30.

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La morte arriva quanto meno te l'aspetti

Solamente i ricordi
potranno salvarti tesoro
Aglaia la ninfa

•𝕂𝕪𝕝𝕖•

☆☆☆

É andata via, sotto il naso mi é scivolata dalle mani.

Diamine se è bella. Non ho mai visto una ragazza così... perfetta.

Pessima idea i pantaloni della tuta grigi, soprattutto quando con il suo faccino si è avvicinato così tanto a me.

Per fortuna non ha notato nulla di sospetto.

E mentre vivo in questo mondo fatto di fiori e arcobaleni, mi sputa in faccia che ha il ragazzo.

Entro in classe e li noto attaccati all'ultimo banco, digrigno i denti e serro la mascella, non appena il tipo mi guarda con un sorrisetto vittorioso.

Lei non ha ancora alzato lo sguardo dal quaderno e io sento una strana sensazione, un dolore lancinante al petto mi colpisce: come se qualcuno mi avesse piantato una spada nello stomaco.

Un dolore che si radica dalla mente e capillaricamente colpisce il mio corpo rendendomi inerme alle sofferenze. Mi sento quasi sprofondare nel vuoto, come paralizzato.

Chi cazzo é questa ragazza? Cosa mi sta succedendo?

Questa sensazione sembra eterna ed invece dura pochi attimi, il tempo necessario per sedermi di fianco a loro.

Sento al tizio sussurrarle qualcosa nell'orecchio e successivamente la vedo girarsi per guardarmi.

Il mio cuore fa una capriola di speranza, ma quando quel coglione, copre con la schiena il suo volto non ci vedo più. Per sua fortuna entra il professore che inizia a spiegare.

«Il lavoro a coppie é annullato, lo sostituisce uno a gruppi che ho appositamente progettato...» inizia ad elencare tutti i cognomi, con una lentezza vomitevole.

«Ed infine: Baker, Rose, Gray e... signorina mi ripete il suo cognome?» Domanda ad una ragazza con i capelli rosa.

«Corvées, Candy Corvées» risponde sicura. Ha un non so che di famigliare...

E dopo un'ora di noia totale, finalmente la campanella suona e io mi guardo intorno per cercarla.

«Ma perché siamo in gruppo con sto pezzo di merda?» Domanda la voce oltreché graffiante di "Baker".

«Josh modera i termini» lo sgrida poi la sua, un ciel sereno dopo la tempesta.

«Ti ho anche sentito razza di...» mi giro verso le due voci e non appena il suo volto entra in collisione con il mio non capisco più un cazzo «venite direttamente a casa mia.. c'è posto per tutti» mastico amaro, riferendomi maggiormente alla ragazzina, spostando gli occhi sul coglione il quale mi guarda con un ghigno.

«Grazie» sussura la quarta persona di questo gruppo, non si era ancora avvicinata a noi. Oltre che avere i capelli rosa, anche gli occhi sono del medesimo colore.

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