LA CASA, LA NEBBIA E IL GATTO

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Il ticchettio del grande orologio a pendolo che era posto al centro della sala sembrava dare un tempo ai passi del padre di Sammy.
Un ticchettio, un passo, un ticchettio un passo.
Avanzava verso Cloe che cercava di fare da scudo alla figlia che stava per piangere

Cloe: "Eddy! Cosa vuoi fare? Siamo noi! Sono tua moglie! Perché non ci guardi!?"

Cloe aveva notato lo sguardo del marito. Era vuoto, non fissava nulla di particolare. Camminava come un' automa. Sembrava privato della sua anima ed era proprio così!

La bambina lo stava manovrando come un burattino sotto la sua malvagia volontà, come aveva già fatto con i precedenti inquilini.
La sua sete di vendetta era immensa, insaziabile.
Più anime avrebbe catturato nella casa e più lei sarebbe stata forte, così anche la casa

"Non potete capire.. voi, e loro.." indicò tutti i fantasmi che stavano uscendo da ogni singolo punto di quelle pareti e pavimenti facendo terrorizzare Cloe che ora ricordò tutto, tutte le stranezze, le cose successe, gli echi nel corridoio durante la notte, l'ombra nera che la chiamava mamma fingendosi sua figlia, gli sportelli aperti ogni mattina, gli oggetti spostati o rotti, i comportamenti senza senso del marito, l'uomo che l'aveva avvisata quel giorno dicendo di andarsene prima che potesse essere troppo tardi, sua figlia che parlava senza avere nessuno vicino a lei.. ora era tutto chiaro, c'era malvagità in quella casa.

Iniziò così a correre prendendo Sammy in braccio

"Dove vuoi andare Cloe? Non si può uscire da questa casa! Avete segnato il vostro destino da quando avete varcato la soglia di questa casa! MORIRETE TUTTI!" Urlò l'uomo, ma la sua voce era confusa e mescolata con una voce non umana, dal tono inquietante e spaventoso.

Sammy piangeva, si teneva stretta al petto della madre che cercava di rassicurarla ma la sua voce era palesemente spaventata e nel profondo, sentiva che non avrebbero avuto scampo.
Cercò di spingere la maniglia della porta che dava sul retro della casa ma era bloccata.
Così iniziò a correre verso le finestre ma erano come sparite.

Cloe era disperata, cercava di farsi forza per non gettare nel panico anche Sammy, ma la realtà era che si trovavano da sole con qualcosa di molto più grande di loro.

Ruben era fuori. Aveva visto la maniglia della porta sul retro muoversi e capì che stava succedendo.
Doveva intervenire immediatamente.
Rientrare in casa era impossibile. La nebbia aveva creato una sorta di barriera che gli impediva di avvicinarsi alla casa.
Così prese una delle decisioni più difficili per lui, nonostante la fitta nebbia che stava ricoprendo qualsiasi cosa dando l'impressione di essere nel nulla più assoluto e probabilmente era di fatto proprio così!

Ruben decise di trovare l'uscita verso il grande cancello di ferro battuto.
Cercò di dare ascolto solamente ai suoi sensi di gatto e nonostante facesse fatica ad orientarsi in quella nebbia maledetta e surreale riuscì ad uscire oltre il cancello.

Ruben annusò l'aria con il nasino.
Sembrava che al di fuori del cancello, la malvagità di quella casa e quel terreno scomparisse.

Fu in quel preciso istante che il gatto Ruben capì che quella casa doveva essere eliminata e che quel terreno doveva essere reso inagibile o in disuso.

Quel terreno era maledetto.

Così cercò di fermare qualcuno per farsi aiutare. Se fosse riuscito a connetersi mentalmente con qualcuno avrebbe potuto creare un collegamento con l'esterno.
Sperava che questo potesse servire per liberare la famiglia di Sammy da quel luogo.

Intanto padre Samuel si trovava ad un semaforo rosso.
L'attesa lo stava snervando.
Sembrava che qualcosa facesse di tutto per farlo tardare.
Aveva ancora un quartiere che lo separava da quello dove si trovava la casa di Cloe e la sua famiglia.
Picchiettava nervosamente sul volante della sua auto in attesa che il semaforo diventasse verde.
Non appena lo diventò, Samuel tenne il piede premuto sull' accelleratore, non voleva rischiare di trovare altri semafori rossi, il tempo stringeva e lo sentiva.

Ruben cercava di farsi notare da chi passava lì davanti ma nessuno sembrava volergli dare retta, anche perché, chi non aveva empatia non poteva capire il suo linguaggio.

Quando vide da lontano i fari di un auto decise che quella era l'ultima occasione che aveva per poter aiutare  la piccola Sammy.
Prese la rincorsa e non appena la macchina si avvicinò saltò dritto sul cofano, facendola fermare di colpo.

Samuel sapeva di essere nella zona della casa ma non riusciva a trovarla.
La nebbia l'aveva nascosta.
Era frustrato e ormai pensava di non aver speranze, che la nebbia avesse vinto, ma non appena quel pensiero lo aveva attraversato, qualcosa piombò sul cofano della sua auto

"Un gatto???"

Esclamò fermandosi di colpo per poi uscire dall'abitacolo per controllare che l'animale stesse bene.

Non appena lo prese in braccio per assicurarsi che stesse bene, Ruben lo guardò dritto negli occhi e da quel momento l'empatia tra i due si creò quasi immediatamente

Ruben: " Sono in pericolo! Dobbiamo andare a liberare Sammy e la sua famiglia da quella casa!"
Il gatto parlò mentalmente a Samuel che annuì capendo che la situazione era ormai precipitata.

Intanto il grande cancello di ferro battuto alle sue spalle, cigolando, si spalancò

Ruben: " È ORA...."

Il gatto nero scese dalle braccia di Samuel e si fece seguire, scomparendo entrambi nella nebbia

Continua...

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