-I nuovi arrivati con me, io sono il prefetto Grifondoro- la testa scura del ragazzo primeggiava sui corpicini dei piccoli di primo anno. Ripetè le stesse parole di altri ragazzi alti come lui appartenenti a case differenti ed alzò il braccio, allo stesso modo degli altri, per richiamare l'attenzione dei nuovi leoni. A Rose sarebbe piaciuto salutare il biondino a cui si era affezionata in pochissimo tempo, ma ormai era tardi, e non aveva intenzione di infrangere le regole fin dal primo giorno: sua madre le aveva già anticipato qualcosa sul castello, come suo solito, e si era soffermata molto sulle poche regole da rispettare. Avrebbe aspettato il mattino per ritrovare Scorpius nella Sala Grande.
Gli stessi pensieri riempivano la mente di Albus, che in realtà delle leggi di Hogwarts se ne infischiava, almeno al momento. Era solo entusiasta di raggiungere la sua Sala Comune e il dormitorio, tornare dal suo gufo e prendere carta e penna per scrivere al padre, e poi andare da Scorpius, al mattino, per vantarsi di quanto fosse meravigliosa la sua Torre. Salì le scale in fretta, beccandosi un rimprovero dal prefetto.
-Non correte sulle rampe. Alle scale piace cambiare. E siate educati: salutate le dame che si inchinano nei quadri e i gentiluomini che si tolgono il cappello!- il pizzico di ironia della sua voce fece sorridere i ragazzi che lo imitarono nell'inchinarsi vistosamente davanti ad una cornice scura.
Ancora poche scale e il capo del giovane si piegò nuovamente al cospetto di una corpulenta donna vestita di bianco, con i capelli raccolti ed un bicchere colmo di liquido rosso in mano.
-Salve signora Grassa, tutto bene?-
-Oh piccolo Pedro la tua padroncina verrà a farti visita!- Albus scoppiò a ridere insieme a tutti gli altri, mentre sul volto del prefetto appariva chiaramente una macchia rossa.
-Io non mi chiamo Pedro e sono il Capo Casa, basta ciarlare. Dux Acer!- era la parola d'ordine, capì Rose. Chi non afferrò il concetto fu la signora del quadro che si ostinava a riempire il calice e madare giù tutto il liquido.
La voce dell'ossuta McGranitt tuonò alle loro spalle.
-Cosa succede? State bloccando tutto: i primini non entrano e gli altri rimangono pericolosamente sulle s- ebbe uno spasmo e si portò le mani alla bocca. Poi si ricompose e come se nulla avesse turbato il suo volto, osservò il quadro per poi intimare alla donna di aprire subito le porte del dormitorio, ripetendo la parola d'ordine. La Signora Grassa si arresse e con rammarico fece passare gli studenti. Albus giurò di sentire la professoressa sussurrare "Non cominciamo a creare problemi, non quest'anno. Devi tenere gli occhi aperti", ma non diede molto peso all'affermazione. Invece, puntò la sua attenzione su Rose che gli tirava una manica della divisa. Le cinse le spalle con un braccio e aspettò che il prefetto si voltasse per indicargli le loro camere. Intorno alla folla di studenti si intersecavano pareti rosse ricche di quadri e con pochi scaffali, su alcuni vi erano dei libri piuttosto impolverati. Ai piedi di un camino, coperto da una griglia di protezione, vi era il più grande divano della sala, rosso e dai bordi dorati, pieno di morbidi cuscini. Gli occhi di Albus si illuminarono: non vedeva l'ora di buttarcisi sopra.
-I maschi salgano le scale e seguano il corridorio. Il loro dormitorio è in fondo a destra, per le ragazze lo stesso, ma a sinistra! Per qualsiasi cosa rivolgetevi a me, chiedete di Wood, o a qualsiasi altro ragazzo con questo distintivo!- disse indicandosi il petto con un lampo fiero negli occhi. Immediatamente cambiò espressione -James non distruggere la Sala Comune!- sbruffò verso un ragazzino che correva allegramente con i suoi amici al dormitorio di quelli del secondo anno. Albus riconobbe suo fratello e sorrise. Di sicuro avrebbe avuto più di qualcuno pronto a sostenerlo sempre. Salutò la cugina augurandole la buonanotte e dando un buffetto alla piccola rospetta Aida. Seguendo le istruzioni arrivò subito al suo letto, dove si gettò per scaricare tutte le tensioni del viaggio. Forfeus, il suo gufo nero come la pece sbattè le ali nella gabbia e Albus capì ciò che volesse fare il rapace. Aprì la portiera e lasciò l'animale libero di svolazzare per la sala, prima che fosse portato nella Guferia. Si risdraiò per permettere al gufo di fare quello a cui ormai si era abituato, e in pochi secondi si ritrovò i delicati artigli di Forfeus piantati nel suo addome. Accarezzò il dorso piumato e sorrise, rilassandosi sul morbidissimo cuscino.Scorpius aspettò insieme al resto dei suoi compagni che il baccano provocato dalle altre Case cessasse e si alzò per seguire il prefetto Serpeverde. Gli si affiancò Alexander, spavaldo e sicuro di sé. -Non preoccuparti, la rivedrai domani- Scorpius capì al volo l'affermazione dell'amico e gli sorrise, cancellando dagli occhi quella nuvola di tristezza per non aver potuto salutare Albus e, soprattutto, sua cugina.
