Jealousy, turning saints into the sea
Swimming through sick lullabies
Choking on your alibis
Ma sì, mi sono detta, è una serata fra ragazze: andiamo a ballare con calma, ci fermiamo quanto ci va e quando siamo stanche torniamo a casa tutte insieme, che motivo avrei di rifiutare?
Il motivo si chiama Victoria De Angelis, seduta sul marciapiede di fronte al Drunk Sailor, il pub vicino alla discoteca che abbiamo scelto, a farfugliare di incomprensibili stupidaggini con degli sconosciuti appena incontrati, dopo aver scambiato il tranquillo pre-drink che avevamo deciso di fare per non uscire di casa troppo tardi, per una delle partite di beer pong in cui a quanto pare nei dormitori della sua università danese si compete fino allo sfacelo.
-Tu! - strilla con una nota meno modulata di quelle già gracchianti usate finora- sei il ragazzo carino della fermata dell'autobus! Dove vai? Aspettami!
Gloria, appoggiata di fianco a me con la schiena contro la lavagna che segna il prezzo dello spritz, fa roteare gli occhi verso il cielo.
-Cosa facciamo adesso?
-Cosa dovremmo fare? Stringiamo i denti e aspettiamo che questa cretina smaltisca la sbronza mentre occupiamo il tempo che manca all'apertura pentendoci in silenzio di aver sopravvalutato la nostra resistenza fisica - mi zittisce con aria poco pacata che tradisce turbamento, alludendo con l'ultima frase alla scelta da ex liceali nostalgiche di indossare questi vestitini striminziti.
Gloria doveva fermarsi a dormire da noi dopo la serata, e con Vic in queste condizioni ringrazio il cielo che lei abbia la macchina e possa evitarci di fare una passeggiata poco sicura o un viaggio da brivido sui mezzi pubblici. Beccarsi qualche fischio nella periferia di Roma è la cosa meno terribile che possa succederti, la sera dopo le sette.
Guardarmi intorno però mi riesce inevitabile anche in questo viale affollato, e non di certo per quei due straccetti che mi sono messa addosso, anche se non con scarso impegno.
-Lui verrà?
Mi volto di scatto e sento una morsa allo stomaco, come se conoscessi il soggetto della frase, come se questa fosse un'affermazione e non una domanda.
-A chi ti riferisci?
Gloria finge di mantenere l'espressione inacidita che le ha dipinto il viso fino a questo momento, ma noto una leggera smorfia di divertimento, nascosta sotto i baffi.
-Avanti, hai impiegato il doppio del tempo che ci metti di solito, che è già decisamente troppo, per scegliere cosa indossare, ti sei specchiata come una civetta sui vetri di tutte le macchine del parcheggio e adesso sembra che tu stia cercando qualcuno a cui mostrare la cosa. È carino il cantante.
Spero che il brivido che mi scuote le dita delle mani sia camuffato dal freddo che fa in questo momento, quindi le caccio istintivamente nelle tasche del cappotto.
-Gloria, per favore, non è davvero il tipo...
-Il "tipo" per fare cosa? Perché non crederò all'opzione in cui mi suggerisci che non sia il tuo tipo, che mi venga un colpo se non è quello il genere di uomo dei tuoi sogni, perciò ti risponderò alla prima opzione: non sappiamo che tipo di persona sia e non possiamo ancora dire se questo è il genere di locale che frequenta o, per quello che davvero ti interessa, se sia il donnaiolo che credi o meno.
Beh, quelli così non si lanciano tra le braccia della prima che passa, e non di certo per un invito a nozze. E poi sono stata io stessa ad origliare una conversazione in cui parlava male di me già dalla prima sera in cui ci siamo conosciuti, ma non è di questo che mi va di parlare, stasera.
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La Paura del Buio || Måneskin
FanfictionIn una Roma colorata dalle maschere carnevalesche, c'è una giostra che gira vorticosamente, meno sicura delle altre, e un carro troppo veloce per non lasciare la città spoglia al suo passaggio. Per guadagnarsi un posto in questo mondo, il successo l...