Gli si parò davanti un bestione, lungo e ben piazzato, con una lunga barba i cui ricci ricadevano fino al petto. Continuava ad agitare le sue grosse mani squadrate con cui teneva una lanterna, che spargeva una luce rossastra attorno al suo corpo gigantesco.
-Primo anno! Primo anno QUI!- urlava ostinatamente cercando di farsi sentire da tutti i nuovi arrivati. Venne a crearsi un cerchio gremito di ragazzini che gli arrivavano poco più su del ginocchio, e i tre compagni smisero di guardarsi attorno e presero a correre verso il gigante.
-Oh! Perbacco. Il figlio di Harry!- aveva un voce piuttosto roca e dall'accento marcato. Per Albus aveva un nonsoché di familiare. Avvertì una mano poggiarsi sulla sua schiena. La presa si strinse e lui si ritrovò a quasi due mentri da suolo, sventolando le gambe a vuoto, mentre l'uomo barbuto gli ripeteva che era tutto suo padre e gli chiedeva se Harry gli avesse mai parlato di lui. E in verità sua padre, pur essendo piuttosto riservato riguardo la sua vita a Hogwarts, gli aveva raccontato di Hagrid e dei suoi animali, e lui aveva sempre insistito affinché gli ripetesse la storia di Fierobecco.
-Mettimi giù!- gli disse ridendo. Sembrava quasi un ordine, tanta la velocità con qui il bestione lo ripose sui mattoni ancora tiepidi dopo tutto il calore assorbito nel pomeriggio. Per essere il primo di settembre, infatti, faceva fin troppo caldo.
-Dovremo fare presto, Il Preside non accetta ritardi!- il vocione tuonò su tutti i ragazzini, e questi si affrettarono a raggiungere le barche che li avrebbero trasportati ad Hogwarts. Si disposero in gruppi di quattro e, come Scorpius aveva previsto, i due cugini si sedettero accanto a lui, seguiti da un tipo bassino con i capelli a spazzola. Aveva gli occhi di un blu sporco, con diverse striature di altri colori. Per coglierle tutte nelle loro molteplici sfumature, Scorpius si avvicinò al nuovo arrivato tanto che i loro nasi erano ad un soffio dallo scontrarsi. Il gesto dovette aver spaventato il ragazzo, che si ritrasse sporgendosi all'indietro. Pochi centimetri e avrebbe assaporato il velo salmastro dell'acqua sulla sua pelle.
Iniziarono in fretta le presentazione, e Albus si dimostrò molto più gentile di qualche ora prima. Aveva socializzato al meglio col ragazzo che era sicuro di appartenere ai Serpeverde. Era un NatoBabbano, lo aveva detto senza troppa vergogna pur conoscenso le preferenze della Casa a cui ambiva. Me nemmeno Scorpius, al contrario di quanto pensassero i due cugini, mostrò il benche minimo pregiudizio. E poi il bambino aveva anche un bel nome. Si chiamava Alexander, Alexander R. Ludrog. Aveva un suono maestoso, quasi quanto il secondo nome di Scorpius. Ma Rose aveva pensato bene di privare il biondino del piacere di sentire ancora spesso quel nome, affibbiando al moccioso il soprannome di "spazzola".
-Che originalità Rose!- disse sperando che il ragazzo fosse d'accordo con lui.
-Via Malfoy! Spazzola andrà bene.- Alexander non gli permise di obbiettare e prese a parlare del proprio gatto dal pelo fulvo, Felix, un nome banale per un gatto.
Non ci volle molto perché attraversassero le acque mosse e calde che separavano il treno dal castello. Lo spettacolo tolse loro il fiato per altrettanto tempo. La figura si ergeva maestosa innanzi a loro, e tutte le matricole avevano il naso all'insù per osservare il castello in tutta la sua lunghezza. Attraversarono l'ampio cortile e oltrepassarono una porta scura alta tre volte Hagrid, che era ancora alle spalle del fiotto di ragazzini che sgorgava all'interno. Se ne andò solo quando una donna si mostrò dall'alto di una scalinata larga e, prima di farlo fece un cenno di mano ad Albus. Doveva essere un'azione abituale per la signora presentare a tutti i ragazzi la scuola, riusciva a non tralasciare alcun dettaglio scrutando tutti i nuovi alunni, analizzandoli, dagli occhi vispi al movimento eccitato delle dita. Chiese ai ragazzi di avanzare per qualche gradino, e l'avvicinarsi permise ai più vicini di notare le rughe sul volto della donna. I capelli di lei erano raccolti sotto un cappello a punta piuttosto elegante, il che le donava il fascino di chi ha una certa esperienza.
