Capitolo 6: Hermione Granger

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Quando Hermione tornò a casa erano le dieci passate. La sua sessione con Malfoy era durata più di quanto lei avesse previsto e lei era dovuta rimanere in ufficio a preparare i trattamenti di ogni suo nuovo paziente. Poi, a scrivere proposte per richiedere più fondi per il suo programma e, ottimisticamente, qualche altro guaritore. Se avesse per lo meno potuto avere altri due guaritori, avrebbero tolto un bel po' di peso dalle sue spalle. Lei avrebbe potuto concentrarsi sui pazienti più "complicati" come Malfoy. I suoi piani erano pronti per essere presentati sulla scrivania del ministro la mattina seguente. Aveva già mandato un gufo a Kingsley per richiedere un appuntamento. Lui c'era sempre quando lei aveva bisogno di un favore. Diceva sempre che la amava come una figlia. E se Hermione un po' si approfittava di questo suo affetto, beh, erano affari. Per un bene superiore (oh che parole familiari).

Hermione aprì la porta il più silenziosamente possibile. Probabilmente Ron stava dormendo. Tutto era scuro mentre cercava di arrivare alla sua camera senza pestare Grattastinchi. La luce del suo appartamento sia accese. Hermione chiuse gli occhi e si preparò per la discussione imminente. Non era davvero dell'umore, né aveva le energie per litigare.

"Buonasera Mione, che gentile da parte tua tornare a casa." Disse Ron con sarcasmo. Dal suo tono e dalle bottiglie sul tavolino da caffè, capì che aveva bevuto, come ogni sera.

Hermione sbuffò infastidita "Ciao Ronald, ti ho detto che sarei tornata tardi. È stato il mio primo giorno di visite con i pazienti. Ho dovuto preparare i piani di cura per domani, così il ministro potrà aumentare il budget."

"Sì, i mangiamorte"

"Non chiamarli così! Vogliono una nuova vita e tutti meritano una seconda chance"

"Non loro! Sono rifiuti umani. Dovrebbero tutti marcire in prigione."

"Ma come ti permetti? Ron, noi ti abbiamo dato una seconda chance. Ricordi, quando hai abbandonato me e Harry nella foresta?"
"Non è la stessa cosa. Sei pazza se pensi che lo sia."

"Eravamo tutti dei bambini Ron, abbiamo tutti fatto quello che dovevamo per sopravvivere."

"Sì, come cancellare i ricordi dei tuoi genitori."

Hermione raggelò. Non era mai riuscita a restituire la memoria ai suoi genitori, ma alla fine erano salvi e vivi. Questo idiota aveva davvero il coraggio di rinfacciarglielo?... bene...

"Mione mi dispiace. I... non intendevo... è solo che... mi fai così arrabbiare, ma noi possiamo lavorarci..."

Hermione puntò la bacchetta alla gola di Ron e lo guardò negli occhi. Aveva finito di sprecare il suo tempo. "Fuori. Da. Casa. Mia."

"Ma che dici? È casa nostra Mione. L'abbiamo comprata noi. Ci sposeremo presto."

Hermione fece una risata isterica a queste parole.

"Noi? Non c'è più un noi, Ronald. Ho comprato questo appartamento con i miei soldi. Non voglio sposarti. Perché pensi che non abbia mai fissato una data? Non c'è futuro con te. Tu mi trattieni Ron, e io non ce la faccio più. Ora vattene."

"Sei chiaramente stanca e irritata. Tornerò domani quando ti sarai calmata e potremo parlare. Buonanotte Mione."

Mentre lui camminava verso la porta lei gli urlò dietro Ronald! Il mio nome è Hermione, non Mione."

Lo guardò mentre chiamava la Tana con la metropolvere in mano e le fiamme verdi lo lambivano. Aspettò di sentire il senso di colpa prendere il sopravvento ma non arrivò. Invece, si sentì libera. 

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