2. Chase

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«SONO LE OTTOOOOOO, SBRIGATI CAZZO!» mi urlò Landon dal bagno. Cazzo, ieri sera avevo di nuovo fatto tardi in camera di Scarlett, tra una striscia di coca e una scopata, ero rientrato in camera mia come sempre alle due passate e avevo anche incontrato il professor Zun che ero riuscito a raggirare con la scusa di avere sete, se ci abbia creduto o meno onestamente non mi importa.
La prima cosa che feci appena mi alzai, fu controllare il mio telefono e come sempre c'erano duecento notifiche da parte di Scarlett in cui mi chiedeva se stasera ci saremmo visti di nuovo. Lei non riesce a capire che la uso soltanto per sfogare i miei bisogni, di lei non me ne è mai fregato un cazzo, come di nessun'altra.
Mi alzai, me ne girai una e mi fiondai in doccia, ero praticamente pronto per uscire, però mi misi a fumare e quindi saltai la colazione, mentre Landon era già uscito da un pezzo per incontrare Fancy.
Raggiunsi i miei amici in mensa, appena entrai feci fatica a non rivolgere la mia attenzione verso Fabian, che invece non si era fatto problemi in quanto con la coda dell'occhio riuscii a vedere che stava scrutando ogni mio singolo particolare, come se avesse voluto mangiarmi, a questo pensiero trattenni un ghigno. Salutai i miei amici che mi avvertirono della festa che si sarebbe tenuta al lato ovest del dormitorio maschile la sera seguente, non diedi molto peso alle loro parole e mi avvicinai alla porta per uscire a fumarmi una sigaretta prima di un'ora di lagna sulla gravitazione della professoressa Sigmud, ma sentii qualcuno assestarmi una pacca decisa sul culo «Vengo con te amico» mi disse ridendo Landon «Coglione hai sbagliato persona, non sono Fancy» gli ricordai prontamente, lui rise fragorosamente e uscimmo a fumare.

Mentre ci stavamo dirigendo verso l'aula 56 notai in lontananza Fab, cazzo se è bello: è il solito ragazzo che farebbe perdere la testa a tutti, di statura media, folti capelli biondi scuro e occhi come il mare con occhiali troppo grandi per il suo viso, che gli ricadevano sempre sul naso. Mi passò vicino e non potei fare a meno di andargli appositamente addosso, lui cadde a terra rovinosamente e mi dovei trattenere per non scopppiare in una risata «Cazzo ma vuoi stare più attento?» Urlai a Fabian  «Chase lascialo stare per favore» mi zittì Landon, lanciando un'espressione di scuse allo sfigato, mentre si dirigeva nell'aula di fisica, esortando anche me ad imitarlo, ma prima si seguirlo diedi un calcio ai libri di Fab e lo guardai, non smetterò mai di ripetere a me stesso che è il ragazzo più bello che io abbia mai visto, però mi ripresi subito dai miei pensieri e seguii Landon agli ultimi posti.
L'ora di fisica sembrò non passare mai, non appena sentii il suono della campanella mi fiondai fuori verso l'aula 34 e nei corridoi incontrai Grace che non frequenta i nostri corsi perché è più piccola. Mentre le passavo vicino l'immagine della notte trascorsa insieme lo scorso mese mi tornò in mente e la guardai sogghignando, ottenendo in cambio un'occhiataccia che però ignorai, come avevo sempre fatto. Grace era molto bella, aveva dei capelli corti in cui avevo infilato le mani più volte e un volto solare, mi sentii in colpa spesso per come l'avevo trattata: a differenza di Scarlett, con lei ero semplicemente sparito, nonostante lei ce l'avesse messa tutta e mi trattava come se fossi la cosa più bella che avesse mai avuto, fidandosi così tanto di me da concedermi tutto di lei nonostante fossi stata la sua prima esperienza in tutto e probabilmente anche l'ultima, per adesso.

