Capitolo 11: Time is Ticking

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I mesi successivi fuori i migliori della vita di Hermione, ma anche pieni di ansia. I processi sarebbero iniziati presto e lei aveva bisogno che tutto fosse perfetto. Aveva fatto visita a Draco ogni lunedì e ogni venerdì. Avevano fatto tanto sesso, ma avevano anche parlato. Della vita di entrambi, non solo della sua. Hermione gli aveva parlato dei loro piani futuri, per quando lui sarebbe uscito. Draco non aveva contribuito alla conversazione, aveva solo sorriso e annuito. Come se avesse paura di alimentare le sue speranze.
Ma Hermione ne aveva abbastanza per tutti e due.

Lui le aveva parlato della sua famiglia e dei suoi amici. Le aveva chiesto come stessero e lei, senza scendere troppo nei dettagli, aveva risposto che stavano tutti bene e che lui gli mancava. L'aveva aiutata a scrivere alcune proposte di legge, non solo per i detenuti di Azkaban, ma anche per i lupi mannari e gli elfi domestici. Lei li avrebbe sottoposti a Kingsley, che avrebbe cercato di farli approvare dal Wizengamot.

Hermione aveva imparato presto che, benché lei fosse considerato la strega più brillante della sua età, alcuni maghi non sarebbero mai cambiati. Non volevano rinunciare alla loro influenza. Quindi, ogni volta che lei presentava una proposta, molti di loro non l'ascoltavano nemmeno.

Forse perché era giovane, Nata Babbana, una donna?

Ovviamente non lo avrebbero mai ammesso. Quindi Hermione avrebbe dovuto trovare un modo per scavalcarli, e quello di cui aveva bisogno era più potere. E il potere arriva sottoforma di numeri, denaro, nomi. Ci sarebbe voluto tempo, ma se fosse riuscita a far cambiare idea anche solo a pochi di loro, e se questi pochi avessero avuto un posto nel Wizengamot, del denaro e i giusti nomi, allora lei avrebbe potuto cambiare la legge. Era per una buona causa. In realtà, tutto quello che voleva era che tutti avessero gli stessi diritti. Un bene superiore.

Una mattina di inizio luglio, sentì bussare alla sua finestra mentre si preparava ad andare a trovare Draco per la sua sessione del lunedì. Aprì la finestra e il gufo del ministero le lasciò una lettera prima di volare via. Hermione la aprì e vide la notizia che stava aspettando; le date del processo erano fissate per tutti. Quello di Draco, ovviamente, sarebbe stato l'ultimo, fissato per il 10 settembre, pochi giorni prima del suo compleanno. La riempiva di gioia sapere che sarebbe stato con lei nel giorno del suo compleanno. Aveva scritto delle lettere ai suoi colleghi informandoli delle rispettive date in modo che potessero essere pronti.

Hermione si recò al ministero e poi passò con la passaporta ad Azkaban. Così tante domande iniziarono a riempirle la mente. Avrebbe voluto vivere con lei o al Manor? No, non poteva al Manor perché i suoi genitori erano ancora agli arresti domiciliari. O forse avrebbe voluto comprare un appartamento da qualche parte a Londra? Avrebbe voluto sposarsi? Avere dei bambini? Avrebbe sostenuto la sua carriera o avrebbe voluto che restasse a casa? No, le aveva detto fin dal primo giorno che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa insieme al mago giusto.

Seduta alla scrivania, aspettò l'arrivo di Draco. La porta si aprì come sempre alle 13 e lei notò che finalmente non aveva più addosso la camicia di forza!

Si guardarono negli occhi senza muoversi mentre le guardie se ne andavano conoscendo la routine. Quando la porta si chiuse, entrambi corsero l'uno verso l'altra. Le afferrò i capelli e la baciò febbrilmente.

"Ho aspettato così tanto tempo per toccarti," ringhiò mentre lei lo avvicinava. Cominciò a sbottonarle la camicetta, ma Hermione lo fermò.

"Aspetta Draco, ho una notizia da darti."

Si fermò e la guardò incuriosito.

