La Paura del Buio || Måneskin

11. Specchio delle mie brame

Gloria.

Siamo alle solite: Matilda che si caccia nei guai e io che la seguo ad occhi chiusi.

È sempre stato così, il nostro rapporto, un "paghi uno, prendi due" in ogni cosa che ci accada, che sia una bella avventura o un triste evento, come Alice che si lascia cadere nella tana del Bianconiglio senza sapere se di lì a poco finirà a gambe all'aria.

Delle conseguenze non ci è mai importato, perché sin da quando la conosco, mi ha sempre resa partecipe della sua vita, cercando di regalarmi un angolo del suo mondo mentre mi raccontava al dettaglio la qualunque su gente sconosciuta, luoghi in cui non ero mai stata e ogni suo segreto. Essere amica di Matilda era come viaggiare per il mondo guardando le fotografie di Google Maps, era come partecipare a mille eventi con l'ingresso gratuito, e da quando vive qui, vicino a me, sto cercando di restituirle il favore, godendo ogni attimo dei suoi inspiegabili entusiasmi.

Lei c'era quando ho deciso di mollare i calcoli e finalmente decidere di mostrare a qualcuno i miei disegni, così come io le ho aperto la mia porta la prima volta che è scappata di casa perché tanto per i suoi, la sua presenza non faceva alcuna differenza, e aveva bisogno di un posto in cui sentirsi richiesta e amata. C'ero ad ogni compleanno, ho conosciuto tutte le sue amiche e lei i miei amici, mi ha portato il gelato alla mia prima rottura e io l'ho aiutata a imparare a guidare.

Per questo adesso sorrido con tenerezza mentre la vedo scoprire il proprio posto nel mondo, rapportandosi con serenità a nuove persone nella sua nuova casa di città, mentre io me ne sto qui, tra un nugolo di luci natalizie alquanto fuori luogo, alla festa di compleanno di una pseudo-sconosciuta, senza rimpiangere un singolo momento di quando ero costretta a vederla solo una volta al mese, nei finesettimana, quando andavo a trovarla in quella sua piccola cittadina di mare o lei prendeva il regionale per venire con me a mangiare orientale in centro città.

Anche se adesso sono a gambe all'aria.

Sono sicura che, mentre segue con lo sguardo Damiano, con la bava alla bocca, non si è neanche accorta di suo fratello, dietro di lui con i fiori per Victoria tra le mani. Io trovo Ethan davvero bellissimo. Molto più di suo fratello.

Quando me lo sono ritrovato davanti, la sera in cui Matilda mi ha costretta a seguirla ai mercatini di Natale, mi è preso un colpo. Avevo già capito che la mia migliore amica stava tramando qualcosa, che avesse un secondo fine per cui insistere tanto su quella gita fuori porta, ma nell'attimo in cui ho incrociato quegli occhi di lupo, e mi sono tornati a galla il copricapo a forma di serpente, le strisce di trucco sulle guance e quei capelli d'ebano confusi tra le piume che gli circondavano il collo, ho pensato che quella situazione fosse stata creata apposta per me, che Matilda me lo avesse ritrovato e portato indietro.

Non so se sono brava abbastanza, non so se sarei in grado di buttarmi in un corteggiamento, è tutto già abbastanza un cliché: l'amica che si prende il fratello dell'altro e giocano insieme a reggere la candela.

Eppure, mi accontenterei di qualche parola.

Mi sento estremamente egoista a pensarlo, ma credo che sia proprio questo il motivo per cui ci tengo tanto ad aiutare quei due a finire insieme: sotto sotto, è un po' come creare con le mie mani una situazione che vorrei vivere io. Può sembrare materialista, come un genitore che proietta le proprie ambizioni e aspettative su di un figlio, ma cosa posso farci? È soltanto un pensiero volatile che se ne sta nascosto, nell'ombra della mia umanità.

Intanto, però, mentre la spingo, predicando bene senza mostrare coerenza nelle mie azioni, la conosco abbastanza bene da poter immaginare cosa invece frena lei: si sente osservata anche quando lui non guarda, e per non mostrarsi indifferente, rischiando così di perdere una ipotetica occasione, cerca di mettersi in mostra, ma senza esagerare a renderlo evidente. È quasi tutto, ma quasi non è mai abbastanza.