Arrivai in aula e mi diressi nella direzione del banco in cui era seduto Landon, ma venni fermato dalla professoressa Destuart «Signor Smith vada a sedersi nel banco vuoto» continuò a parlare «Sono rimasta molto delusa dai vostri ultimi test di matematica, quindi ho deciso di...» non terminò la frase che irromperono nell'aula lo sfigato con El, quest'ultima si diresse nella mia direzione, mentre lui nella direzione di Felicity ma vennero interrotti dalla voce della professoressa «Non così in fretta signor Jones. Prima del vostro arrivo» guardò storto i miei due compagni, probabilmente per il loro leggero ritardo, il coglione era troppo impegnato a scrivere smancerie riguardanti me sul suo quaderno «stavo giusto dicendo ai vostri compagni di quanto sia rimasta delusa dall'esito dei vostri ultimi test di matematica. La metà della classe è peggiorata notevolmente rispetto all'anno scorso, quindi ho deciso di dividere, secondo opportuni criteri, la classe in coppie, finalizzate a migliorare il livello di entrambi gli studenti. Ogni coppia sarà quindi composta da un ragazzo o una ragazza più bravi che avranno il compito di supervisionare e aiutare il loro compagno nello svolgimento dei compiti da me assegnati. Lei signor Jones è in coppia con Smith, mentre lei Signorina Jackson può accomodarsi accanto alla signorina Lee» Non ci credetti, sperai quasi che stesse scherzando, guardai la prof in cagnesco, avevo bisogno di prendere aria ma non mi mossi e rimasi fermo a guardare Fabian che veniva verso di me. Non riuscii a capire se questa situazione mi piacesse o mi arrecasse soltanto stress, cercai di fregarmene e stetti attento alla lezione, provando a prendere appunti, anche se feci fatica a non spostare la mia attenzione sul ragazzo seduto vicino a me e che vagava per tutta la classe con lo sguardo, avrei tanto voluto sentire i suoi pensieri. Appena suonò la campanella lui si fiondò fuori, lo seguii con lo sguardo e vidi che si diresse nel cortile interno, decisi di andare da lui «Jones!» Gli urlai, vidi che, nell'udire la mia voce, trasalì e lo sbattei con una spinta addosso al portone d'ingresso, lui gemette dal dolore. Feci uscire duramente le parole, con fare minaccioso «senti, odio quanto te dover essere in coppia insieme, ma non ho scelta. Tu sei bravo e io non ho intenzione di pagare per fare ripetizioni di matematica. Ti aspetto domani in biblioteca dopo la pausa pranzo. Puntuale Jones» ammiccai un sorriso per poi sfilargli la sigaretta dalle mani e concedermi gli ultimi due tiri. Gliela spensi accanto al volto e sogghignai guardando la sua faccia sconcertata «Ci si vede sfigato!» Urlai. Avrei tanto voluto capire perché continuavo a respingerlo così nonostante fosse da anni ormai, la persona che più amavo.
Decisi di saltare l'ora di italiano, se continuavo a saltare le lezioni mi avrebbero bocciato, ma non potevo pensare pure a queste cazzate. Andai in camera e, dopo uno shot, mi feci una striscia e dormii fino all'ora successiva.

Mi svegliai di colpo, la lezione della professoressa Balducci era probabilmente già iniziata, quindi decisi di prendere il casco e salire in sella alla mia moto per andare a Wright Ponds. Arrivai e mi rifugiai sul pontile nascosto dalla vegetazione, me ne girai una e la fumai, iniziai a credere di essere tossico dipendente, ma mi serviva per uscire dalla realtà. Mi ero avvicinato al mondo della droga all'inizio della malattia di mio padre, inizialmente era una cannetta ogni tanto, poi ero passato alla cocaina e nel momento peggiore avevo addirittura preso in considerazione l'eroina, ma fortunatamente non caddi anche in questa trappola.

