9. Fabian

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Le giornate in compagnia del castano volarono e fu così che preso arrivò anche il 10 aprile, l'ultimo giorno di quelle indimenticabili vacanze.
Ovviamente l'idea di studiare venne quasi completamente accantonata, mi limitai infatti a un'oretta ogni pomeriggio, ma ancora oggi posso affermare di non essermi mai pentito, neanche per un singolo istante, di essere rimasto al campus durante il periodo pasquale, scartando la possibilità di visitare New York City.
Quei giorni erano stati essenziali per me, così come per Smith che, non solo era riuscito a sistemare quello schifoso tugurio che definiva "stanza", ma per la prima volta era riuscito ad aprirsi con qualcuno, esternando le sue emozioni, e io non potevo ritenermi più fiero di lui. Era riuscito a riacquistare un po' di peso grazie ai miei continui richiami e le canne erano limitate a qualche tiro occasionale, sempre in mia compagnia. Insomma, era andato tutto per il meglio, nonostante le mie paranoie iniziali.
Certo avrei potuto chiamare qualche volta le mie migliori amiche e riconobbi di essere stato uno stronzo non solo verso di loro, ma anche verso Landon, che aveva comunque provato a contattarmi qualche volta.
Sapevo quanto fosse preoccupato per Chase e sapevo anche come quest'ultimo ignorasse ogni tentativo disperato da parte del moro di parlare con lui, ma comunque non lo richiamai mai.
Ormai però, era inutile restare nel letto a rimuginare sugli sbagli commessi durante le vacanze, quindi, voglioso di passare quest'ultima giornata da mattina a sera completamente abbandonato a Chase, mi alzai, buttandomi sotto la doccia.
Sapevo che l'indomani, a causa del ritorno dei suoi "amici", il nostro rapporto sarebbe cambiato, ma non ci diedi particolarmente peso, avevo fiducia in Smith e sapevo che avrebbe risolo la situazione almeno prima della fine dell'anno.
Uscii dalla doccia e indossai un paio di boxer al volo, per poi strizzare leggermente i capelli con l'asciugamano. Mi diressi in camera, dove tirai fuori dall'armadio in legno un jeans abbastanza largo e una maglietta bianca, decisamente aderente. Presi in mano il telefono e, controllando l'orario, mi accorsi che erano ancora solo le otto. Probabilmente Chase ancora dormiva, ma, come si suol dire, tentar non nuoce, così lo chiamai.
Al secondo squillo partì la segreteria telefonica e, nonostante la delusione iniziale, lasciai perdere, pensando che probabilmente fosse ancora beatamente nel mondo dei sogni, a differenza mia. Era d'altronde l'ultimo giorno di vacanza e la sera prima avevamo fatto tardi in camera mia, quindi nuovamente non ci diedi troppo peso.
Inviai un semplice messaggio in cui gli chiedevo di richiamarmi appena si sarebbe svegliato e tirai fuori dal pacchetto sopra la scrivania una Winston Blue. Aprii la finestra che dava sul giardino sul retro e accesi la sigaretta, mettendo poi l'accendino in tasca. Era una domenica soleggiata, priva di nuvole, con una leggera brezza che contrastava il caldo del sole cocente: la giornata perfetta per godersi l'ultimo giorno di vacanze. Pensai a come il giorno seguente avrei avuto la verifica della Balducci su Aristotele e mi appuntai mentalmente di ripassare la sera, prima di andare a dormire, per poi fare un gesto con la mano come a voler scacciare quei pensieri.
Mi beai della sensazione di pace e del silenzio della mattina, fumando in solitudine e cercando di non pensare alla scuola.
Spensi la sigaretta nel posacenere accanto alla finestra e mi buttai nuovamente sul letto, avvertendo un leggero senso di fame.
Si erano ormai fatte quasi le nove e, pensando a come la mensa avrebbe chiuso a breve, decisi di scendere a prendere qualcosa da mangiare.
Mi appropriai di un vassoio blu e salutai la signora Monique con un cenno del capo, promettendole che le avrei riportato il vassoio in mensa.
Lo riempii poi con varie fette di pane, un po' di uova strapazzate e qualche vasetto di marmellata di ciliegie, la preferita di Chase.
Mi ricordai di prendere anche una bottiglietta d'acqua e due tazze di caffè americano, una per me e una per Smith, per poi risalire in camera, tentando di non rovesciare rovinosamente tutto a terra.
La missione fu, per fortuna, portata a termine con successo e, quando entrai in stanza, appoggiai il vassoio sulla scrivania.
Mangiai, lasciando appositamente qualche fetta di pane e un po' di marmellata per Chase e guardando annoiato qualche TikTok. Controllai ogni due per tre se Smith avesse risposto al mio messaggio, rimanendo però puntualmente deluso notando che il messaggio non era neanche arrivato, ma alla fine decisi di lasciar perdere, dato che si erano ormai fatte le dieci e non avevo voglia di sprecare la giornata dietro al castano.
Appoggiai quindi il telefono sul comodino e mi buttai sul letto, aprendo il libro di filosofia a pagina 394 e incominciando a ripassare.
I minuti passarono e allo scoccare di ogni secondo la speranza di ricevere una risposta da parte di Chase si affievoliva.
Arrivarono preso le 12 e l'ora di pranzo si avvicinava sempre di più. Avevo ormai terminato di ripassare tutto ed ero arrivato persino a riempire completamente il posacenere di mozziconi, non sapendo se ritenermi più incazzato o preoccupato per il ragazzo. Ero abbastanza sicuro che non stesse più dormendo, ma non riuscivo a capire perché si ostinasse ad ignorarmi.

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