12: Per caso noi due..

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Vengo colta alla sprovvista e abbasso subito lo sguardo sulle mani come una bimba colta in flagrante a ficcanasare su cose che non gli appartengono. 

Sento la pelle pulsare sotto il suo sguardo infuocato, è come se i suoi occhi stessero sfiorando ogni centimetro del mio corpo provocandomi una leggera scossa di piacere nel ventre.

<<Non abbassare lo sguardo, Zoey>> continua in tono calmo e profondo.
Rialzo subito gli occhi nella sua direzione come se fosse un ordine, come se il mio corpo non rispondesse più di me ma di lui.

È la prima volta che lo sento pronunciare il mio nome e vorrei che continuasse a farlo, le lettere accarezzate dalla sua bocca fanno sembrare unico questo suono. Non riesco a stargli vicino, mi sento totalmente indifesa in sua presenza e la cosa che mi fa paura è che mi piace sentirmi così, come se potessi lasciarmi andare ad un'altra persona senza timore. 

Faccio un passo indietro nel tentativo di aumentare la distanza tra noi, l'elettricità che aleggia nella stanza è troppo forte per poter essere negata.
Cerco di riprendere il controllo di me stessa provando a parlare.

<<Sì mi piace, ma non capisco cosa rappresenti>> rispondo rivolgendo la mia attenzione di nuovo sul quadro.

<<Il male che prevale sul bene in ogni situazione>> si limita a dire

<<sei sempre così mattutina?>> chiede alzando un sopracciglio e capisco che non vuole continuare l'argomento.

<<No in realtà no, ma dopo ieri sera era difficile rimanere a letto>> mi fermo ricordando il mio risveglio.

Ho una domanda in testa che mi attanaglia il cervello desiderosa di avere una risposta

<<per caso .. noi due..>> dico indicando prima il suo corpo poi me nella speranza di essere capita senza dover continuare la frase, sento le guance avvampare.

Drew al contrario sembra divertito ed estremamente a suo agio, si appoggia con la schiena alla testiera del letto ma noto i muscoli irrigidirsi quando i miei occhi si posano sul suo corpo.

<<Noi due cosa Zoey?>> la sua voce mi riecheggia nello stomaco e mi riporta alla nostra conversazione.

Si sta prendendo gioco di me e la cosa lo diverte, mentre io al contrario vorrei solo sparire in questo momento.

<<Noi due abbiamo..>> cerco di nuovo di farmi capire ma dal suo sguardo percepisco che non la finirà finché non dirò quello che vuole sentire. 

Prendo una boccata d'aria e sputo fuori le parole tutte insieme 

<<abbiamo fatto sesso?>>

Il suo sorriso arrogante dimostra che ha appena raggiunto il suo obiettivo, ma poi torna serio.

<<Hai una valutazione di me molto bassa per pensare una cosa del genere. Non faccio sesso con persone non consenzienti o svenute come in questo caso. Prediligo di gran lunga la reattività, ma questo mi sembra già di avertelo detto>> sospira mentre io ricordo la nostra breve chiacchierata al ristorante dove spiegava le assurde ragioni per cui non accetta i numeri delle ragazze che condividono il suo letto.

<<Per cui no Zoey, non abbiamo fatto sesso. Non per il momento>> aggiunge infine.

Sgrano gli occhi e spero di aver sentito male, ma il ghigno sfacciato che prevale sul suo volto mi da la conferma di quello che ha appena detto.

Non mi piace la piega che sta prendendo questo discorso, mi giro per dargli le spalle e per non fargli vedere i brividi che sono appena comparsi sulle mie braccia. Non mi è mai successo che mi sentissi totalmente vulnerabile di fronte a qualcuno, il modo in cui solo con la voce riesce a destabilizzare ogni parte di me è totalmente nuovo.

<<Ora è meglio che vada>> dico abbassando la voce, il mio cervello mi suggerisce di fuggire il prima possibile da questa stanza ma altro in me prega per rimanere.

Lui non risponde, sono di spalle e non posso vederlo, sento però il materasso muoversi sotto il suo peso.

Sono tesa non sapendo cosa fare contrastata da due lotte che si animano dentro me, il silenzio e l'attesa di una risposta mi mettono in allerta.
Non mi giro ma posso percepire la sua vicinanza, sento il suo respiro caldo sulle mie spalle e chiudo gli occhi per farmi cullare dal suo calore.

Mi circonda la vita con le mani e mi obbliga a voltarmi, i suoi occhi brillano mentre puntano i miei, sono intrappolata nel suo sguardo che poi si abbassa al naso e si sofferma alla bocca.

Prigioniera del suo tocco che anima muscoli di cui non conoscevo l'esistenza non sono in grado di sottrarmi, rimanendo così sospesa nella stretta delle sue mani.

<<Perché?>> dice quasi sottovoce più a sé stesso che a me.

Mi chiedo cosa voglia dire ma non riesco a ragionare lucidamente con lui così vicino, distolgo lo sguardo dai suoi occhi fissando il letto.

<<Perché te ne vuoi andare se il tuo corpo ti chiede di restare?>> ora chiede con un tono freddo e misurato avvicinandosi al mio orecchio.

Più blu dell'Oceano •Drew Starkey•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora