Ombra
Più soleggiato
Di un tramonto in riva al mare
Gaia.S.•𝕂𝕪𝕝𝕖•
☆☆☆
Mi rigiro la tazza tra le mani, pensando alla mia bestiolina. Quando quella sera ha deciso di rifiutarmi, involontariamente, perché sì, credo che lei non sappia del legame che ci unisce, appena tornato a casa ho pianto. Pianto e fatto boxe in cantina per sfogarmi e buttare via quella orribile sensazione.
Merda. Io? Kyle Gray piangere per una ragazzina? Non diciamo tante stronzate. Eppure... è successo, mi sono innamorato di una ragazza che nemmeno mi vuole.
È da quando avevo quindici anni, che le ragazzine mi cadono tutte ai piedi ed io puntualmente le ho sempre rifiutate.
Poi la vedo, la mia bellissima compagna munita di buste della spesa in mano. Il suo corpo minuto, i suoi lunghi capelli castani, i suoi occhi grigi così tanto simili ai miei, mi fanno perdere il lume della ragione.
Le sue labbra così perfette mi attirano e vorrei consumarle, facendole diventare di un rosso acceso.
Palparla ogni giorno, tenerla avvinghiata a me come una cozza. Caverei gli occhi di tutti quelli che la guardano, compreso quel figlio di puttana di Baker. Ha una cotta per lei e sinceramente non me ne può fregare nulla, lei è mia. Quel ragazzo deve sparire.
Il giorno dopo avermi dato la tazza, avrei voluto ringraziarla ed invece, lei non si presentò a scuola. Ma non era un'assenza normale, me lo sentivo.
Provai a chiedere in giro e mi dissero che Cathy, si era trasferita. Il mio cuore perse battiti, non realizzando fino in fondo di averla persa, forse per sempre.
E poi percepii sulla mia pelle il dolore della lontananza, sentivo che si era trasferita, lo sentivo il peso sul mio cuore. Ero distrutto, ma deciso a ritrovarla, perché lei non poteva sparire all'improvviso, com'era arrivata.
Mio padre mi chiamò per andare a conoscere la nuova dipendente assunta, inizialmente non volevo nemmeno muovermi dal letto, ma quando ho sentito dirgli: «...ha degli occhi grigi simili ai tuoi sai figliolo...» non ci pensai due volte. Presi la mia moto e sfrecciai verso il locale di mio padre.
E li davanti a me la rividi, la mia bestiolina. Un senso di felicità si espanse in me, avrei voluto abbracciarla, chiederle se stesse bene ed invece, la mia rabbia si presentò per prima, non facendomi ragionare e stringendole la mano salutandola, come se non la conoscessi.
Appena uscita dal locale, l'ho seguita e volevo accompagnarla a casa, ma ancora una volta era decisa a rifiutarmi.
Non me ne andai, non volevo lasciarla ancora una volta, dovevo almeno vedere dove abitasse.
Quando mi strinse, di sua spontanea volontà, la mano mi sentii quasi un tredicenne in presa con la sua prima cotta.
Mi trattenni al non sbatterla al muro, per baciarla con foga e farle capire che non doveva allontanarsi mai più da me.
«Vuoi bere qualcosa?» Domanda, riportandomi al presente, con la sua voce dolce e armoniosa. Annuisco, continuando a guardarle le labbra come un maniaco. Mi impongo di smettere e appena si gira per andarmi a prendere, penso dell'acqua, le fisso il fondoschiena sodo.
Ho una voglia assurda di strizzarglielo, quasi come se fosse un antistress. Mi passa un bicchiere d'acqua che afferro velocemente, buttandolo giù in qualche sorso.
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Le Stelle Non Piangono
FantasyNell'antichità esistevano due divinità, la Dea Luna e il Dio Sole. I due si erano innamorati l'uno dell'altra. Un amore vero, così profondo da riuscire a sconfiggere qualsiasi male. Decisero di condividere questo sentimento che gli univa, agli abit...