{Brunch} Parte uno.

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"Posso avere un vassoio di questi dolci ripieni di-cos'è? Confettura di fragole?" Chiesi in modo molto gentile, rivolgendomi alla ragazza che lavorava dietro al bancone del Café de Flore.

"Certo! Desideri altro?" Mi chiese lei, con altrettanta gentilezza. "Rachel? Va bene così o devo portare altro?" Parlai al telefono con la mia amica.

Ero al telefono con Rachel, ero in attesa dell'arrivo di Noël ed erano solo le nove e venti del mattino.

A Noël avevo dato l'indirizzo di quello storico locale Parigino, così non avrei destato sospetti. Anche se, esso era situato a pochi isolati da quell'Hotel dove avevo consumato una notte di passione con Zayn.

Lui già mi mancava da morire.

Avrei voluto riempire un vassoio di buonissimi dolci e portarli a lui. Avrei voluto svegliarlo e dargli il buongiorno a modo mio. Perché no, magari facendo di nuovo l'amore.

E invece no!

Rachel e Valerie mi avevano chiesto la colazione. Val si era offerta di sistemarmi i capelli per l'evento di quella mattina e, anche il make-up. Era una sua passione quella, che tanto avrebbe voluto come professione. Mi aveva anche mostrato delle foto, ritraenti ragazze che lei stessa aveva preparato. Giuro, sembravano tutte delle fotomodelle dopo il suo "ritocco".

Avevano saputo che Noël stava venendo a prendermi e di conseguenza avevano deciso di farsi portare la colazione a casa, da me.

Tutto sommato era il minimo che potessi fare nei loro confronti quella mattina.

"Grazie mille e buona giornata!" Sorrisi alle persone che lavoravano in quel caffè e, prendendo in una mano il vassoio pieno di dolci, uscii dal locale.

Avevo riattaccato la telefonata con Rachel. Ero ferma al sole e con il vassoio tra le mani, in attesa che Noël arrivasse.

I minuti passavano, le persone camminavano a ritmo frenetico per la strada, quando, nel bel mezzo dei miei pensieri, il cellulare che tenevo in una mano iniziò a squillare.

Convinta fosse il mio fidanzato, mi guardai intorno, cercando la sua macchina in arrivo; non c'era.

Solo a quel punto, dopo aver lasciato squillare per un po', riportai lo schermo verso il mio sguardo: mi stava chiamando lui.

Feci uno scatto, stava anche per cascarmi il vassoio, presa dalla fretta di rispondere seduta stante.

"Amore!" Mi venne così in modo spontaneo da rispondere, che dopo due secondi arrossii come una stupida. "Dove sei?" Mi parlò lui. Una semplice domanda, fatta però con freddezza. "Sono dovuta andare via..." Tirai come un sospiro dopo aver parlato. "Lo so! Mi sono svegliato e tu non c'eri." Mi continuò lui, sempre con lo stesso tono. Usava la freddezza nei miei confronti, che io assolutamente non mi meritavo quella mattina.

"Dopo la nostra serata, mi aspettavo che rimanessi con me." Più lui mi parlava, più mi si formava un nodo enorme alla gola. La mia voglia era quella: di restare con lui. Ma come? Come avrei potuto? "Sono dovuta andare via..." Gli ripetei io. Non sapevo cos'altro aggiungere. "Lo hai già detto, Venere!" Aveva usato il mio nome, freddamente.

Toccava a me dire qualcosa?
Toccava a me, cercare in lui, la stessa persona di poche ore prima? Avevo sbagliato qualcosa?

"Sono andata via da te poco meno di venti minuti fa e...Sento che mi manchi già tantissimo." Cercai di dirgli, con molto ma molto coraggio. Non era facile aprirmi in quel modo, ben che meno con lui. Ogni volta che lo avevo fatto, ci avevo perso tutto. Questa volta ero già consapevole, ero già pronta a perderlo, ma questo non toglieva il fatto che volevo che mi credesse. Volevo che mi dicesse cose di una dolcezza assurda. Non mi piaceva sentirlo "arrabbiato" solo perché ero dovuta andare via.

Call me Daddy 3.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora