Capitolo 9

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Come ogni anno i soldati allestivano i campi per le prove.
Ed esattamente come l'anno precedente Artemis si stava occupando di posizionare le scure per il Chirot. Non era un'operazione eccessivamente complicata, ma era una mansione di cui si occupavano esclusivamente gli arcieri perché erano gli unici a sapere come posizionarle.

Quando finì di sistemare tutto scoccò una freccia per vedere se erano allineate bene.

Sfortunatamente una delle ultime era leggermente spostata a destra e quindi sarebbe stato molto facile sbagliare il colpo. Nonostante ciò Artemis aveva segnato l'ennesimo tiro perfetto.

Abbassò lievemente il suo arco e meditò sul da farsi.
Non sapeva se lasciarla così o spostarla per rendere il tiro più facile.
Alla fine decise, per il bene comune, di rendere il tiro leggermente più felice.
Il tiro di per sé era già abbastanza difficile e complicarlo, a quel punto, aumentava le possibilità che nessuno vincesse effettivamente la gara.
E in quel caso sarebbe stato scelto quello che avrebbe fatto il tiro migliore tra tutti i partecipanti, ma non era una bella alternativa, né per il concorrente scelto né per la guardia.

Zejahar, invece, aveva il compito di scegliere insieme agli attori quale opera teatrale mandare in scena subito dopo il Chirot.
Il repertorio comprendeva due commedie e una tragedia ma tutte di stampo mitologico. Proprio mentre stava per perdere le staffe contro gli artisti, dato che volevano recitare una commedia decisamente fuori luogo per il momento, vide una fluente chioma nera.
Così fece un respiro e si impose sulla compagnia indicando di procedere con l'altra commedia. Gli attori rimasero impietriti dal repentino cambio di umore e non osarono lamentarsi oltre.
Una volta congedati, cercò, quasi istintivamente, Artemis con lo sguardo.

Silen ai suoi occhi appariva incredibilmente tranquillo.
Inoltre aveva raccolto solo i capelli superiori nella sua tipica coda alta, anche se, a differenza degli altri giorni, li aveva legati solamente con un nastro giallo senza aggiungere il suo solito cilindro argentato, decorato con delle piccole stelle, che rendeva la sua coda ancora più alta.

Sotto il suo sguardo attento, Artemis sembrava, forse troppo "delicato" per la sua età. O forse gli appariva così perché era fortemente influenzato dai pettegolezzi.
Infondo era entrato nella guardia ed era più che bravo nel tiro con l'arco, a tal punto che persino molti ragazzi, che erano nel programma da più tempo di loro, erano sbalorditi dalle sue capacità.
Per cui forse doveva ascoltare meno le chiacchiere e osservare di più la realtà.

Così riprese a osservarlo, rimanendo totalmente ammaliato da tutti i suoi movimenti.
Stava per incoccare di nuovo una freccia, presa dalla faretra attaccata alla vita.
In un secondo la freccia aveva abbandonato l'arco sfrecciando verso l'obbiettivo e simultaneamente Artemis allentava la presa sull'arco, lasciando che cadesse sotto il suo peso e che ondeggiasse leggermente nella sua mano sinistra.

Guardando la tecnica di Artemis cominciava a credere alla superstizione legata ai Kastav. Gli anziani di Caelia, infatti, dicevano che, se una volta finiti i Kastav, il raccolto fosse stato abbondante allora i vincitori erano valorosi soldati. Se, invece, il raccolto fosse stato scarso voleva dire che nessuno dei nuovi guerrieri era all'altezza di ricoprire quell'incarico tanto ambito.

Soleyl non aveva mai creduto a una simile diceria, eppure l'anno in cui aveva vinto il raccolto era stato più che abbondante, al contrario quello dell'anno dopo era stato un buon raccolto, ma nulla di eccezionale.

Zejahar si riscosse leggermente dai suoi pensieri, giusto in tempo per vedere Artemis posare il suo arco su un supporto a terra per assicurarsi che l'attrezzatura fosse tutta a norma.

La sua arma era lievemente decorata, specialmente alle estremità. Si poteva notare una sottile lamina di ferro sbalzata a creare delle nuvole. Al centro era incisa una mezza luna, e a contornare la sua parte inferiore era inciso anche il suo nome con una calligrafia semplice e piccola, tanto che fece fatica a leggerlo da dove si trovava.

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