L'uomo dalle trecce lunghe e sottili che sedeva quasi alla fine del Tavolo Principale si parò di fronte al gruppetto di serpi che erano arrivate all'entrata dei sotterranei. I ragazzi si ammutolirono, senza staccare gli occhi dal suo volto ed evitando di dar peso al vestiario dell'uomo.
-Io sono il vostro Professore di Difesa contro le Arti Oscure, nonché Capo della Casa dei Serpeverde. Non lascio mai ai prefetti il piacere di discutere con voi primini nel giorno d'arrivo. Da 10 anni la mia Casa è di gran lunga la migliore, senza dubbio, anche senza Coppa a confermarlo. Come il mio predecessore fece, ho intenzione di occuparmi di voi e, se sarete abbastanza intelligenti da non contravvenire alle mie regole, allora potrei privilegiare il vostro status qui a scuola.- non aveva lasciato che la sua voce si riposasse durante il lungo preambolo, tanto che Scoprius sentì il bisogno di respirare anche per il professore. Questo generò l'iralità di un prefetto, che lo sentiva ansimare, spaventato. -Qualcosa non va, Signor...? -
-M...Malfoy. No, signore!- rispose in fretta al Capocasa, senza fissare quel volto con mezzo sorriso.
-Domattina vi consegnerò personalmente gli orari di lezione da seguire, mentre questi- disse estraendo da una tasca del pantalone dei pezzi di pergamena -questi sono gli orari del dormitorio. Non voglio vedere alcuno di voi fuori dalle proprie stanze dalle undici alle sei. Entro le dieci della sera sarete nella vostra sala comune, preferibilmente alle nove. Alle sette e mezza del mattino sarete all'ingresso dei sotterranei pronti per entrare nella Sala Grande. Chiaro?- porse a tutti una copia di quella pergamena. Quando i suoi occhi si fermarono su quelli di Scorpius, il ragazzino ebbe un sussulto, come se vi avesse visto tutto il dolore del mondo.
Dopo poche altre spiegazioni vennero spediti ai propri dormitori. Fortunatamente il severo direttore della casa evitò di disporre gli alunni in ordine alfabetico nelle camera da cinque, e il biondo si ritrovò nel letto accanto a Spazzola.
-Ludrog? Ti piace il mio falco?- alzò il braccio e, con un gracchiare torvo, un rapace argenteo si appolaiò sul suo polso protetto da un guanto.
-Oddio! Ma qual è il pazzo che compra una bestia del genere ad un ragazzino?-
-Mio padre!- quel sorriso spontaneo per la faccia stupita di Alexander non potè non comparire magnifico sul suo volto. Con quel falco sul braccio si sentiva un vero Malfoy, un vero uomo, dallo sguardo nobile e dal portamento fiero. Era forse l'unica occasione in cui riusciva a vedere per sé un futuro migliore di quello del padre, ma presto quel sorriso svanì.
-M...M...M...Malfoy. No, Signore, mi dispiace cercherò di essere meno codardo di mio padre!- un vocione troppo rozzo per un normale bambino irruppe nel silenzio della camera. Scorpius si voltò per trovare un grosso bamboccio moro che si sfregava i pugni l'uno contro l'altro e nel frattempo rideva, rideva di lui.
Spinto dall'ira, urlò e si scaraventò sul ragazzo. Non aveva intenzione di permettere a chiunque di sporcare quel briciolo d'onore che restava ai Malfoy, non ad un lardoso impertinente.
Quando ebbe finito di colpire il naso del ragazzo, sentendo le mani di Alexander sulla schiena che cercavano di calmarlo, si alzò dal corpo sanguinante disteso a terra e gli assestò un ultimo calcio nello stomaco.
Improvvisamente due grossi mani lo afferrarono per i fianchi e lo sollevarono di diversi centimetri dal solido pavimento dei sotterranei.
-È in seri guai, Signor Malfoy!- la voce del professore risuonò nel suo orecchio carica di tutta la rabbia del docente.
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Harry Potter e il Padrone della Morte
De TodoIo e Alelaribelle abbiamo pensato di scrivere un sequel di Harry Potter e i Doni della Morte. 19 anni dopo la scomparsa di Voldemort, Albus, Scorpius e Rose si ritroveranno nella scuola di Hogwarts, ma il fascino della magia Oscura rapirà il cuore d...