6: Come uno scudo

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Non ha l'aria di una domanda, è più un'affermazione o un ordine perché non faccio neanche in tempo a rispondere che si gira e senza lasciarmi il polso si fa strada tra la gente. Non oppongo resistenza. 

Drew sembrava essere molto più alto rispetto a me, la sua vasta schiena scolpita mi fece a modi "scudo" insieme a tutto il suo fisico raggiungendo con facilità il posto da cui è entrato poco fa, sposta la tenda e dopo qualche metro apre una porta che richiude alle mie spalle lasciando libera la mia pelle. Noto sulle nocche del sangue fresco. 

La stanza è piccola, c'è un lavandino con uno specchio e una finestra dove entra la luce fioca della luna, in penombra questo ragazzo sembra ancora più bello se è possibile, mezza faccia illuminata dalla luna e mezza all'ombra in un contrasto perfetto. Mi sta fissando e non riesco a decifrare il suo sguardo mentre io al contrario abbasso gli occhi al pavimento ma provo lo stesso a parlare.

<<Grazie, non so cos'avrei fatto.>> Dico esitante.

<<Sei venuta sola?>> domanda secco e rimango interdetta di fronte tanta freddezza.

<<No, sono venuta con la mia compagna di stanza e il suo amico Ryan. Non so come mi sono ritrovata avanti e non li ho più trovati>> ammetto sincera. 

La tensione del caos accumulata di pochi istanti fa inizia a sciogliersi, ma il cuore non ne vuole sapere di rallentare il suo battito che ho paura si possa anche sentire.

Il ragazzo non risponde, muove contrariato la testa e si infila una maglietta a tinta unita nera, un pacchetto di sigarette e un mazzo di chiavi.

<<Andiamo>> si dirige verso la porta alle mie spalle ma prima di aprirla si gira a guardarmi perché non mi sto muovendo.

<<Andiamo? Dove? E poi neanche ti conosco>> mi affretto a dire, dopotutto è la verità.

<<Sono Drew. Ora ci conosciamo>> il suo volto adesso sembra meno teso ma è difficile a dirsi visto le sue risposte sempre molto misurate.

<<Ma questo non significa conoscersi sappiamo semplicemente i nostri nomi, potresti essere un perfetto serial killer e..>> vengo interrotta dalla sua risata breve, un attimo bastato a sentire questo suono gutturale da volerlo conservare dentro me.

Un suono così profondo e primordiale da custodire come un segreto, un suono così sincero quanto innocente che puoi solo memorizzare. Ne rimango incantata.
<<Non sono un serial killer anche se saresti stata un'ottima preda>> si ferma per un istante a guardarmi dall'alto in basso

<<piccola.. ingenua.. carina..>> arrossisco leggermente, restando impassibile al suo sguardo.
Anche se dentro mi stavo sciogliendo e volevo solo scappare.

 <<Se lo fossi stato già mi sarei approfittato di te, vista la fatica che ho fatto per prenderti>> gira la maniglia ed esce dalla stanza senza aggiungere altro. 

Rimango spiazzata da quest'ammissione, certo non è passato in mezzo alla folla per caso visto che sarebbe stato molto più comodo andare via, ma sentirlo dire da lui è un'altra cosa infatti non voglio rimanere sola in questa stanza semi buia senza neanche conoscere la via d'uscita.. Mi affretto a seguirlo.

Ci dirigiamo verso una porta laterale che affaccia all'esterno dove parcheggiata di fronte a noi c'è una moto, aspetto che continui a camminare invece si ferma e sale in sella.

<<Mettiti questo>> mi passa il casco nero che aveva legato sul manubrio ma invece di fare come ha detto lo tengo tra le mani.

<<Che c'è?>> mi chiede confuso con la mandibola contratta.

<<Non sono mai salita su una moto. Non mi ispira per niente fiducia, la velocità mi fa paura e non mi sento al sicuro lì sopra>> .

ho detto tutte le motivazioni per cui non salirò su questa cosa o ne ho tralasciata qualcuna? 

Drew pare che stia bilanciando le mie frasi nella testa perché non risponde subito e guarda altrove, ma poi posa lo sguardo su di me. 

<<Andrò piano. Anche se non mi conosci lì dentro quando ti ho presa ti sei sentita al sicuro, qui sarà lo stesso basta che ti tieni a me come hai fatto prima. Non permetterei mai succedesse qualcosa>> parla lentamente e le sue parole sembrano essere sincere e ancora una volta troppo soppesate.

<<Chi ti ha detto che prima mi sono sentita al sicuro?>> 

Ho perfino ammesso di aver paura di lui.


<<Il tuo corpo>> Risponde senza timore
<<Quando ti tenevo il braccio prima che ti girassi eri rigida, e tesa. Quando ti sei voltata verso di me e mi hai visto invece hai buttato fuori tutta l'aria che stavi trattenendo e hai rilassato il braccio. Quando stavamo camminando non hai esitato a seguirmi e quando eravamo chiusi in quella stanza da soli il tuo respiro si è regolarizzato e il tuo sguardo si è rilassato. Il tuo corpo dice molto più delle tue parole, e ora mettiti questo casco>>

termina la frase come se ha il pieno controllo e la consapevolezza di tutto che sta dicendo.

Era davvero deciso.

Non so come replicare, forse perché si è avvicinato alla verità più di quanto sia disposta ad ammettere. Così faccio come dice e salgo dietro di lui che si gira appena e accenna ad un mezzo sorriso arrogante poi mette in moto e parte.

Più blu dell'Oceano •Drew Starkey•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora