5. Vedere oltre

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Quando ho proposto a Gloria di trascorrere la sua serata libera in macchina per andare ai primi mercatini di Natale della stagione, ci è mancato poco che non mi insultasse pesantemente, ma qualcosa mi spinge a dare a tutti i costi una chance a questa serata. Non è solamente per fare un favore a Victoria, anche perché non ho idea di cosa si occupino, lei e i suoi amici, in questa fiera: lavori a maglia, un camioncino di frittura, gioielli in fil di ferro o pupazzi di feltro?

Il punto è che il primo semestre è quasi finito, e la mia vita sociale non è incrementata più di tanto, non ho conosciuto così tante persone, non ho fatto così tante esperienze, e il peso dell'aspettativa comincia a farmi venir voglia di auto costringermi a spostarmi dal mio personale angolo casalingo e dire più spesso di sì, perché una semplice parola potrebbe cambiare il significato della mia giornata. In questo periodo mi sento piuttosto stanca di dover reggere il confronto con gli altri miei coetanei, che escono ogni sera a divertirsi mentre io non ho mai temuto la solitudine, ma quel senso del dovere verso il divertirsi per forza invece sì.

C'è un gruppo di ragazzi molto simpatici nel mio corso, mi sono seduta qualche volta con loro a lezione e diciamo che per il momento sono quelli che chiamo se mi sono persa qualche lettura, o con cui vado a prendere il caffè durante la pausa, in quel bar carinissimo dietro l'angolo, ma essendo quasi tutti del posto sanno meglio come muoversi la sera, e io senza essere automunita ho un po' timore del tragitto e non sempre riesco ad aggregarmi. Credo che sia così, il decorso dell'inserimento sociale: una volta inaugurato il nuovo contesto, scolastico o lavorativo che sia, i primi tempi, per ogni cosa, sono sempre i più duri.

Così, abbiamo trovato un compromesso: le ciambelle fritte e la possibilità di conoscere nuove persone sono il punto d'incontro perfetto tra la mia passione per l'atmosfera natalizia e Gloria, che a quel punto si è decisa a mettere la borsa in spalla e chiudere la porta dietro di sé.

L'odio per il modo più comune in cui si possono trascorrere le festività non ha niente a che vedere con il calore che le decorazioni, i dolci tipici e tutta la capitalistica cultura del dono possono trasmettere: in un modo o nell'altro, tra l'odore di fritto, di espresso, di caramellato, tra il rumore dei passi e il brusio di sottofondo, tra la vicinanza delle persone e le luci colorate, ritrovo quell'entusiasmo, quella morbidezza che è come una cura per la mente per volersi un po' più di bene, per vedere le cose con occhi più luminosi.

-Mati, sei venuta alla fine!

La mia svampita coinquilina sbuca dal nulla correndo a salutarmi e presentandosi subito a Gloria, che mi comunica uno stupore inatteso con un'occhiata divertita alle sue spalle, mentre si appresta a ricevere un bacio per ogni guancia. Gloria è una persona che tende a non mostrare troppo fisicamente il suo affetto, mentre Victoria, che stasera si erge un po' più alta del solito nei suoi anfibi con la zeppa, avvolta in uno strambo e lungo vestito di velluto marrone dal motivo floreale, si è sempre dimostrata finora molto espansiva, contrariamente agli antichi stereotipi che dipingono i volti diafani degli europei settentrionali.

-È una vera fortuna che voi siate capitate nei pressi di questi stand, siete proprio vicine al furgone dei miei amici- esclama con entusiasmo, non perdendo troppo tempo in chiacchiere e iniziando a camminare, senza esitare per controllare di essere seguita o meno, fino a raggiungere un camioncino bianco parcheggiato a lato del viale.

Ci lascia così, sole e un po' spaesate, di fronte al rudere in lamiera bianca, dietro al quale sparisce attraverso un separé improvvisato con tende di dubbio gusto appese allo stipite della portiera.

Io e Gloria ci guardiamo in faccia, perplesse, portando poi gli sguardi in esplorazione tra i piccoli banchi circostanti, imbanditi a festa di giocattoli dal materiale dispersivo, mentre lo sfrigolio dello zucchero sulle piastre bollenti ci appiccica le narici col suo dolce rumore, che sa di felicità e che nella sua circolarità assume la forma più esatta di ciò che sembra la perfezione.

La Paura del Buio || MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora