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Lavinia fuggì via veloce come il vento, tornò dopo mezz'ora indossando a tracolla una grossa busta con la raffigurazione del logo dei grandi magazzini a pochi isolati dal teatro, si diresse immediatamente in quello che era stato individuato come il camerino di Vincenzo e, posando con non troppa delicatezza la grande sporta sul tavolo addossato al muro, iniziò a rovesciarne il contenuto su ogni superficie libera trovasse accanto a sé.

«Accidenti! Forse prima di tirare fuori altre cose, dovrei dare una ripulita e una sistemata a tutto quello che c'è già qui dentro! Sembra la tana di uno scoiattolo appena prima dell'inizio dell'inverno!»

«Vostra Grazia mi perdonerà se non è stata mia cura far passare la governante prima del Suo arrivo!»

«Cavolo, Vincenzo! Ma da quanto tempo sei lì?»

«Considerando che sono comodamente seduto in poltrona e che mi trovo dal lato opposto rispetto alla porta dalla quale sei appena entrata... direi che sono qui da ben prima di te!»

«Oh! Non ti avevo visto»

«Me ne sono accorto»

«Sì, ma che ci fai a quest'ora qui? Non dovresti essere...? Non so esattamente dove dovresti essere al momento»

«Esattamente qui: a concentrarmi sul copione che, come vedi, tengo tra le mie sapienti mani di capocomico»

«Santo cielo! Sono al primo minuto di lavoro e sono già nel pallone. Ti chiedo scusa. Hai bisogno di qualcosa?»

«Solo di sapere cosa diamine c'è di così vitale in quella borsa»

«Qui? Oh, ho solo comprato due o tre cose che mi possono essere utili per organizzare il lavoro»

«Due o tre cose, dici? Quella busta credo pesi più di te!»

«Non essere esagerato! Guarda, ti faccio vedere»

Lavinia iniziò a illustrare tutte le cose già tirate fuori: due bicchieri di plastica azzurra a base quadrata che le sarebbero serviti per riporre sul tavolo della specchiera, rispettivamente, le matite per occhi e labbra e i vari cosmetici fluidi in piccoli tubetti; una scatolina in cui avrebbe sistemato tutti i rossetti in ordine cromatico; un organizer dalla forma di un piccolo mobiletto con cassettini estraibili, in ognuno dei quali avrebbe riposto cosmetici in crema, in polvere, spugnette per applicare il cerone, gel per capelli e pettine; una scatola di kleenex. Poi cominciò con gli oggetti ancora presenti nella borsa: un astuccio contenente un kit di pulizia per il viso; una bustina con cerniera con tutto l'occorrente per la manutenzione delle scarpe; un piccolo set da cucito (per le riparazioni importanti c'era sempre da poter contare sulla costumista, ma spesso per i rattoppi dell'ultimo momento poteva non essere immediatamente disponibile); una borsa tracolla dove, una volta in viaggio, avrebbe riposto tutto quello cha andava costituendo la propria valigia del mestiere.

«E poi... guarda qui!» Disse eccitata.

«Che cosa sarebbe?»

«Guarda... se sganci il bottone questa borsetta si apre a libro e... tadaaaan! Qui ci sono oltre dieci pennelli da trucco per ogni tipo di lavoro ti possa servire»

«Lavinia... ho già i miei attrezzi da trucco»

«"Attrezzi" mi sembra la parola esatta: sono vecchi, i tuoi pennelli hanno ormai le setole dure e non lavorano più come dovrebbero. E poi, Vincenzo, da quanto non dai una bella igienizzata a quelle cose?»

«In che senso "igienizzata"?»

«Quand'è stata l'ultima volta in cui hai lavato quei pennelli?»

«Perché mai dovrei lavarli? Uso sempre gli stessi colori, non c'è rischio di contaminare le sfumature»

Servo di scena. Ovvero Sonetto 130Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora