Capitolo 4

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Il medico lo rassicurò e gli disse che semplicemente si trattava di un calo di zuccheri combinato al sole battente e al poco sonno. Inoltre lo incitò a tornare alla gara, dicendo che avrebbe pensato lui ad Artemis. Zejahar insistette per rimanere però.
Si sentiva in colpa per quello che era successo. Dopotutto era colpa sua se Artemis aveva partecipato all'hartun e si era quasi fatto male.
Non si sarebbe mai perdonato se fosse successo.
Un movimento lo distrasse da questi pensieri.
Era Artemis, però aveva un'espressione quasi spaventata.
Non era per nulla simile all'espressione rilassata che aveva quando era caduto. Quell'espressione che lo rendeva quasi più bello.

Subito però riportò l'attenzione su Artemis, era ancora molto spaventato così decise di abbracciarlo.
Il suo corpo era così esile che Zejahar pensò che se lo avesse stretto troppo forte gli avrebbe spezzato le ossa.
Poco dopo l'espressione di Artemis si rilassò. Anche se Soleyl lo notò, continuò ad abbracciare Silen. Aveva un odore troppo avvolgente e non voleva smettere di sentirlo. Era un profumo particolare, sapeva di fiori di limone, erba appena tagliata e cera per archi.

Improvvisamente Artemis mugugnò qualcosa e sorrise. Zejahar si innamorò immediatamente di quel sorriso che per la prima volta vedeva sul suo volto.
Poco dopo Artemis si svegliò e Zejahar si allontanò di scatto.
Silen batte varie volte le palpebre per abituarsi alla luce della stanza.

Si sentiva disorientato come se avesse messo la testa nella campana della città nell'esatto momento in cui stava per suonare.
Si guardò intorno per capire dove si trovasse ma subito il suo sguardo si focalizzò sulla figura seduta al suo fianco.
"E tu che ci fai qui? E dove siamo?"
Disse Artemis prima di provare ad alzarsi, ma se ne penti subito a causa della nausea.

"Artemis, dovresti stare sdraiato" disse Zejahar aiutandolo a rimettersi a letto con un volto così rosso da essere comparabile agli arazzi del palazzo reale.
Silen si infastidì per l'improvvisa preoccupazione nei suoi confronti da parte di Soleyl, per questo chiuse gli occhi e si lasciò aiutare a rimettersi comodo.
Fortunatamente per Zejahar, non notò assolutamente il suo improvviso rossore sulle gote.

"Vado a dire al medico che sei sveglio"
Zejahar non fece in tempo ad alzarsi che una mano lo fermò.
Si voltò immediatamente e vide gli occhi di Artemis fissi su di lui.
Sembrava sul punto di dire così tante cose, lo si vedeva dai suoi occhi, eppure disse semplicemente:
"Grazie per essere rimasto qui con me" si notava un filo di rabbia nel suo tono, anche a causa delle labbra serrate nel pronunciare la frase.
Artemis si era sentito costretto a ringraziarlo, non molti sarebbero rimasti con lui mentre si svolgeva l'ultimo gioco dei kastav.

Ma sarebbe stato meglio dire che nessuno lo avrebbe fatto. Nonostante ciò, lui, un completo sconosciuto, era rimasto ad aspettare il suo risveglio. Non gli sembrava possibile, alla fine Zejahar Soleyl era un altro atleta, che aveva in testa solo la sete di gloria conquista in battaglia.

Zejahar al contrario in quel momento si stava chiedendo come fosse finito in quella situazione. Il ragazzo che fino a poco tempo fa probabilmente lo avrebbe preferito morto, gli stava stringendo il polso e lo stava ringraziando.

Si guardarono negli occhi per un tempo indefinito poi il medico entro nella stanza interrompendoli.
Artemis ritrasse subito la mano e spostò lo sguardo fuori dalla finestra. A giudicare dell'altezza del sole mancava meno di un'ora al tramonto. Ciò voleva dire che era stato incosciente per 8 ore circa. Quindi Zejahar aveva vegliato su di lui per otto ore consecutive. No, non era possibile sicuramente lo aveva portato lì perché era la persona più vicina ma poi era andato a continuare la gara. Zejahar non era il tipo che perdeva una gara per vegliare su uno sconosciuto. Soprattutto se questa gara era l'hartun.
Soleyl lo guardò per l'ultima volta e gli disse semplicemente: "spero che tu ti rimetta prima dell'inizio degli allenamenti".

Dovette passare una notte intera prima che il medico lo lasciasse tornare a casa.
Non vedeva l'ora di uscire da quel posto che odorava di alcool e garze.

Quello era un giorno speciale per lui. Sia perché era l'ultimo prima di entrare nella guardia del principe sia perché era il giorno del suo compleanno.

Di solito lo trascorreva al mare.
Artemis amava il mare perché l'unica cosa che poteva sentire era lo scrosciare delle onde sulla battigia. Era un suono tanto delicato quanto prorompente, capace di accompagnare i propri pensieri ma allo stesso tempo infrangerli quando un'onda particolarmente alta si buttava sulla sabbia.

Anche quell'anno sarebbe andato al mare.
Arrivò all'unica sottile striscia di sabbia di cui Ardentia era provvista. Per accedervi bisognava scendere molti scalini direttamente scolpiti nella roccia del promontorio su cui sorgeva la città.

Dopo essere giunto alla spiaggia Artemis si sedette appoggiando la schiena contro l'alto muro di pietra che scendeva a perpendicolare al mare.
Per sua fortuna la spiaggia era rivolta a nord, perciò in nessun momento della giornata era illuminata dalla luce solare.
Rimase per buona parte della mattinata a guardare le onde infrangersi sul sottile strato di sabbia di cui la piaggia era provvista.
Era rilassante e gli svuotava la mente dai pensieri.
Le onde accompagnavano lo scorrere lento del tempo.
La mattinata era molto calda ma Artemis non era minimamente toccato da ciò, dato che la spiaggia era perennemente all'ombra e soffiava un leggero vento da nord verso sud. Quella leggera corrente d'aria gli scompigliava a pena i capelli facendolo sentire incredibilmente leggero.

Una sensazione completamente opposta a quella provata durante l'hartun. Quel confronto gli riportò subito alla mente Zejahar. In tre giorni era stato capace di farlo innervosire più di quanto potesse lontanamente immaginare. Eppure, nonostante odiasse il suo mostrarsi perfetto, non riusciva a non accompagnare ogni pensiero al ricordo di quel pomeriggio in infermeria.
Lo aveva chiesto anche al medico se Zejahar fosse rimasto con lui per tutto quel tempo, ed effettivamente fu così.

C'era però qualcosa che non riusciva a capire, perché fare una cosa del genere per qualcuno che si conosce a pena?
Ci doveva essere un motivo ovviamente, ma non riusciva a trovarlo. Qualunque risposta provava a darsi risultava inconsistente. Magari, però, era solo lui a voler dare alla faccenda una risposta razionale, che in realtà non esisteva.
Dopo essere arrivato a questa conclusione decise di smettere di pensarci. Voleva godersi quel giorno al mare, da solo e senza pensieri ad attanagliarlo.

Come ogni anno poteva effettivamente godersi un giorno in cui staccare la spina e allontanarsi da tutti. Ciò era possibile solo perché era il giorno immediatamente successivo alla fine dei Kastav. Durante quel giorno di solito la maggior parte delle persone si riunivano in famiglia e passavano la giornata insieme. Anche i soldati tornavano dai propri parenti in questo giorno.
L'unico che rimaneva in disparte era appunto Artemis. Silen non era bravo a socializzare e allo stesso tempo non amava farlo, per cui il giorno del suo compleanno si preparava una sacca con della frutta e un cappello di paglia e scendeva giù in spiaggia.

Era ormai passata metà giornata e si era fatta ora di pranzare, ma Artemis saltò il pasto e al contrario, lasciandosi cullare della brezza marina e dal dolce suono delle onde, si addormentò.

Zejahar quel giorno come quello precedente era assorto nei suoi pensieri. Continuava a rivivere lo stesso ricordo in infermeria. Continuava a sentire quell'odore così particolare. Aveva deciso categoricamente di non restare da Artemis, perché sapeva che se lo avesse fatto non sarebbe mai uscito da quell'edificio, se non insieme a Silen.

Il giorno dopo la fine dei Kastav, però era quello dedicato alla famiglia, e Zejahar non voleva che Artemis lo passasse da solo in una stanza bianca. Per tale motivo andò in infermeria in tarda mattinata così da trascorrere il resto della giornata insieme.
Purtroppo appena chiese al medico come stesse Artemis gli sorrise e disse che era stato dimesso quella mattina presto e che era andato via.
Per un secondo si rallegrò del fatto che Artemis stesse così bene da essere dimesso.
Successivamente però, si rattristò: non avrebbe potuto passare una giornata insieme a lui.

Dato che il medico lo stava ancora guardando Zejahar si riscosse le sorrise e ringrazio il medico per l'informazione.

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