La flebile luce dell'alba illumina il corpo addormentato di mio fratello Nathan. Lo osservo attentamente, stesa al suo fianco sul letto della dependance. I capelli gli ricadono disordinati sul cuscino, è steso su un fianco, con le braccia incrociate sotto al cuscino. Una ciglia gli è finita sulla guancia, la bocca è leggermente aperta e un rivolo di bava gli esce dalla bocca, bagnando il cuscino. Nate dorme tranquillo e a giudicare dal piccolo sorriso che si forma sulle sue labbra deve star pesando a qualcosa di bello. Vedendolo così, sembra quasi una persona senza problemi, il classico sbruffone della scuola senza problemi. Non è così. Ognuno sta affrontando la sua battaglia con se stesso, tutti sono tormentati da qualcosa. Mio fratello è tormentato dall'odio nei confronti del suo stesso padre. Non si dovrebbe odiare l'uomo che ti ha messo al mondo. Si dovrebbe rispettare, si dovrebbe voler bene e considerarlo solo per il genitore che è. Mio fratello questo lo sa e si odia per questo. Si odia perché prova rimorso per quella sera...non me l'ha mai detto ma lo vedo nel modo in cui il suo atteggiamento è cambiato. Da quella sera si è sentito in dovere di prendere il posto di Killian, di iniziare a fare il fratello protettivo, cercando di proteggermi da una realtà che, però, ho già scoperto. Una lacrima mi esce dagli occhi...chissà se lui sa che io so. In questa famiglia si continua ad andare avanti, ignorando e zittendo ogni possibilità di parlare degli abusi di mio padre. Fin quando porta il pane in casa, bisogna dare per buono tutto quello che fa, nascondendo sotto il tappeto tutto il resto.
Quando ieri sera Ryan mi ha confessato di aver letto il mio diario, di aver letto la confessione che nemmeno io ho mai avuto il coraggio di dire ad alta voce...non ho potuto fare a meno di scappare via. Sono nella dependance e mi sono seduta insieme agli altri, guardando il film come se niente fosse. Nessuno ha notato il mio cambio di umore, questo perché sono diventata una maestra nel fingere di stare bene. Non ricordo nemmeno l'ultima volta in cui sono veramente stata felice, libera da ogni preoccupazione. L'unico momento che mi libera è quando provo dolore, quando il dolore fisico supera quello emotivo.
Fin da piccola mi sono sempre sentita in secondo piano, in secondo piano rispetto ai miei fratelli, rispetto a Lizzie, rispetto al lavoro di mio padre. Crescendo, ho accettato questa cosa, ho capito di non essere abbastanza. Ci sono persone che entrano in una stanza e la illuminano con la loro presenza e ci sono persone che la riempiono. Io sono una di quelle e mi va bene così. Mi è andata bene per quasi tutto il periodo delle medie ma poi ho iniziato a mimetizzarmi con la parete e tutti hanno iniziato a comportarmi come se io non esistessi, facendo le loro cose davanti a me come se fossi stupida, come se non potessi capire. È stato il modo in cui tutti mi sminuivano, in come tutti non considerassero la mia presenza importante o necessaria a farmi comprendere che la mia esistenza non ha importanza. Non avrebbe importanza nemmeno se morissi, perché mia madre non mi amerà mai come ama Killian, mio padre non è in grado di provare emozioni e i miei fratelli sono impegnati con le loro battaglie per soffermarsi sulla loro piccola e stupida sorellina. Non ho amici, Lizzie e Tim hanno loro stessi e tanto gli basta. Io non posso nemmeno essere considerata amica dei ragazzi, lo vedo dall'intesa che hanno tra di loro. È un gruppo esclusivo, costruito su anni di amicizia e di problemi affrontati insieme. Ora sono solo un punto interrogativo per loro, sono curioso di scoprire come sono fatta, com'è il mio mondo. Appena la curiosità prenderà il posto della noia, mi abbandoneranno. Mi abbandoneranno esattamente come fa mio padre ogni volta che si stanca di una delle sue donne. Non ho prospettive per il futuro, se non dover lavorare nell'azienda di mio padre. Da piccola l'idea mi elettrizzava, mio padre mi portava nei suoi hotel, mi permetteva di giocare nell'area ricreativa, di gironzolare in giro facendomi sentire un'esploratrice, godermi la piscina e le sue segretarie, sempre vestite troppo attillate, mi sorridevano con i capelli sfatti, come se si fossero appena svegliate, e con il trucco colato quando mi incrociavano per i corridoi, mentre se ne andavano via. Sulla strada di ritorno mi comprava sempre una torta, una ciambella, un gelato, un giocattolo e tornavo felice da mia madre, raccontagli di quello che avevo mangiato. Pensavo che la mia vita da adulta sarebbe stata così, avrei firmato delle carte nello studio, giocato nella piscina e al ritorno avrei mangiato un gelato.

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Innermost
Fiksi RemajaMandy Rogers ha diciassettenne anni e la sua famiglia è ricca. Grazie ai soldi di suo padre, uomo d'affari, non le è mai mancato niente. Timida e saccente, ha pochi amici e non buoni e se ne sta sulle sue per la maggior parte del tempo. Le persone n...