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✧𝕃𝕖 𝕤𝕥𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕡𝕚𝕒𝕟𝕘𝕠𝕟𝕠♡

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La famiglia perfetta

Apri gli occhi e trova la luce
Non sarà lei a cercarti.
Gaia.S.

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Una storia che adoravo ascoltare da piccolina era "Il pianto della cometa".

Me la raccontava sempre mia nonna, quando ancora era in vita.

La storia in questione narra delle vicende di una giovane fanciulla, la quale adorava guardare e studiare le stelle. Era povera e doveva lavorare tutti i giorni della settimana, compresa la domenica ovviamente. Ogni sera, prima di andare a dormire, guardava il cielo stellato e immaginava un futuro migliore, dove poter essere veramente felice. Cantava canzoni alla luna e non si dimenticava mai di pregare la sua Dea.

Una sera tra tante, accadde qualcosa di insolito durante la fase della preghiera «Oh Dea Luna, promettimi che un giorno, si un giorno, io sarò felice. Veramente felice!» Disse la ragazza con occhi vitrei e cuore pulsante di speranza.

«Sai qualche giorno fa, il mio ultimo paio di scarpe si è rotto. Ma non mi importa sai?! Andrò avanti comunque, esistono persone nate senza la capacità di camminare in fondo...» la giovane guardò il cielo stellato e una lacrima solitaria, scese dal suo candido viso. In quel momento, in quel preciso istante, una stella cometa apparve di fronte a lei.

Era blu come il mare e luminosa come il sole. La poveretta si emozionò alla visione di questo meraviglioso fenomeno.

Dopo l'avvenimento decise di tornare in casa, se così si poteva definire una vecchia baracca che non stava più in piedi. E lì la vide, davanti alla sua porta.

Era una fanciulla alta, con i capelli biondo cenere, gli occhi bianchi come il latte e la pelle così chiara da sembrare malata. Un sorriso gentile le illuminava il volto delicato e le mani giunte in preghiera, rivolte verso il terreno, le davano un'aria serena e pacata.

«Le tue preghiere sono giunte a me bambina mia. È un piacere incontrarti, io sono colei che chiamate Dea Luna, la creatrice delle anime pure. Sono giunta fin qui per te» La ragazza, emozionata come non mai, si inginocchiò davanti alla Dea. Iniziò a piangere fiumi di lacrime salate e sorrise grata alla divinità.

«La ringrazio dal profondo del mio cuore mia Dea» continuava a ripetere, ancora meravigliata dall'apparizione.

«Non è tuo compito ringraziarmi bambina mia, devi lodare te stessa per aver aspettato con pazienza e non aver mai smesso di credere in me» rispose con tranquillità. Iniziò ad avvicinarsi alla ragazza, ancora inginocchiata, guardandola con amore. I suoi passi leggiadri come piume, calpestavano il terreno arido, originando fiori luminosi e colorati. La povera fanciulla guardò incantata il meraviglioso spettacolo «risplendi bambina, perché la tua voce è arrivata a me. Io ti ho ascoltata e le tue suppliche verranno esaudite» annunciò come una preghiera, alzando una mano sopra la testa della ragazzina e quest'ultima cadde in un sonno profondo.

Al suo risveglio, la sua orrenda catapecchia si trasformò in una casetta accogliente e calda, i suoi vestiti bucati e le scarpette rotte diedero spazio a quelli nuovi e il giardino ritornò ad essere fresco e lussureggiante.

La giovane fanciulla, continuò per tutta la vita a pregare la Dea fino alla fine dei suoi giorni.

Se ripenso ancora ai momenti passati a sentire questa meravigliosa storia, mi viene da sorridere. Peccato che non ci riesca più...

Gli occhi continuano a bruciarmi incessantemente. Ho pianto così tanto che al loro posto mi ritrovo due palloni da basket.

Nella mia camera o meglio, nel seminterrato, fa davvero molto freddo. Ho una coperta che mi dovrebbe bastare per tenermi al caldo e un materasso rotto come letto.

Non possiedo un pigiama, solo una vecchia maglietta bucata e dei pantaloni della tuta. E nemmeno con questi riesco a rimanere veramente al caldo.

Gli unici vestiti belli che ho, li uso per andare a scuola. Tanto esco solo per questo... Non sono mai uscita oltre queste quattro mura e la scuola. Non so esattamente cosa facciano i ragazzi della mia età.

Per fortuna sta per arrivare la primavera, almeno sarà un pochino più caldo questo posto. Nella mia camera ho, oltre al materasso e la coperta, una sedia di legno, delle latte di metallo e una gruccia.

Io ho un grande sogno da quando sono piccolina, ovvero quello di avere un cuscino. Ogni sera spero affinché il mio desiderio si avveri.

Simili a quelli che ha mia sorella nella sua camera. Sono entrata solo una volta in quella stanza e non è andata a finire bene...

Il suo è un vero e proprio letto matrimoniale, ha una scrivania immensa, due sedie, tanti quadri e tanti cuscini. Pensavo di invidiarla ma lei non ha una cosa che io ho, sono in possesso di ben tre lattine, cosa che Stacy non ha.

Mia sorella Stacy è più grande di me, lei è la figlia preferita. La ragazza perfetta. È bella e popolare tanto quanto perfida e malvagia.

Mio padre e mia madre la amano. Fanno qualsiasi cosa per lei, piange un pochino e si ritrova una nuova auto nel vialetto. Ha una vita stupenda, genitori che la amano, tanti amici e un cuscino.

Io non sono trattata come lei.

Io sono diversa da lei.

Ogni notte prego la mia nonnina volata in cielo qualche anno fa. Lei era l'unica che mi voleva realmente bene. Non avevo nessun'altro.

E adesso eccomi qui.

«Cathy! Dov'è di nuovo finita quella poco di buono?!» Urla mia madre dal piano di sopra. Tremo ancora come una foglia dalla sgridata di prima, i lividi sulle braccia sono ancora ben visibili e il mio cuore non ha intenzione di fermarsi.

Respiro profondamente, prima di iniziare a salire le scale che mi condurranno al piano superiore, dove si trova la strega. Lo scricchiolio delle travi rende tutto più infernale.

Apro la porticina che si affaccia al salone ed entro. Vedo subito mia madre andare avanti e indietro per la stanza come una furia.

«Madre mi avete chiamata?» Chiedo in modo pacato. Inizio a giocherellare con le mani agitata, appena mi squadra. Si avvicina con passo spedito verso di me. Mi strattona per i capelli facendomi piegare dal dolore.

«Quando ti chiamo esigo una risposta immediata! Sono stata chiara?!» Urla furibonda. Da uno specchio vicino vedo il mio riflesso ed è raccapricciante. I miei occhi grigi sono contornati da un color viola intenso, le labbra sono screpolate e poi il mio fisico... Sono dimagrita davvero tanto...

«S-si madre. Mi scusi per il mio comportamento inadeguato, non ricapiterà più» pronuncio ancora dolorante. La presa sui miei capelli sparisce e finalmente alzo il volto.

«Fila a preparare il pranzo! Abbiamo ospiti, quindi vedi di cucinare bene altrimenti sono guai per te troietta» annuncia con sguardo severo. Annuisco velocemente correndo in cucina e mettendomi subito al lavoro. 

Perché io?

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