Chiamai mia madre per chiedere di mio padre, era malato di cancro ai polmoni da ormai mesi, ero diventato consapevole del fatto che non gli mancasse ancora troppo tempo da vivere. "Mamma?" dissi, non appena rispose "Chase, tesoro mio, non sei a lezione?" chiese lei, con quel suo fare dolce e premuroso "Come sta papà?" ignorai la domanda e andai dritto al punto "Sarebbe meglio se tu riesca a venire a casa, il prima possibile, è peggiorato molto e chiede di t..." non le diedi il tempo di finire la frase che subito tempestai Landon di messaggi. Vedendo che mi ignorava lo chiamai "Vuoi rispondere ai cazzo di messaggi? Ti sto passando a prendere, sali in camera a prendere il tuo casco, dobbiamo andare a Cape Cod, mio padre è peggiorato" non gli diedi tempo di controbattere che subito attaccai buttando il mozzicone nel lago. Quasi mi sembrò di volare per la velocità a cui andavo per raggiungere la scuola il prima possibile, bruciando tutti i semafori e segnali di stop, come se il mondo si fosse fermato proprio per farmi passare l'ultimo momento della mia vita insieme a mio padre.
Landon mi stava già aspettando fuori al cancello, salì in sella e partimmo subito, volevo raggiungere Cape Cod nel minor tempo possibile «VUOI RALLENTARE CAZZO!» ignorai la voce del mio migliore amico dietro a me che mi stringeva i fianchi così forte da farmi mancare il respiro. Avevo la testa offuscata da tutta la vita passata insieme a mio padre, da sempre il mio unico punto fermo.

Trovai mia madre, una donna con una forza e un carisma immenso, ad aspettarci sul portico, la oltrepassai e andai dritto in camera di mio padre, appena lo vidi non riuscii a trattenere le lacrime, la mia corazza da duro era completamente crollata «Papà» dissi singhiozzando e stringendo la sua mano nella mia «Mio piccolo campione, non voglio che tu pianga, io sarò sempre ad un passo da te. Ora sfilami la collana che ho al collo e indossala, mi devi promettere che non te la toglierai mai» non riuscii a placare le lacrime che ormai scorrevano come un fiume in piena, non avrei mai più avuto il mio eroe al mio fianco.
«Prenditi cura della mamma e di Ginny, dovete recuperare il vostro rapporto, mi fa male vedervi distaccati, dovete essere l'uno la forza dell'altra e non lasciate mai, mai da sola la mamma, adesso più che mai ha bisogno di voi perché io purtroppo non sarò più qui a coprirle le spalle e scaldarle il cuore» gli posai un leggero bacio sulla fronte e le mie lacrime gli bagnarono la cute, ormai priva di capelli. Rimasi li con lui, non lo lasciai un attimo, se ne andò in poco più di due ore nelle quali parlammo un po' di tutto ciò che ci succedeva, come avevamo sempre fatto, come se il giorno dopo ci saremmo rivisti per riprendere le fila del discorso, ma non esisteva nessun giorno dopo. Si addormentò e io sapevo che non si sarebbe mai più risvegliato. Aspettai mezz'ora prima di uscire dalla stanza, andai diretto in bagno senza proferire parola, avevo bisogno di una striscia di coca, non sarei riuscito a reggere tutto quel dolore senza l'ausilio della polvere di stelle.
Appena uscii dal bagno scoppiai in lacrime davanti a Landon che, per la prima volta in 10 anni di amicizia, mi abbracciò, dopo poco andai ad abbracciare mia madre che mi guardò sorridendo ricacciando indietro le lacrime.

Non riuscii a rimanere un minuto di più in quella casa, avevo bisogno di stare da solo «Chiamatemi quando dobbiamo andare in chiesa» e, senza attendere risposta, mi chiusi la porta alle spalle e andai in spiaggia a piedi. Restai lì due ore a sentire il rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla spiaggia per poi tornare al loro posto, possibile che tutti conoscessero il proprio posto nel mondo tranne io? Landon mi mandò un messaggio "amico stiamo per uscire da casa tua per andare alla Dennis Union Church, ti aspettiamo nel cortile, cerca di sbrigarti", nemmeno mi accorsi di essermi sollevato dalla sabbia che già ero nel cortile della casa che mi aveva accompagnato per tutta la mia infanzia, custodendo i miei ricordi più belli, quelli più brutti e quelli insieme alla mia famiglia.
Mentre ci dirigevamo alla chiesa con la Hyundai di mia madre, avvertii un brontolio alla pancia e solo in quel momento mi resi conto di non aver pranzato «Ti ho preparato un panino, è nella mia borsa, mangialo tesoro» mi disse mia madre, come a leggermi nel pensiero. Presi questo panino ma non riuscii a dare più di due morsi, avevo la nausea solo al pensiero di ciò che mi era appena accaduto, la mia vita era appena finita insieme a quella di mio padre.
Arrivammo alla chiesa poco dopo e la cerimonia durò circa un'ora, la più lunga della mia vita.

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