"Abbiamo una data per il tuo processo. Per tutti voi" sorrise ma lui aggrottò la fronte e abbassò lo sguardo. Le sopracciglia di Hermione si aggrottarono. "Draco... non sei felice? Pensavo... pensavo che saresti stato felice. Uscirai presto. Abbiamo così tanto di cui discutere. Vuoi vivere con me o prendere una casa tutta tua? Cosa ti piacerebbe fare? Sono sicura che riavrai i tuoi soldi. Potremmo viaggiare un po' se vuoi..."

Draco rimase in silenzio...

"Draco, rispondimi, per favore."

"Hermione... tu e io lo sappiamo entrambi, non uscirò di qui."

Hermione rise. "Non essere sciocco. Certo che uscirai. Lo farete tutti. Kingsley è molto interessato al vostro rilascio"

Draco alzò il sopracciglio. "E perché dovrebbe essere così, principessa? Nessun segreto"

"Potrei averlo convinto che se vi aiutasse tutti, potreste essergli molto grati e potreste fare una donazione per la sua rielezione."

"E perché non ti candidi tu stessa, amore?"

"Non è ancora il momento. Devo ancora far cambiare idea ad alcune persone, in modo che... quando diventerò ministro, nessuno metterà in discussione ciò che dico. Sono abbastanza paziente da aspettare il momento giusto".

Lo guardò, non con paura del suo giudizio ma sperando che lui capisse, e così fu. Un sorrisetto si arricciò sulle sue labbra. La baciò lentamente. Quando fece un passo indietro per vedere il suo viso, sussurrò: "Sposami".

Hermione sbatté le palpebre.

"Che cosa?"

"Sposami."

"Certamente, il giorno in cui verrai rilasciato."

"No, sposami adesso"

Hermione fece una risata. "Draco, non posso sposarti adesso."

"Perché no?"

"Prima di tutto, sono il tuo guaritore."

"Stiamo già scopando, Principessa. Pensavo avessimo superato questa fase..."

Lei sbuffò irritata e stava per rispondere, ma Draco la interruppe.

"Non dirmi che vuoi un matrimonio in grande. Con gli invitati e il vestito bianco".

"Non c'è niente di sbagliato nel volerlo, Draco, ma davvero non mi interessa se siamo solo noi. Voglio sposarti, ma perché tutta questa fretta?"

"Precauzione."

Draco si morse il labbro e distolse lo sguardo, riflettendo attentamente sulle sue parole.

"Sposami, principessa, e se esco di qui, ti organizzerò la più grande festa di nozze e potremo andare ovunque tu voglia per la nostra luna di miele. Ma se non esco di qui... Amore, ho bisogno che tu sia al sicuro, non solo finanziariamente ma anche grazie al mio nome. Indipendentemente dalla mia situazione attuale, il nome dei Malfoy ha ancora un peso. Ma tu lo sai già, principessa. So che il tuo cuore gentile è disposto ad aiutarci, ma vuoi anche usare tutti noi per approvare quelle sciocche leggi per gli elfi e i cani... sbaglio?"

Senza distogliere lo sguardo, rispose. "No, non hai torto. Ma io ti amo. Draco, per favore, non dubitarne."

"Lo so, principessa, anch'io... ti amo. Non ho mai detto quelle parole a nessuno, nemmeno a mia madre. Ecco perché voglio che tu mi sposi. Anche se mi daranno il Bacio, potrò comunque aiutarti in qualche modo. Con il mio nome, la famiglia e gli amici ti seguirebbero, indipendentemente dal tuo stato di sangue."

"E non potrò sposare nessun altro, dal momento che tecnicamente non sarai morto e non potrai firmare un divorzio."

Draco si limitò a sorridere, maliziosamente. "Sei mia e sarà così fino al giorno della nostra morte, principessa. Sono un moccioso egoista quando si tratta di te."

"E tu sei mio, Draco. Mi rifiuto di lasciarti marcire qui. Uscirai da questo posto."

Anche se fosse l'ultima cosa che faccio, si disse.

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