10. Chase

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La sera precedente tornai dalla camera di Fabian a notte fonda, mi aveva chiesto di rimanere da lui ma c'era qualcosa che non andava in me e non volevo che lui mi vedesse in condizioni critiche, un po' perchè non mi andava di dargli spiegazioni e un po' perché non volevo trascinarlo con me. Sapevo che se questa volta ci fossi ricaduto non ne sarei più uscito, sarei marcito tra una striscia di coca e l'altra, aspettando che la morte mi portasse via con lei.
Appena entrai in camera mia non vidi più la confusione che avevo nella mia testa, riportata davanti ai miei occhi e dovetti appellarmi a tutte le mie forze per non ridurre di nuovo quel posto come un punto di sfogo per la mia rabbia repressa. Mi fiondai in doccia e mi spaccai le nocche a forza di tirare pugni su quelle piastrelle bianche e asettiche, non sentivo più dolore, non sentivo più nessuna emozione. Rimasi sotto il getto bollente fino alle prime luci dell'alba, mentre rivoli di sangue si mischiavano al colore puro dell'acqua.

Quando mi decisi ad uscire ero, fortunatamente, troppo stanco per pensare alla coca o a qualsiasi altra merda che mi stava pian piano mangiando da dentro, quindi mi asciugai, indossai i boxer neri di Calvin Klein, spensi il telefono e mi fiondai sotto le coperte. Quella stanza senza Fabian mi metteva quasi paura, la sentivo vuota, pronta a risucchiarmi.

Mi svegliai alle 11 passate con un solo chiodo fisso: la cocaina. Non potei farne a meno, erano giorni che stavo sempre con il biondo e avevo completamente scacciato quella merda da ogni mio pensiero, ma adesso mi sentivo terribilmente solo, anche se lui era lì, per me, con me, non mi avrebbe mai lasciato, abbandonato a me stesso, e proprio per questo dovevo allontanarlo io.
Presi la coca che nascondevo dietro lo specchio in bagno e mi feci una striscia sulla ceramica candida del lavandino. Dopo un breve periodo senza quella merda, mi sentivo come se un fuoco si fosse acceso dentro di me. C'era un'incredibile sensazione di energia che mi attraversava, mi sentivo invincibile e pieno di vita. Ma c'era anche un senso di colpa che si insinuava piano piano mentre l'ansia iniziava a farsi strada nel mio petto. Non riuscii a smettere di pensare a quanto sia stato sbagliato ricaderci, ma allo stesso tempo era come se non potessi fermarmi. Come un turbinio di emozioni contrastanti che mi fece sentire perso e fuori controllo mentre tutti i miei pensieri erano rivolti a Fabian.

Mi buttai sul letto intenzionato a non uscirne fino al mese dopo, non avevo aperto libro e l'indomani avrei avuto il test su Aristotele, quest'anno mi avrebbero bocciato quasi sicuramente, ormai non potevo più fare nulla per impedire che accadesse, andavo avanti di stenti sotto tutti i punti di vista.
Sentii un brontolio in pancia ma non potevo uscire dalla camera rischiando di incontrare Fabian, ordinai KFC con just eat e arrivó poco dopo, divorai incredibilmente tutto molto voracemente e nonostante fosse mezzogiorno ormai, non avevo ancora acceso il telefono.
Mi alzai dal letto e non riuscivo a non pensare alla cocaina, iniziai a incasinare tutta la stanza per non pensarci, urlavo a più non posso cercando di esprimere tutta la delusione che avevo dato a me stesso, quel cazzo di poster con la bussola non faceva altro che ricordarmi la presenza del biondo nella mia vita. Ormai gli avevo spalancato le porte, del mio cuore, del mio corpo, della mia anima, di tutto ciò che mi circondava, avrei davvero potuto essere così egoista da respingerlo?

Passò qualche ora in cui cercai più o meno di studiare Aristotele, con ovviamente scarsi risultati. La mancanza di Fabian ormai era sempre più evidente, mi mancavano i suoi baci, le sue carezze, le canne insieme a lui, la sua gentilezza, la sua premura, ma allo stesso tempo lo volevo fuori, fuori da ogni cosa che riguardasse me. Non c'era più un noi, ormai ero solo Chase Smith perchè Fabian Jones era un ragazzo splendido sotto ogni punto di vista e non meritava una merda come me al suo fianco.

Decisi che era arrivato il momento della seconda dose della giornata e, probabilmente, anche l'ultima, in quanto avevo esaurito le risorse.
Preparai tutto: la banconota da 5 euro, la carta di credito per sminuzzare quel poco che era rimasto, liberai un pezzo di scrivania e mi accasciai in ginocchio sul parquet restando fermo a fissare quella polvere bianca. Eravamo solo io e lei. Come poteva una cosa così letale avere un colore candido e puro?
Iniziai a sentire dei colpi alla porta, tre rintocchi, secchi e decisi, che ignorai. Non potevo, non potevo per me, non potevo per lui, non potevo per noi, dovevo salvaguardare quel noi, così bello, così unico, così privato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08 ⏰

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