Con dimestichezza estrasse una lunga pergamena e cominciò con un nuovo discorso.
-Ragazzi, io sono la Professoressa McGranitt. Quando aprirò le porte voi vi disporrete in fila ed aspetterete di udire il vostro nome. Verrete avanti e io poserò un cappello su di voi per decretare la vostra Casa. Ricordate che ogni azione sconsiderata sottrarrà punti alla Casa, mentre ogni premio personale si tramuterà in punti a favore di quella che, in questi anni ad Hogwarts, diventerà la vostra famiglia.- concluse quella che sembrava una delle tante prediche che avrebbe fatto ai ragazzi nel corso della loro permanenza al castello, ma l'anzianità della donna mista al carattere frizzante dei suoi occhi donavano alla sua figura quel rispetto a cui nessuno sarebbe venuto meno.
Le porte della Sala Grande si aprirono e gli studenti varcarono a coppie l'ingresso: Albus con Rose e Spazzola al fianco di Scorpius. Piuttosto intimoriti dagli sguardi torvi della lunga tavolata dallo stemma verde, i primi due del quartetto avanzarono seguendo la McGranitt verso le scale, mentre i due che li precedevano, felici di ritrovare quella che sarebbe stata la loro casa, si godettero spavaldi il cielo stellato, coperto solo da leggere strisce bianche.
-È una magia!- sussurrò Scorpius al suo nuovo compagno, che sembrava piuttosto meravigliato dalla presunta assenza del soffitto -Papà ha deciso di rovinarmi la sorpresa perché ho quasi distrutto il suo ufficio- confidò all'amico che sorrideva, ma tutto quel vociare venne messo a tacere dall'entrata in scena di un grosso cappello. Ricordava quello della prima professoressa conosciuta, ma era molto più allungato e al centro della parte a punta vi era una piega che ricordava un paio di labbra. La bocca di stoffa si aprì, ed un gran vocione riempì la grande stanza.
Il cappello aveva cominciato a cantare un motivetto allegro col quale descriveva le singole Case e i loro aspetti principali. Alla fine si presentò, e il suo nome risultò il più banale fra i tanti. Scorpius sbuffò: suo padre gli aveva mentito e quello stupido straccio non si chiamava affatto Henker il Giustiziere. Era molto più semplicemente il Cappello Parlante.
Rose si voltò di scatto, sentendo una strana presenza proprio alle sue spalle. Un gigantesco fantasma dalle sfumature azzurre apparve a due centimetri dal suo naso e si schiantò sul suo corpo.
-Oh, mi perdoni signorina- disse la voce roca dello spirito. Rose provò a gemere qualcosa ma lo stesso fantasma portò un dito alle labbra per mantenere il silenzio, indicando lo sgabbello che era stato posto davanti al grande tavolo dei professori. Il posto del preside era vuoto e le sedie accanto avevano la stessa sorte. Una doveva essere quella della McGranitt, pensò immediatamente Scorpius, che non si attardò a tranquillizzare Rose, già troppo spaventata dal fantasma per sopportare anche quell'assenza in massa. Del lungo banco venivano occupati pochi posti, c'era un docente con i capelli raccolti in piccole trecce ricadenti su un completo piuttosto babbano, compreso di giacca e cravattino; al suo fianco una donna dai capelli rossi sparati in tutte le direzioni sulla sua testa, "ma ce n'è uno con la testa a posto qui?" pensò Scorpius, ed erano spaventosamente vicini allo sproporzionato naso del professore sedutole accanto. Dall'altro lato della tavolata c'erano quei professori che suo padre gli aveva descritto in precedenza. E mentre vagava col pensiero oltre il Cappelo Parlante davanti ai suoi occhi, la prima ragazza posò la stoffa sulla sua testa.
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Harry Potter e il Padrone della Morte
RandomIo e Alelaribelle abbiamo pensato di scrivere un sequel di Harry Potter e i Doni della Morte. 19 anni dopo la scomparsa di Voldemort, Albus, Scorpius e Rose si ritroveranno nella scuola di Hogwarts, ma il fascino della magia Oscura rapirà il cuore d...