CAPITOLO 17

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Il giorno successivo, Reign fece come gli aveva suggerito Minerva. Portò Nestor Harris ad un pranzo di lavoro. Gli spiegò che parlare non faceva parte dei suoi compiti, ma che doveva recuperare informazioni e osservare. All'incontro rimase così silenzioso che notare la sua presenza fu quasi impossibile.

Durante il ritorno in ufficio, Reign si complimentò per il lavoro fatto e Nestor sembrò quasi arrossire. Tutti i compiti che gli diede quel pomeriggio furono svolti con la massima cura e Nestor mantenne un tono molto più professionale con i visitatori. Era sparito anche quel noiosissimo "certamente".

Ovviamente che gran parte dei visitatori conoscevano e apprezzavano meglio Minerva, ma Nestor aveva saputo gestire molto bene la situazione. Cosa che a Reign era sembrata molto normale.

Reign aveva delle società da dirigere, dei lavori da svolgere e degli investimenti da studiare. Né lui né i suoi assistenti erano lì per divertirsi. In ogni caso, quella sera, sull'ascensore che lo portava al suo attico chiamò Minerva.

"Ciao, Reign."

"Hai appena finito di farti la doccia, non è così?"

"Cosa te lo fa dire? Hai messo delle telecamere nella mia stanza?"

Lui sorrise. Lei non era l'unica a saper gestire e capire le persone.

"Non mi permetterei mai. Diciamo che ho tirato ad indovinare per costringerti a dire qualcosa che lo confermasse. Questo è il modo in cui lavoro con le persone."

"Preferisco il mio approccio diretto."

"A me piace essere un po' subdolo."

"Ma tu guarda... Chi l'avrebbe detto?"

Il viaggio in ascensore non fu infinito. Le ante si aprirono ed entrò nel suo appartamento. Strano, ma quella sera non gli sembrò di aver messo piede in un deserto, un inferno vuoto, freddo ed impersonale. L'ansia che sentiva tutte le sere nel ritornare a casa sua era sparita.

Si tolse la giacca e si diresse verso il bar.

"Com'è andata oggi?" gli chiese lei.

"Ho fatto quello che mi hai suggerito con Harris e oggi è stato molto più preciso."

"Ottimo. Sono contenta di sentirtelo dire."

Reign si lasciò cadere su una poltrona. Sollevò i piedi, si appoggiò allo schienale e assaporò un sorso del suo liquore preferito.

"Direi che abbiamo iniziato a lavorare come una macchina ben oliata. Sa che domande fare e non chiede cose stupide. Mi sa che ho trovato il giusto assistente."

La sua felicità fu accolta da silenzio assordante da parte di Minerva. Guardò il display del cellulare. Lei era ancora lì.

"Minerva, tutto okay?"

"Sì... Ottimo per lui. E per te. Credo..."

"Direi che questa è una buona notizia anche per te, Minerva. Fin dal primo giorno in cui ti ho quasi trascinata nel mio ufficio, non hai fatto altro che lamentarti che volevi lavorare in contabilità. Perché il fatto che abbia trovato un valido sostituto dovrebbe infastidirti?"

"Nessuno vuole essere rimpiazzato così facilmente, Reign."

"Tecnicamente non sei stata rimpiazzata. Sei stata promossa."

"A fare la babysitter?"

"A fare la manager. Sei la manager di Santiago."

"Strano, ma a me sembra che io sia stata mandata in panchina. Non mi sembra di essere una manager."

LA BELLA ASSISTENTE & IL CEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora