichevoli e sguardi curiosi.

"Questi sono Logan e Carissa," spiegai in fretta, come se potesse chiarire la situazione.

"Piacere," disse Matthew, il suo sorriso caldo e accogliente. Stringendo loro la mano, Will e Noah annuirono, studiando i nuovi arrivati con un mix di curiosità e protezione, come se dovessero difendermi da un possibile attacco.

"Bella casa," commentò Logan, osservando con interesse l'ampio salone, come se stesse valutando la nostra vita. "Non pensavo che ci fosse così tanta gente qui."

"Viviamo tutti insieme, più o meno," spiegò Matthew, il suo sorriso nascondendo un briciolo di orgoglio. "È... complicato." Le sue parole suonavano come una verità accettata, una normalità che cercavamo di mantenere.

"Beh, siamo venuti per tirarti fuori di casa, Jane," intervenne Carissa, interrompendo le formalità. "Abbiamo pensato che una bella cena tutti insieme e poi una serata tra amici potesse farti bene."

Il suo entusiasmo era contagioso, ma io esitavo. Mi voltai verso Matthew, incerta. "Non so se è una buona idea..." La mia voce tremava leggermente, come se il semplice pensiero di uscire mi mettesse a disagio.

"No, no," mi interruppe lui, la sua voce calma e decisa. "Sei stata rinchiusa qui troppo a lungo. Penso che uscire ti farà bene."

Non potevo negare che una parte di me desiderava ardentemente quel conforto.

Alla fine, cedei. Un po' di socialità non poteva farmi male. Cenare con i miei nuovi amici e con quelli vecchi sembrava una buona opportunità per distrarmi. In cucina, la preparazione del cibo creò un'atmosfera leggera e quasi familiare. Le risate riempivano l'aria mentre Carissa si lamentava della salsa di Logan, mentre Matthew e Noah improvvisavano una grigliata in giardino, e Will cercava di evitare che tutto andasse a fuoco.

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