Capitolo 1 (Quella maledetta mattina)

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Il rumore incessante della sveglia stava per mandarmi ai pazzi... continuavo a rigirarmi nel letto senza trovare la forza di alzarmi.
Ormai erano passate alcune ore da quando il tepore del sole aveva accarezzato dolcemente le mie guance e mi aveva strappata dalle braccia di Morfeo.

Ok Helena conta 1... 2... e... oplà
20 anni e sentirli tutti

Non faccio in tempo a finire la frase che sento urlare dalla cucina con la sua soave voce quella cornacchia di mia sorella

"Se non ti muovi faremo tardi... di nuovo"

Di nuovo che parolone come se non fosse sempre lei la ritardataria ma chissà come mai oggi ha una gran fretta di andare a scuola

"Allora ci senti no?" - continua ad urlare come se fossi sorda.
"Sto arrivando cornacchia che non sei altro"- le rispondo cercando di sistemare la chioma impazzita che mi ritrovo in testa.

Appena scese le scale mi dirigo di corsa in cucina speranzosa di avere il tempo di prendere qualcosa per fare colazione, ma niente la trovo già piazzata davanti la porta che mi porge le chiave dell'auto e mi tira con la sua solita grazia il cappotto.

E anche oggi si fa colazione per strada.

Entrata in auto con gli occhi ancora impastati dal sonno metto in moto e mi dirigo verso la strada per portare la principessa a scuola.

Ferme al semaforo intenta a darmi una sistemata sento un brivido scendermi lungo la schiena. In un attimo tutto intorno a me sembra ovattato come se fossi rinchiusa in una campana di vetro. La bocca si secca e sento le orecchie fischiare.
Ecco ci siamo sto per svenire di nuovo- penso tra me e me.

"CAZZO ma ti vuoi muovere non vedi che è verde?"
Ed ecco che per mia fortuna la "principessa" mi riporta alla realtà e per non farla preoccupare le do un buffetto sulla guancia e le dico
"Volevo vedere se fossi attenta".

Finalmente arriviamo al liceo di Michelle e come al solito non c'è un posto per fermarsi neanche a pagarlo oro.
Dopo l'ennesimo giro riesco a fermarmi quasi vicino l'entrata della scuola, mi accosto al marciapiede per farla scendere e salutarla.
Con la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli scende dall'auto e sbatte lo sportello. Si affaccia dal finestrino e con occhi pensierosi mi dice
"Hel dovresti dirlo alla mamma di questi malesseri che hai. Cominciano ad essere persistenti e pericolosi"

Mi lascia spiazzata, e io che pensavo non lo sapesse nemmeno.
Allora torno in me e sfoggiando il mio sorriso migliore le dico
"Tranquilla Mi non è nulla".

Dopo avermi fatto il dito medio giusto per smorzare la situazione dolciosa si gira e raggiunge le sue amiche prima di entrare a scuola.
Di tutta risposta le tiro un bacio e metto in moto l'auto.
Appena mi accorgo che è entrata spengo la macchina e prendo il telefono per fare la cosa più sbagliata del mondo: cercare i sintomi su internet.
Dopo 10 minuti di ricerca e dopo essermi auto-diagnosticata 5 malattie diverse decido che forse è l'ora di dirigermi verso l'università e far diventare produttiva questa giornata.

Dopo una mezz'ora di strada finalmente arrivo in università e per pura fortuna trovo l'ultimo posto disponibile nel parcheggio per gli studenti e i professori.
Scendo dalla macchina e mi dirigo verso il portabagagli per prendere le mie cose quando di punto in bianco comincio a sentire di nuovo quel brivido scivolarmi lungo la schiena stavolta è accompagnato da una oscurità dilagante negli occhi e da un forte fischio nelle orecchie.
L'ultima cosa che ricordo prima del buio più totale è un profumo intenso e avvolgente che mi penetra nel naso.

Al mio risveglio mi ritrovo in una stanza bianca sono distesa su un lettino e in lontananza vedo due figure intente a parlare. Faccio per alzarmi e mi metto seduta.
Metto a fuoco le due figure e vedo che sono un dottore e Melissa

"Helena sei tornata dal mondo dei morti" - lo dice fiondandosi su di me per darmi un abbraccio.
"Sempre molto delicata mia cara amica".

Si avvicina anche il dottore che mi dice che sarebbe meglio fare dei controlli visto il mio svenimento improvviso.
Mentre mi rimetto le scarpe lo ringrazio e lo rassicuro che farò degli accertamenti, ma mentre pronuncio la frase noto che Melissa mi guarda con aria di sfida pronta a sbuggiardarmi.
Prima che lo possa fare la prendo sotto braccio e mi dirigo verso l'uscita.

"Ancora credi che non sia nulla di che?" -mi dice mettendosi davanti la mia faccia.
"Ti ho detto che non è nulla lo sai che non capita così spesso" - mentre dico questa frase la sorpasso e le do le spalle così da non mostrarle la mia faccia, so che se mi guardasse negli occhi si accorgerebbe che sto mentendo (d'altronde è la mia migliore amica e mi conosce come le sue tasche).
Fortunatamente siamo abbastanza in ritardo da poter distogliere l'attenzione dell'accaduto e dirigersi in aula prima che inizino le lezioni.

Il resto della giornata scorre tranquillamente tra una lezione e un caffè riusciamo ad arrivare alla fine dei corsi senza troppi problemi. Anche se continuo a ripensare a ciò che è successo al mio arrivo in università, ma soprattutto non riesco a togliermi dalla mente il profumo che ho sentito poco prima di svenire.

Dopo l'ultima lezione salutò i miei compagni di corso do un bacio a Melissa che scandalizzata visto che non dimostro mai affetto mi accompagna alla macchina per controllare che non mi succeda nulla.

Tornata a casa non posso fare altro che buttarmi a letto e crollare in un sonno profondo.
Povera stolta non sapevo che quello era solo l'inizio della mia nuova vita o forse l'inizio della catastrofe che stava per abbattersi sulla mia povera testa riccioluta.

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