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E' di sicuro abbastanza inquietante ritrovarsi in un posto del genere, con persone del genere. Non è mai stata una decisione facile da prendere in considerazione; andare via di casa perché sei socialmente malato.

I suoi genitori lo sapevano già da un po' ma nessuno ci aveva mai dato il giusto peso: "Non dorme bene", dicevano, "Ha qualche problema di notte", "Fa degli strani incubi, chissà cosa mangia a cena". Nessuno pensava mai che forse potesse avere qualcosa di più importante, più difficile.

Per Anne e Robin ammettere che il loro dolce bambino soffrisse di una malattia mentale è stata la cosa più complicata del mondo. Non potevano crederci, era impossibile, gli incubi e l'insonnia erano una cosa normale, no? Un po' di stress, un'alimentazione scorretta, abitudini sbagliate e dispositivi elettronici per loro erano sempre stati la ragione più plausibile.

Insonnia e paralisi ipnagogica, parole terrificanti e incredibili. Per ben dieci anni Harry ha sofferto di problemi dovuti al sonno, per dieci anni sua madre lo ha spronato a prendere diverse tisane, gocce e camomille per dormire meglio, spiegando che tutto ciò si verificava a causa dello stress dovuto alla scuola, agli amici e al divorzio tra suo padre- Des- e lei.

Harry non capiva cosa gli succedeva per circa il 70% del tempo, credere alle ragionevoli spiegazioni di sua madre era la cosa più ovvia per un bambino di sette anni.

Perciò eccolo qui, dieci anni dopo, con una valigia in mano e gli occhi lucidi per la stanchezza e per le lacrime. Sua madre non ha avuto il coraggio di accompagnarlo fin lì, quell'istituto così austero, imponente e scuro. Gli aveva stampato un grande bacio sulla guancia e poi lo aveva stretto forte contro il cuore, facendolo abbassare. Harry aveva cercato di contenere le lacrime, al contrario di Anne, ma una volta entrato nella piccola macchina gialla non aveva resistito, il suo naso aveva iniziato a pizzicare e qualche secondo dopo grossi lacrimoni sgorgavano dai suoi occhi, giù attraverso le sue guance, fino a raggiungere la sua mascella.

"Hai tutto?" chiede l'autista sbattendo violentemente il porta bagagli. Harry si volta per annuire e l'uomo storce il viso alla vista di Crichton.

"Non ti invidio per niente, ragazzo" Harry aggrotta le sopracciglia e poi deglutisce rumorosamente, wow grazie, pensa.

Dopo brevi convenevoli inizia ad avvicinarsi al cancello principale.

A/N: okay, questo è il prologo della nuova storia, spero vi piaccia.

FACCIAMO TUTTI FINTA CHE QUELLI NELLA FOTO SIANO ANNE ED HARRY OKKKKKKK? SI

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